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Il quinto vangelo d’amore di Laura

Laura e Ugo 2Incontra Ugo, si fidanzano e pensano al matrimonio. Poi la terribile notizia: Sla. Non retrocedono: si sposano. E Laura, nonostante il parere contrario dei medici, porta avanti la gravidanza. Otto mesi più tardi, la coppia a Morciano teneva in braccio Alessia. La malattia non ha dato tregua a Laura: tre anni dopo è morta ma con tutta la sua vita ha scritto un bellissimo quinto vangelo d’amore.
Laura è di Montefiore, Ugo di Morciano: si incontrano nell’estate 2004. Si conoscono, si frequentano, si fidanzano. E progettano il futuro. Il matrimonio, la vita insieme. Marzo 2010: frequentano il corso pre-matrimoniale a Morciano. In ottobre arriva una notizia drammatica, che può mettere tutto in discussione. La diagnosi dei medici parla chiaro: Laura è affetta da Sclerosi amiotrofica laterale. Tre lettere – Sla – che possono ribaltare il mondo. I due non mollano, anzi rilanciano con amore, responsabilità e libertà. Decidono di celebrare il sacramento del matrimonio, e il “prima possibile, così che Laura potesse percorrere sulle sue gambe i metri che separano l’ingresso della chiesa all’altare, al braccio di suo padre – racconta Ugo – , come tutte le spose”. Il 21 aprile 2012 Ugo e Laura pronunciano il loro sì.
La patologia non lascia troppi spazi all’immaginazione ma la coppia affronta la malattia senza sconti. “La malattia di Laura – ricorda don Marcello, il prete che li ha uniti in matrimonio – non è mai stata un ostacolo ma un’opportunità per vivere l’essenzialità della vita”. Il loro amore li porta ad accogliere il grande dono di una nuova vita: nello stesso anno Laura rimane incinta.
I medici le sconsigliano vivamente di proseguire la gravidanza. I rischi sono alti, altissimi. Laura rischia la vita ma la coppia ha una certezza incrollabile. “Se qualcuno aveva voluto farci quel dono, allora ci avrebbe dato anche la forza di portarlo avanti. E accudirlo”. La gravidanza prosegue contro il parere contrario dei medici. Arriva il momento del parto. “In sala eravamo quattordici persone tra infermieri, medici e anestesisti” ricorda il marito. Una festa più che un parto. Un atto di fede più che di coraggio, la decisione per la vita. Alessia è il frutto di quell’“amore più forte della morte”, celebrato dal Cantico dei Cantici.
Trentaquattro anni lui, trentuno lei, Ugo e Laura ridono, ridono spesso e con l’arrivo di Alessia ridono ancora di più. “Lei è la stessa persona, prima e dopo la diagnosi – assicura senza tentennamenti il marito – . Non è cambiato nulla: lei aveva scelto me ed io avevo scelto lei”. Lo sguardo di entrambi si posa su Alessia, il grande dono di una nuova vita. Dietro l’angolo c’è un nuovo regalo. Da tempo, infatti, la mamma di Morciano nutriva il desiderio di incontrare il Papa. Una sua lettera, tramite l’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali), arriva nelle mani del Santo Padre, che subito la invita a Roma, all’udienza generale. Novembre 2013: Laura Grassi e la famiglia sono seduti nelle prime file riservate in piazza San Pietro alle persone con disabilità. Al termine dell’udienza hanno ricevuto la benedizione del Pontefice. Il desiderio è divenuto realtà. “Il Papa, come un grande papà, ci dà forza per andare avanti”.
La malattia proseguiva, la coppia continuava a vivere nell’amore. Chi incontrava Laura incontrava lei, non la malattia: la sua positività, l’accoglienza, il sorriso. La fede. Più forte della Sla, più forte della morte. Laura è morta un mese fa. La sua è una testimonianza di come la vita vince sempre.

Paolo Guiducci