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Rimini, sarà un’altra estate di patimento

Lucio Paesani, proprietario del Coconuts, è pronto a prendere il mano la situazione societaria: “Ma solo a condizioni che siano ben chiare”

Non c’è nulla da fare. Arriva l’estate e puntualmente per i tifosi del Rimini inizia il calvario. Fatto di grandi paure, di promesse non mantenute, di cadute rovinose e di polemiche infinite. È così da dieci anni, ossia da quando, nell’estate del 2010, la Cocif decise di non iscrive il Rimini in Prima divisione. I giorni successivi furono drammatici, sportivamente parlando.

Nessuno sembrava interessato alla società biancorossa nonostante la situazione patrimoniale fosse integra.

I due Rimini

Poi sbucò fuori dal nulla Danilo Pretelli, giovane imprenditore in rampa di lancio che fondò il Real Rimini proprio mentre un altro imprenditore, Biagio Amati, decideva di prendere in mano il settore giovanile del vecchio Rimini. Morale della favola: nella stagione 2010-2011, ai nastri di partenza, si presentarono due Rimini. Milioni di euro gettati nella rincorsa a capire chi fosse il migliore che portò a una promozione secondaria, nel senso che l’Ac Rimini 1912 salì in Seconda divisione passando dai play off dove, nella finale di Terni, superò la Turris (3-1) ai calci rigore. Neppure quell’estate, che per i tifosi poteva essere quella della rinascita, fu facile perché finiti i festeggiamenti iniziarono i primi problemi finanziari di Amati che, però, più per orgoglio che altro riuscì a regalare a Luca D’Angelo una buona squadra che lottò per la promozione prima di essere eliminata nei play off dal Cuneo. Le due estati successive sono piene di dubbi, i tifosi sono costretti a stare sempre con la pelle alzata.

L’era De Meis

Nel 2013-2014 arriva un’altra retrocessione e il presidente Biagio Amati è costretto a lasciare. Quelle dell’estate 2014 sono giornate frenetiche perché non si capisce se la squadra biancorossa potrà avere un futuro o meno. I dubbi vengono cancellati da Fabrizio De Meis, già all’interno dell’organigramma societario, che acquista il pacchetto di maggioranza. Dalla grande paura alla grande felicità perché quel Rimini vince con quattro giornate di anticipo la serie D.

Arriva Grassi

La gioia dura poco perché nel 2016 le difficoltà finanziarie portano la FIGC a estromettere il Rimini dalla serie C e addirittura lo radia. Inizia l’ennesima estate terribile per i tifosi che corrono il rischio di non vedere più una squadra al ‘Neri’, almeno per la stagione successiva. Invece da Coriano scende Giorgio Grassi che fonda il Rimini Football Club che dall’Eccellenza riporta i biancorossi in serie

D. Potrebbe essere l’estate della serenità, invece a tenere banco è la questione allenatore, Alessandro Mastronicola, infatti, non viene confermato, al suo posto arriva Simone Muccioli che all’inizio non viene visto di buon occhio essendo cesenate di nascita. Ma anche lui dura poco perché il 4 dicembre, con la squadra seconda in classifica a un solo punto dalla capolista, viene esonerato. La squadra viene presa in mano da Gianluca Righetti che conquista la serie C. Anche l’estate 2018 non è delle più facili: Paesani nel futuro?

Il calvario continua.

all’interno dello spogliatoio volano gli stracci ma, nonostante tutto, Grassi conferma Righetti in panchina con diversi tifosi che arricciano il naso. E fanno bene perché i problemi si trascinano finché il presidente non decide di richiamare al capezzale biancorosso Leonardo Acori. Ma la vita non è facile neppure per lui, tanto che dopo poche gare viene esonerato per il suo vice: Marco Martini. I tifosi anticipano il loro calvario che dura fino ad aprile quando sulla panchina arriva Mario Petrone (nella foto). Il tecnico partenopeo salva la squadra ai play out e con Grassi fa partire un progetto importante.

Peccato che dopo un paio di settimane succede l’incredibile con Petrone esonerato per far posto a Renato Cioffi, allenatore di cui si san ben poco. Ma a preoccupare i tifosi è il presidente che dice di non voler proseguire la sua avventura. Sono nuovamente giorni convulsi, ma si parte. I biancorossi raccolgono subito buoni risultati, ma è un fuoco di paglia perché inizia una caduta libera che porta all’ennesimo ribaltone in panchina: via Cioffi per Giovanni Colella.

Intanto tra i tifosi sale la tensione, Grassi viene preso di mira. Ma a bloccare una situazione incandescente arriva il Covid-19 che ferma tutto.

Poi è storia di questi giorni con il Rimini retrocesso e un futuro pieno di incognite anche perché, per l’ennesima volta, Grassi fa un passo indietro. Anzi, questa volta rassegna le dimissioni. Il problema è che possiede il 99% delle quote del Rimini. A cercare di fargli cambiare idea è Lucio Paesani, proprietario del Coconuts di Rimini e presidente del Consorzio del Porto. Inizia a bussare a qualche porta e in poco tempo raccoglie 130mila euro. Sembra la svolta, finalmente Grassi potrebbe davvero essere affiancato. Poi il colpo di scena.

“Mi sono incontrato un paio di volte con Grassi e tutto sembrava andare per il verso giusto. Gli ho chiesto un impegno ancora per tre anni: io mantengo le mie promesse e alla fine ho un’opzione per acquistare il 100% delle quote. Abbiamo parlato anche dell’ex area della Gaiofana che in questo momento è in mano all’Amministrazione che sarebbe stata la terza gamba di questo progetto. Ma…”.

Ma tutto è naufragato quando Grassi si è tirato indietro.

“Mi ha detto che non può continuare a sostenere un impegno finanziario che lo distoglie dall’azienda, tra le altre cose senza soddisfazione, senza risultato, con qualcuno che lo invita ad andarsene. Da un lato questo mi costringe a cambiare la mia costruzione, dall’altra mi ha fatto piacere perché mi ha detto che gli ho fatto rivivere il sogno di realizzare quello che avrebbe sempre voluto fare. Adesso si apre una nuova fase per la Rimini calcio. Io non sono la persona che può mettere 2-3 milioni di euro l’anno, ma non sparisco. Ripartirò e chiederò a chi ha accettato di aumentare il proprio impegno: alcuni hanno la possibilità di farlo. Oggi si riparte dal manifesto: dall’io al noi”.

A confermare le parole di Paesani, dopo poche ore dalla conferenza stampa, arriva la lettera aperta dello stesso Grassi.

“Sono stati quattro anni in altalena tra gioia e sofferenza come poi è la vita che ci chiama ogni giorno a sfide che possono regalarci sorrisi o dispiaceri. Li ho vissuti con un coinvolgimento totale, sbagliando e facendo cose per bene, ma, sempre, nel rispetto di un compito che penso di aver svolto con dignità e trasparenza. Prendere questa decisione non è stato facile, nei giorni scorsi ho tenuto il Rimini stretto guardando anche verso il futuro, illudendomi, semplicemente per la sofferenza di lasciare andare qualcosa che mi è caro. Amare tuttavia significa anche lasciare andare e purtroppo per me è giunto il momento. Non sono più nelle condizioni di portare avanti questo impegno perché devo dare priorità ad altre cose importanti della mia vita: la mia famiglia e la mia azienda con i dipendenti che ne fanno parte”.