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Rimini, l’Università vuole contare di più

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Rimini vuole contare di più. Rivendica il suo ruolo, quello che è stata capace di ritagliarsi in questi decenni, da quando – era il 1994 – l’Università è sbarcata in modo ufficiale iviera. Per questo chiede a gran voce a Bologna un regime di semi-autonomia per i distaccamenti romagnoli dell’Alma Mater. Sergio Brasini, il coordinatore del Campus riminese, “attacca” con garbo la questione ma è fermo sulla sostanza: il nuovo Statuto del più antico Ateneo del mondo – uno dei “file” di mandato aperti dal nuovo rettore Francesco Ubertini – dovrà valorizzare le identità territoriali, e in maniera non formale.

Prof. Brasini, la riforma dello Statuto è un evento epocale. Dei tre punti fissati dal Rettore relativi al cambiamento, uno in particolare riguarda il rapporto tra la casa madre e i poli distaccati.
“Oltre al cda più aperto e alla messa a punto dei rapporti tra scuole e dipartimenti, il terzo snodo riguarda l’assetto del Multicampus e il rapporto con Bologna: nella bozza (già discussa in due assemblee libere, ndr) si intuiscono novità interessanti. Intanto i coordinatori diventerebbero Presidenti di Campus, e la modifica del titolo non dovrebbe essere solamente formale ma foriera di novità.
Anche le modifiche relative alla composizione del Consiglio di Campus sono interessanti: sarà allargato a tutti i coordinatori dei 19 corsi di studio. Questa maggiore partecipazione alla vita decisionale non è davvero un dettaglio.
Infine, c’è un comma che autorizza il Consiglio di Amministrazione di UniBo a concedere finanziamenti ai progetti ritenuti più significativi presentati dagli stessi Campus”.

Le parole del Rettore sembrano un’apertura di credito. “I poli sono una forza. Bisogna valorizzare le identità territoriali. Sono sicuro che sapremo trovare una ricetta migliore”.
“Da Bologna arrivano segnali positivi, le dichiarazioni di intenti del rettore Ubertini ne sono una riprova. Vogliamo crederci.

D’altra parte, o si cambia o la situazione attuale è fin troppo difficile.
Noi coordinatori siamo ridotti a dei proconsoli che tagliano qualche nastro alle inaugurazioni”.

Tradotto: non contate nulla.
“I sindaci hanno ormai imparato che devono rivolgersi direttamente a Bologna. Ci scavalcano, i primi cittadini, perché sono consci che non abbiamo potere, e questo non è bello.
Non vogliamo essere una Repubblica autonoma, ma oggi siamo poco più che ambasciatori”.

Attualmente i campus recepiscono solo gli imput dalla sede centrale. ll lavoro di revisione dello Statuto dovrà tenere conto della necessità di cambiamento.
“In realtà, perché i rapporti si modifichino in maniera sostanziale non basta neppure la Modifica dello Statuto, ma anche che le delibere attuative cambino i regolamenti, le deleghe e le attribuzioni di Campus, un passaggio chiave che attualmente nella bozza di revisione dello Statuto non è presente”.

Paolo Guiducci