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Sant’Amato di Saludecio, santo della Chiesa riminese

amatoLa tradizionale festa della Parrocchia Gesù Nostra Riconciliazione quest’anno si svolge con diverse novità, alcune delle quali riguarderanno il culto di Amato Ronconi, proclamato santo nel 2014 da papa Francesco. Una canonizzazione fortemente voluta dagli abitanti di Saludecio, che da sempre hanno venerato come loro patrono il “beato Amato”, ora dunque sant’Amato: il più recente, il più “nuovo” dei santi della nostra diocesi, ma anche uno dei più antichi e dei meno conosciuti fuori dal suo paese.

È vissuto nel mille e duecento, cioè ai tempi di Dante; ma non era un uomo di cultura, bensì un uomo semplice di fede, di preghiera, che coltivava la terra e che faceva del bene nel nome di Dio. Proprio per la sua fede e la sua mitezza venne a lungo calunniato e disprezzato dai parenti e dai compaesani; solo dopo essere stato involontario protagonista di fatti miracolosi fu ammirato e ricercato: troppo, per la sua umiltà. E allora si allontanò dal paese e si fece pellegrino, recandosi nei santuari più celebri del suo tempo e compiendo per ben quattro volte il pellegrinaggio – lungo e allora pericoloso – al santuario di Santiago di Compostela, in Spagna, vicino alle coste dell’Atlantico, dove si diceva che la terra finisse. Conobbe bene, perciò, la vita di fatica e di stenti dei pellegrini e volle dedicare tutti i suoi sforzi e le sue sostanze per aiutarli.

La sua casa sorgeva alla periferia di Saludecio sulla strada che molti pellegrini diretti a Roma per pregare sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo percorrevano scendendo dal nord. La trasformò, con l’assenso e la collaborazione di una sorella straordinaria di nome Chiara, in un ospizio per i poveri pellegrini, e alla sua morte la donò ai Benedettini affinché continuassero la sua opera.

Ma furono i compaesani a continuarla e ad “impossessarsi” del suo corpo santo, che è ancora venerato nella chiesa parrocchiale di Saludecio (dal 1930 ufficialmente dichiarata “santuario del beato Amato”), e della sua casa, che esiste ancora e, accresciuta e modificata, è stata trasformata in una casa di riposo per gli anziani del paese. Furono sempre i saludecesi, inoltre, che si incaricarono di tramandare le vicende del loro “Amato” e ne descrissero ed esaltarono i miracoli, ne promossero il processo di beatificazione concluso nel 1776 e infine quello di canonizzazione che nel 2014 – ben sette secoli dopo la morte – ne ha accertato e proclamato la santità. Da quel momento Amato non è più il beato del paese, ma il santo di tutta la Chiesa e particolarmente della Chiesa riminese, che ci invita a conoscerlo e ce lo propone come modello di generosità, di umiltà e di fede.

Il programma delle celebrazioni. Nel pomeriggio del primo giorno della festa della Riconciliazione, l’11 settembre, è stata illustrata e presentata la figura di questo nuovo Santo con interventi di Luigi Calesini e Silvia Bernardi e inaugurata una mostra documentaria sulla sua vita (nel teatro parrocchiale).
A conclusione della settimana, domenica 18 settembre, dopo la messa delle 10,30, sarà benedetta e collocata in chiesa una preziosa statua del santo. Si tratta di un bronzo che è la riproduzione fedele dell’originale proveniente dal suo antico sepolcro. Alla cerimonia sarà presente una delegazione di saludecesi aderenti all’Associazione culturale-spirituale sant’Amato Ronconi per attestare la loro fedeltà al santo e il loro compiacimento per l’iniziativa.

Questa statua sarà la prima immagine di sant’Amato proposta alla devozione dei fedeli a Rimini, e proprio in una parrocchia che, dopo la realizzazione del V Peep, ha visto una forte immigrazione dai paesi della Valle del Conca, dove la figura del santo è ben conosciuta e popolare.
Sarà l’occasione per ripensare, più che ai pellegrinaggi e ai miracoli per cui sant’Amato è famoso, alla sua vita esemplare per umiltà e per carità, e l’occasione per invocarne la protezione nel pellegrinaggio verso la Casa del Padre che ognuno di noi è chiamato a compiere nella vita.

Pier Giorgio Pasini