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Se la tecnologia va a… scuola

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Il PC a casa per la ricerca, il tablet in mano all’insegnante per illustrare agli alunni l’ultima scoperta della scienza, il registro on line, la lavagna LIM… La tecnologia è entrata da anni nella scuola. C’è chi vede nel futuro la scomparsa dei libri cartacei e chi spera ciò non accada. C’è chi rimpiange il vecchio registro compilato rigorosamente con la penna biro e chi è felice dell’introduzione del registro telematico. Insomma, la scuola è cambiata. In bene o in male?
“La lavagna elettronica è molto utile. È un buon supporto alla didattica moderna – spiega Diego, riminese 40enne, insegnante di scuola media. – Si tratta di una superficie interattiva su cui è possibile scrivere, disegnare e riprodurre video illustrativi per i ragazzi. Non sono ancora molto usate sia per la scarsa formazione dei docenti sia per mancanza di fondi. Come pure i tablet la cui disponibilità è limitata ad alunni con sostegno e DSA”.
E i cellulari oramai diffusissimi anche tra i ragazzini delle medie?
“Vietati perchè non servirebbero: per urgenze c’è il telefono della scuola”.
Vediamo allora che la tanto decantata libertà dei ragazzi di oggi che vengono visti perennemente con il telefonino in mano non entra all’interno delle mura scolastiche. Almeno durante le lezioni. Alle superiori, però, il discorso cambia.
“Il cellulare è certamente spento in classe anche se poi i ragazzi lo tengono silenzioso – racconta Silvia anche lei insegnante allo Scientifico. – A volte mandano messaggi nei cambi d’ora, ma al momento del compito in classe devono consegnarlo, proprio come avviene durante l’esame di maturità”.
Silvia trova, invece, molto utile il registro on line diventato obbligatorio nel 2013 con valutazioni, programmazioni e assenze visibili dalle famiglie: “Anche se è stato un po’ triste veder scomparire il registro di classe e i registri rossi degli insegnanti, veri e propri simboli della scuola”.
Anna è una maestra di scuola elementare e nel suo plesso la tecnologia è ben presente grazie anche a un aiuto. “Da noi ogni classe ha la LIM anche se su dieci lavagne, almeno 9 sono state acquistate con i fondi reperiti dai genitori. È un bel supporto, ma costoso. Per scrivere usiamo di più la vecchia lavagna in ardesia per non consumare troppo la lampada del proiettore”.
Insegnanti che si dedicano all’insegnamento con passione e senso di responsabilità cogliendo al massimo i miglioramenti che la tecnologia può offrire. E i cari vecchi zaini spesso criticati perchè troppo pesanti per la schiena dei ragazzi?
“È utopia al momento pensare di sostituire i libri cartacei per alleggerire gli zaini – affermano coralmente gli insegnanti – a meno che non portino i ragazzi stessi i tablet da casa”.
Ma anche sull’uso delle «tavolette» c’è chi la pensa in modo diverso: qualcuno, per esempio, richiama l’attenzione sui possibili problemi alla vista dei ragazzi, chi, invece, punta il dito sui costi. Tutti d’accordo, invece, sul fatto che la tecnologia usata da casa sia un vantaggio. Molti insegnati, soprattutto alle medie e superiori, inseriscono appunti in piattaforme internet dove i ragazzi possono prelevarli accedendo al sito web. Alcuni professori chiedono anche che i compiti vengano spediti via mail. Daniela è una riminese trapiantata a Bologna dove insegna in una scuola media molto avanzata in campo informatico, ogni alunno ha acceso con nome utente e password nel dominio della scuola e può diventare egli stesso autore di contenuti.
Insomma l’approccio tecnologico e informatico è diverso a seconda delle scuole, dei fondi che si hanno, della mentalità e formazione degli insegnanti e dei presidi. Però anche se la tecnologia potrà essere sempre più utile soprattutto nei casi di disabilità e di altre problematiche, è bello vedere che i ragazzi amano ancora il libro delle vacanze, rigorosamente cartaceo. Non è un libro scolastico anche se è una sorta di dialogo con il poeta Giacomo Leopardi. Ma il fatto che molti ragazzi abbiano atteso per ore una dedica dell’autore Alessandro D’Avenia in quel di Milano, alla prima uscita del libro “L’arte di essere fragili” la dice lunga sul futuro dei libri e della formazione. Una dedica personalizzata riesce molto meglio su un testo di carta!

Silvia Ambrosini