Home Attualita Scarpe rotte eppur bisogna andar…

Scarpe rotte eppur bisogna andar…


Sono 1.159 le persone in situazione di disagio economico che si sono rivolte alla Caritas diocesana di Via Madonna della Scala, in soli 6 mesi. Per quanto i numeri siano tutto sommato stabili rispetto ai primi semestri dei 2 anni precedenti, resta comunque una cifra alquanto preoccupante, soprattutto se si pensa che dietro quei numeri ci sono persone, storie, drammi, che richiedono ascolto, accoglienza e accompagnamento.

È aumentata la percentuale di persone che non si erano mai rivolte in passato a chiedere aiuto alla Caritas, sono il 46% tra quelle incontrate (180 italiani e 357 stranieri). Attraverso la lettura dei dati e soprattutto attraverso i colloqui con le persone, ci sono segnali che fanno riflettere e dinamiche che fanno chiedere in quale direzione andare per creare reti di sostegno, percorsi efficaci per far sì che queste persone possano ritrovare la propria autonomia e realizzazione, dopo così tanto patire. Non è una cosa che riguarda loro, ma ciascuno di noi, perché chiunque può cadere in situazione di povertà, purtroppo basta una serie di eventi che vanno storti e ci si trova in un precipizio.

Nei primi 6 mesi del 2018 la Caritas ha:
svolto oltre 3.600 colloqui, offerto 1.475 docce a 368 persone, donato più di 1.000 capi di abbigliamento, distribuito 39.470 pasti, permesso a 381 persone di dormire in un letto confortevole per oltre 3.000 notti, donato 424 farmaci a 165 malati ed effettuato 198 visite mediche, erogato oltre 28 mila euro per 117 famiglie in situazione di difficoltà economica.
Inoltre, attraverso il progetto #EmporioRimini (insieme al distretto di Rimini nord e alle altre associazioni collegate a Volontarimini), ha sostenuto 247 famiglie che hanno riempito 1.051 carrelli della spesa.
E, attraverso il Fondo per il Lavoro, ha trovato occupazione a 15 persone.

La situazione degli italiani, tra disagio, solitudine e stipendi che non bastano mai…

Gli italiani passano dal 31% nel primo semestre 2017, al 35% nel 2018, per un totale complessivo di 405 persone. In gran parte sono uomini tra i 35 e i 54 anni<+testo_band>, che vivono soli e che dichiarano di essere in forte situazione di disagio e di estrema solitudine, in quanto i rapporti relazionali sono fragili o inesistenti. L’83% degli italiani ha dichiarato infatti di avere problematiche di tipo familiare, il 70% è privo di un alloggio dove posare il capo alla sera, dove lavarsi, vestirsi e avere la propria intimità. L’86% è disoccupato, il 35% ha problemi di salute, il 17% ha dichiarato di soffrire di problemi di dipendenze e l’11% è stato in carcere o sta scontando misure alternative alla pena (questi ultimi due dati sono in aumento rispetto al passato). Il 100% ha problemi di tipo economico.
Tra gli italiani colpiscono in particolar modo le situazioni di precarietà, incertezza e smarrimento, oltre a problemi di disagio di tipo mentale.

Non tutti coloro che arrivano alla Caritas sono privi di reddito e di lavoro. Appena terminata la scuola abbiamo incontrato, ad esempio, due insegnanti che si ritrovano costrette a girare per l’Italia in base alla scuola che viene loro assegnata, prive di legami affettivi importanti, con stipendi che non permettono di garantirsi un alloggio, soprattutto dovendosi spostare da un paese all’altro. Si tratta di persone laureate, che credono nel proprio lavoro, ma estremamente fragili e sole, che chiedono aiuto con un senso di vergogna e di impotenza.
Abbiamo incontrato uomini che avevano finalmente trovato un lavoro dopo tanto cercare, ma che, nell’attesa del primo stipendio non sapevano dove andare a dormire e dove lavarsi e vestirsi in modo dignitoso per recarsi presentabili sul posto di lavoro. Persone che invece il lavoro ce l’hanno da qualche mese, ma questo non permette loro di pagarsi le bollette o i farmaci perché lo stipendio è troppo basso; così come per le pensioni di invalidità, che non riescono a garantire una vita dignitosa a coloro che sono disabili e che restano soli perché i genitori non ci sono più e perché non hanno avuto le condizioni per costruirsi una propria famiglia.
Sono 273 gli italiani che hanno beneficiato della mensa della Caritas e 146 quelli che sono stati accolti per dormire.

Cala il numero degli immigrati. Permangono molti problemi nonostante la cittadinanza

Tra gli immigrati la situazione è altrettanto drammatica. Sono 754 gli stranieri che si sono rivolti alla Caritas nei primi 6 mesi del 2018, sono quasi un centinaio in meno rispetto allo stesso periodo del 2017, molti sono tornati in patria o si sono spostati in altre città di Europa. Anche in questo caso la maggioranza è maschile, ma la fascia d’età è più giovane, hanno prevalentemente tra i 25 e i 34 anni, ma c’è un’altrettanta parte numerosa di coloro tra i 35 e i 54 anni.
Un dato che sconvolge è l’aumento di immigrati che, nonostante abbiano acquisito la cittadinanza italiana, si sono trovati costretti a chiedere aiuto alla Caritas in quanto in forte difficoltà, sono 30 le persone in questa situazione e 350 gli immigrati che sono arrivati in Italia da più di 10 anni. Il punto cruciale della discesa è stato indubbiamente la crisi economica, perdendo il lavoro sono mancate le sicurezze, finiti i risparmi è diventato impossibile riuscire a mantenere l’affitto. Chi aveva famiglia l’ha rimandata in patria, dovendo subire un’ennesima e frustrante separazione, chi la famiglia l’aveva lasciata nella propria terra è tornato a casa, ha vissuto lì per un certo periodo e poi, continuando a vivere miseramente, ha scelto di tornare in Italia, dato che i documenti dei quali era in possesso erano validi. Ma la difficoltà di trovare un lavoro persiste. Raccontano di riuscire a fare lavoretti (braccianti nei campi, manovali nell’edilizia, pescatori, aiuto-cuoco), ma si tratta sempre di occupazioni precarie e che offrono in cambio bassi compensi.

Abbiamo incontrato persone che nonostante la Carta di Soggiorno con scadenza illimitata o con la cittadinanza italiana, avevano perso la residenza, non avevano più il medico di base e avevano bisogno di cure perché debilitate dal vivere in strada. Sono stati visitati dai medici del nostro “Ambulatorio Nessuno Escluso” e si è donato i farmaci necessari, ma le ferite inferte dal fallimento, dal dover ripetere tutto da capo, da soli, quelle non sono facili da curare.

In contrapposizione a questi immigrati da “lungo tempo”, ci sono i giovani profughi, anch’essi vivono in altrettanta difficoltà. Hanno raggiunto l’Italia con tante aspettative, hanno trascorso i primi mesi in Centri di accoglienza dove avevano vitto e alloggio ma, una volta acquisito il Permesso di Soggiorno, il progetto è finito e si sono ritrovati in strada. Non tutti sono riusciti ad imparare l’italiano in fretta per cui la difficoltà nel trovare un lavoro è ancora più elevata. Girano per le varie strutture caritative alla ricerca di un alloggio e di cibo, ma soprattutto nella speranza di trovare un lavoro. Sono un’ottantina quelli che abbiamo trovato in questa condizione. Provengono prevalentemente dall’Africa centrale e dal Medio Oriente.
In queste situazioni la difficoltà più grande è la comunicazione, non tutti i volontari conoscono l’inglese, ma neppure tutti i rifugiati parlano altre lingue eccetto la propria lingua madre. Si cerca quindi di offrire ciò di cui hanno bisogno e li si invita a frequentare corsi di italiano, perché altrimenti è davvero difficile trovare un impiego.

Isabella Mancino
Osservatorio delle povertà e delle risorse Caritas Diocesana Rimini