Home Storia e Storie Serpieri: un liceo una rivoluzione

Serpieri: un liceo una rivoluzione

Siamo nell’anno 1971. Anzi nell’anno scolastico 1971-1972. L’Italia delle scuole, dei licei, delle università ha vissuto da protagonista la piazza calda del ’68 e adesso torna a scuola, ma tutto è cambiato. Una nuova consapevolezza, una nuova forza e un movimento – quello studentesco che a Rimini si è espresso con particolare energia – più forte che mai. Sono organizzati, in lotta non solo per protesta ma per essere inseriti in un processo creativo, per creare una scuola nuova, con contenuti diversi, più vicina alla società.
Una linea riformista li muove, dunque, che ha trovato nello storico liceo Serpieri di Rimini terreno più che fertile.
Storia di un Liceo. Il liceo Serpieri di Rimini negli anni 1970-1980, di Domenico Pazzini, è il libro, edito da Pazzini Editore, che ricostruisce – attraverso i documenti prodotti dal Liceo riminese – quel decennio che ha fatto da spartiacque nella storia dell’attivismo studentesco e dei cambiamenti che sono stati introdotti nel sistema scolastico.
La mission, le intenzioni, i progetti degli studenti che tornano a scuola nell’autunno del 1971 sono riassunte in un documento che non porta firma in calce, scritto a macchina dagli studenti contenuto nel libro di Pazzini al capitolo 1, a testimonianza del fatto che tutto parte da qui:
«La linea riformista che già veniva avanti a livello nazionale si era instaurata anche nel nostro liceo A. Serpieri, unico esempio nel circondario di Rimini: in collaborazione tra studenti, insegnanti e preside si cercava di sperimentare nuovi sistemi che venivano fuori dalle esigenze della massa studentesca e che avevano un substrato culturale che mirava a maturare l’individuo … È logico che un’organizzazione così complessa possa non essere stata capita da alcuni professori e studenti. Vi era l’esigenza di potere contare su gente matura ed è difficile pretendere ciò quando per anni e anni di scuola si è sempre stati abituati a non pensare … il ben più facile metodo tradizionale … Altri provvedimenti abbastanza rivoluzionari (rivoluzionari se si pensa a che livello è oggi la scuola italiana) … consigli aperti alla fine dell’anno. Questi consigli non erano, come la stampa … si è preoccupata di dovere precisare, “asta di voti” ma momento di confronto tra studenti e insegnanti in cui si cercava di individuare insieme quelle che potevano essere state le carenze del metodo usato e per potere avere un’idea – anche minima – su un programma che l’anno prossimo si sarebbe potuto svolgere… Viene un ispettore da Roma, i consigli aperti vengono eliminati, il loro ordine viene ripristinato, il preside è stato trasferito … Riconosciamo del resto essere oggettivamente impossibile portare avanti una linea di rifiuto assoluto. Per la linea che noi proponiamo occorre una collaborazione da parte del corpo insegnante, sulla base della quale, tenuto conto della situazione venutasi a creare all’interno del nostro liceo, abbiamo intenzione di lavorare … Per quanto riguarda più specificatamente le materie letterarie … riguardo alle materie scientifiche … Questo nostro lavoro nasce dall’esigenza di “una cultura nuova” che sia più aperta ai nostri interessi e che lasci spazio all’espressione delle singole individualità che operano in questa scuola. Quando diciamo cultura nuova intendiamo un lavoro svolto anche su elementi tradizionali, visti in un ambito interdisciplinare ed unitario ed elaborati con una visione meno frammentaria e più organica e coinvolgente.
Non ci proponiamo più di lavorare retoricamente sulle singole materie, ma di iniziare da un contesto storico generale in cui la singola materia non
è altro che una componente. In tal modo non vogliamo sostituire il contesto storico generale alle singole materie ma che queste costituiscano il quadro generale il quale dia al tempo stesso valore ai singoli elementi».

La prima assemblea della quale si ha un resoconto dettagliato risale al 1972, il 23 novembre per la precisione. Si legge una maturità e un maggiore interesse nel confronto e nella sollevazione e la discussione dei problemi sociali e la voglia di essere tenuti fuori da manipolazioni e spinte politiche. “Un nuovo clima si istituisce nel ’73/’74. Nuovo cambio di preside. Cammino accidentato ma sicuro. La dialettica del liceo, della scuola più in generale e delle scuole di Rimini in particolare, smuove gruppi, partiti, associazioni, istituzioni. Grande quantità di documenti, ciclostilati, prese di posizione. Le date e i temi. Quel punto minuscolo che è l’assemblea è ormai un organismo maturo, variegato, complesso: un microcosmo in cui respira il macrocosmo degli eventi e delle idee”, scrive Pazzini.
Da qui comincia tutto, dalle parole del documento scritto dagli studenti il nocciolo e il lume delle voglie studentesche, e dalle parole di quest’ultima considerazione, scritta da Pazzini, le principali caratteristiche del movimento studentesco Riminese alle sue origini.
Da qui parte tutto e poi si va avanti, per capitoli nel volume, anno dopo anno nella realtà, con presidi che si alternano, ognuno dei quali porta la sua impronta, il suo stile, le sue idee. Così si attraversano gli anni ’70 con l’importante momento dell’assembla del ’74 e ancora la formazione dei gruppi di studio, la conquista delle 150 ore (rivolte ai metalmeccanici e suddivise in; scuola, ciclo produttivo della S.C.M., inflazione) e giù sino alla fine del movimento e lo scioglimento del Collettivo… Così sono passati gli anni, così si è scritto un pezzo di storia.

Angela De Rubeis