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Rimini è più insicura?

Siamo meno sicuri o ci sentiamo più insicuri? La criminalità nella provincia di Rimini è in crescita? Perché Rimini e la Riviera riportano indici di criminalità maggiori anche di metropoli molto sviluppate dal punto di vista socio economico?

La provincia di Rimini si è nuovamente classifica al secondo posto in Italia per reati denunciati ogni 100mila abitanti. Solo Milano riesce a far “meglio”, mentre Bologna occupa il terzo gradino del podio. Per Rimini, c’è sempre da tenere conto dell’impatto delle presenze turistiche, anche se si registra un decremento di 3.223 reati (- 12,31 %) rispetto a cinque anni prima, quando le denunce furono 26.741.

Diamo i numeri? Chi è convinto che le problematiche criminali si possano capire e contrastare solo analizzando i dati e non basandosi sulla percezione è Roberto Cornelli, criminologo dell’Università Bicocca di Milano. Conosce bene la situazione di Rimini e in città è appena intervenuto – per un corso dell’Ordine dei Giornalisti – sul tema: “Raccontare la criminalità senza paure. Il caso Rimini oltre classifiche e allarmismi”.

Le classifiche generano allarmismi, o l’allarme è figlio delle classifiche cioè di statistiche che fotografano una situazione?
“Quando si parla di criminalità si indica sempre la crescita ma non si studia mai l’andamento storico del fenomeno e molto spesso le parole utilizzate dai media come esplosione, invasione, emergenza non fanno altro che rinforzare la percezione di insicurezza dei cittadini. Sul caso riminese inoltre, come spesso, indicato dagli enti locali e forze dell’ordine le statistiche non tengono conto della particolarità di questo territorio, storicamente complesso e più esposto di altri, specie in estate, alle potenziali aggressioni della criminalità”.

Lei è davvero persuaso che la questione sicurezza deve fare i conti con alcuni luoghi comuni?
“Ne individuo sette, dalla poca certezza della pena all’immigrazione, dalla paura che dipende dalla criminalità. Diminuiscono le diseguaglianze sociali aumentano i furti. Ma aumentano i consumi, specie di beni di consumo. Il furto appare dunque un mezzo per far circolare i beni, ancorché illegale. Gli stranieri residenti in Italia hanno subìto un aumento tra il 1981 e il 1991, mentre in Italia l’impennata dei furti e della criminalità in genere si registra dal 1970 per poi stabilizzarsi. Dunque non è un dato direttamente legato all’aumento dell’immigrazione”.

Rimini, però, è sempre in vetta alle classifiche nazionali dei reati denunciati.
“Non è una fake news. Ma il dato va analizzato. Da quando è diventata provincia, cioè da metà anni Novanta, Rimini produce numeri di furti quasi doppi rispetto alla regione e all’Italia. Borseggi e scippi, mentre lesioni personali e omicidi non si sono impennati. Ma le statistiche nazionali attribuiscono un grande peso ai furti: da qui la presenza pressoché fissa di Rimini sul podio della criminalità in Italia”.

Rimini è una grande meta turistica.
“E riproduce le dinamiche della società, compresi i furti. Non è semplicemente la quantità di turisti a far la differenza ma la qualità. La turistificazione. Rimini è densamente popolata e qui assistiamo ai reati tipici delle zone a sviluppo turistico elevato, dalle stazioni degli autobus a quelle dei treni ai luoghi più frequentati. Di fronte a questa situazione, vanno pensate politiche adeguate. Consci che politiche di sicurezza a volte frenano lo sviluppo economico del territorio”.