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Referendum – Occhi puntati sulla riforma costituzionale

referendumGrande partecipazione giovedì 17 novembre per il secondo incontro nella Sala Manzoni sul tema della riforma costituzionale. Ospiti della serata Luciano Violante, Presidente Emerito della Camera dei Deputati e Mario Mauro, Senatore della Repubblica, rispettivamente l’uno a favore del “Si” e l’altro a favore del “No”. L’incontro è stato organizzato dal Centro Culturale “Il Portico del Vasaio” in collaborazione con la Compagnia delle Opere di Rimini.
Nell’aprile del 2013 Don Julian Carron Presidente della Fraternità di Comunione Liberazione in una lettera a Repubblica afferma: “Mi pare che la situazione di stallo sia il risultato della percezione dell’avversario politico come un nemico, la cui influenza deve essere neutralizzata o per lo meno ridotta al limite”.
Questa frase si può applicare anche alla situazione attuale dove il meccanismo di discussione sul terreno della riforma costituzionale ha assunto tinte dispregiative verso coloro che non hanno le stesse opinioni. I protagonisti della serata sono proprio due importanti fautori della riforma, coloro che per primi hanno dato impulso al dialogo. Perché di dialogo si parla. Ma anche di condivisione. “Mattarella sostiene che con l’impegno di ciascuno e la collaborazione fra tutti – ricorda il moderatore – si riesce a recuperare il senso del vivere insieme, cercando politiche comuni e impegni condivisi”.

Alcune posizioni
Proprio sulla condivisione Violante e Mauro si trovano in comune accordo. “Considero importante il confronto, anche perché dopo il 4 dicembre la vita continua. – sostiene Violante – Sia che vinca il «Si» sia che vinca il «No» bisogna andare avanti, senza divisioni”. E proprio nello spirito della condivisione il Senatore Mauro ha aggiunto che: “La Costituzione non è una legge come le altre. È quel contesto di regole che disciplina la possibilità di riconoscere l’altro come un bene. Per questo deve essere condivisa, e per questo è complesso modificarla, perché deve garantire il vivere comune. La decisione quindi di modificarla, non può essere presa dal Governo di maggioranza. Un progetto di riforma messo a disposizione del Paese per fare in modo che ritorni la fiducia nelle istituzioni, non si può condurre con un metodo che uno esclude l’altro”. Ma come mai si vuole cambiare la Costituzione? “Perché i tempi sono cambiati dalla prima Costituente”,  risponde Violante.

La storia
In fase Costituente si presentarono due schieramenti, quello filosovietico PCI-PSI e quello filoccidentale DC che si accordarono per redigere la Costituzione sulla base sul reciproco timore dell’altro, mettendo all’interno principi di stabilità, perché avevano paura che il vincitore delle elezioni avrebbe schiacciato l’altro. Così il Parlamento doveva rappresentare, e i partiti dovevano prendere decisioni. Questo meccanismo ha funzionato abbastanza fino all’assassinio di Moro. È stato in quel momento, di fronte alle grandi novità intervenute nelle società occidentali, sopra ogni cosa nella società italiana, come il terrorismo di destra e il terrorismo di sinistra, che si comprende la necessità di un accordo, di un’intesa. Inizia il declino dei partiti, incapaci di guidare la Repubblica e al seguito le prime iniziative di riforme costituzionali. La crescente sfiducia verso le istituzioni porta alla decostruzione dello Stato, in un momento in cui invece, si propongono riforme proprio per costruire, per fare un passo avanti.

Questione di condivisione
“Ci vuole fiducia in questa riforma – afferma Violante – perché è necessaria per uno Stato come il nostro. Dobbiamo tenere presente che lo Stato italiano ha delle particolarità che non ha nessun altro Paese, per esempio ha due Camere che devono dare la fiducia perché altrimenti cade il Governo. Oppure se un Governo è in crisi, non ci sono limiti per la cessazione di questa crisi. Senza contare poi gli ulteriori processi che allungano ulteriormente i tempi governativi”. Ma dove Violante vede un’opportunità al miglioramento, Mauro contrappone una visione negativa alla proposta di questa riforma da parte del Governo: “Se parliamo di condivisione e vogliamo che i cittadini si fidino dei loro governanti, bisognava indire un’Assemblea Costituente, perché tutti possano partecipare riconoscendosi, in modo tale che questo diventi un’occasione per il confronto. Non è possibile che per iniziativa di una parte di Governo si indichi un Referendum costituzionale per cambiare la Costituzione senza che prima ci sia stata un’Assemblea Costituente regolarmente eletta”.
E che dire della Riforma costituzionale in relazione alla nuova legge elettorale?
“La stabilità dipende dalle norme, invece la governabilità dipende dalle persone che devono rispettare quelle norme. – afferma Violante – La legge elettorale non fa la stabilità da sola, ma è un pezzo di norma che può portare alla stabilità. Dobbiamo andare per gradi e fidarci. Con la riforma elettorale e quella costituzionale si è cercato un punto di equilibrio”. Non concorda però il Senatore Mauro: “La situazione del Paese è difficile e bisogna tornare competitivi. C’è stato uno sforzo enorme che cercasse di rimettere al centro questo tema. Per ottenere stabilità, ci dicono che dobbiamo cambiare la legge elettorale. E viene cambiata con dei principi dove il premio di maggioranza non viene dato quando un partito ha già la maggioranza, ma viene dato quando ti serve divenire una maggioranza. Si trasforma la minoranza in maggioranza! Se alle elezioni vince il partito X, su tutto ciò che fa parte del contenuto del gioco allora lo decide il Partito X. Ma su quello che riguarda le regole del gioco, ossia la Costituzione, ci si deve confrontare e decidere insieme. Per questo motivo non ritengo che questa riforma sia giusta. Non è stata decisa e proposta sulle basi del confronto. Se anche un solo soggetto rimane fuori, quell’uno può essere l’antesignano di una stagione di conflitti. Dal mio punto di vista – conclude Mauro – l’equilibrio non è stato trovato”.

Sara Ceccarelli