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Sani in un mondo malato?

Un dramma spesso invisibile, che la crisi mondiale causata dalla pandemia Covid-19 ha esasperato”. Così il Papa, nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2020 definisce il dramma degli sfollati.

“Questa crisi del Coronavirus, per la sua veemenza, gravità ed estensione geografica, ha ridimensionato tante altre emergenze umanitarie che affliggono milioni di persone, relegando iniziative e aiuti internazionali, essenziali e urgenti per salvare vite umane, in fondo alle agende politiche nazionali”, il monito di Francesco.

“La crisi che stiamo affrontando non ci faccia dimenticare tante altre emergenze che portano con sé i patimenti di molte persone”.

È il tema che abbiamo trattato nell’articolo di fondo della scorsa settimana. Il Papa, dall’enciclica Laudato si’ (di cui celebriamo il quinto anniversario) in poi, ci dice con forza che tutto è connesso. Come non esiste una questione ambientale separata da quella sociale, i cambiamenti climatici, le guerre, le migrazioni, il sottosviluppo, così non esiste semplicemente una questione Coronavirus.

Si tratta sempre di manifestazioni, con voci diverse, di un’unica crisi che nella sua radice è crisi etica, spirituale, culturale. Non sarebbe meglio, dicevamo, visto che di fronte al virus, le armi non sono capaci di garantire la nostra sicurezza, utilizzare quei fondi per iniziative che salvaguardano la salute, il lavoro, l’ambiente?

Invece di investire tanto nella ricerca militare non sarebbe più ragionevole sostenere il rilancio di quella scientifica e di un’economia sostenibile, in grado di mettere insieme equità, salute, occupazione e tutela del territorio?

Quanto sarebbe più utile a quest’umanità dare concretezza al sogno del profeta Isaia, “trasformeranno le loro spade in vomeri d’aratro, e le loro lance, in falci”, utilizzando migliaia di tecnici, super preparati, per una migliore qualità della vita, per un’economia verde e nella lotta vera al cambiamento climatico…

Non si tratta di far tornare indietro l’orologio della storia e riportarci a forme di vita romantiche (del resto mai esistite), ma individuare, come fa la Laudato si’ (ma non fanno ancora tanti cattolici), i processi di auto-distruzione innescati dalla ricerca del profitto immediato, e del mercato quasi divinizzato.

“Siamo andati avanti a tutta velocità – ha detto il Papa il 27 marzo nella preghiera in piazza San Pietro – sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta… non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”.