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Rubare per sentirsi stelle di Hollywood

Entrare nelle case dei vip? Niente di più facile, la chiave è sotto lo zerbino… La “sbadataggine” delle celebrità permette ad un gruppo di agguerriti teen agers di provare il brivido di penetrare nelle loro abitazioni e far man bassa di beni di lusso e soldi. Storia vera, raccontata dalla giornalista Nancy Jo Sales su Vanity Fair e utilizzata da Sofia Coppola per il suo ultimo film Bling Ring dove presenta la vicenda di un quintetto assorbito dalla fama di personaggi come Paris Hilton, Lindsay Lohan, Megan Fox e Orlando Bloom, tanto da carpire qualcosa di loro pur di sentirsi celebrità.
Arresto e processo per la “banda”, tra un lacrimoso pentimento che si scontra con il protagonismo a tutti i costi (vedi la dichiarazione finale in un salotto televisivo di Nicki, il personaggio interpretato da Emma Watson), in un’ossessione patologica nei confronti del mondo dorato delle “stelle” di Hollywood.
Sofia Coppola racconta le scorribande di questi ragazzi nelle ville da sogno, con l’orgiastica ebbrezza davanti al lusso sfrenato, il loro sentirsi al centro dell’attenzione tra coetanei che ne esaltano le imprese, ai tempi dei sociali network e l’inevitabile declino, con l’intervento della giustizia, anche se le condanne non intaccano più di tanto il “credo” delle ragazze (l’unico maschietto, Marc, è quello che alla fine dimostra il maggiore pentimento).
L’inquietudine serpeggia, preoccupano i genitori assenti, incapaci di comprendere, o, peggio ancora, assorbiti da ideologie pseudo religiose che certo non aiutano le annoiate figlie, e preoccupano le dinamiche di un’adolescenza sempre più vuota e fragile che la regista di Somewhere/i> rappresenta in un film interessante, solo a tratti un po’ ripetitivo nelle dinamiche di racconto.