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Quelle periferie sempre più abbandonate

SANTAGIUSTINA

Viabilità, spazi da vivere, luoghi per il tempo libero, marciapiedi su cui camminare. Sono bisogni semplici quelli delle periferie, sarà perchè spesso sono proprio quelli a mancare: i servizi essenziali. Quante volte su giornali, tv o radio abbiamo sentito gli abitanti di chi sta un po’ più in là lamentarsi delle carenze rispetto alla città: tante. E così abbiamo deciso di fare un piccolo tour per capire cosa manchi davvero.

Santa Giustina, tra smog e pochi servizi.  Siamo partiti da Santa Giustina dove la prima persona incontrata è stata Lidia. Settantanove anni, cammina nel parcheggio della piazzetta col bastone, tra le auto in sosta. “Ho fatto l’intervento all’anca e per raggiungere i negozi devo passare di qui, il marciapiede, purtroppo, si interrompe, non arriva fino alla strada dove abito” ci dice. Lidia faceva la sarta e conosce tutti, infatti, ogni tanto saluta qualcuno. Qualche metro più in là c’è il Bar Sport dove gli avventori hanno quasi tutti i capelli bianchi. “Qui commentiamo i giornali, si scherza, si socializza” racconta Pietro Berti, 65enne, ex bancario in pensione. Che, però, subito dopo cambia espressione del volto. “Purtroppo a Santa Giustina non c’è molto: non un teatro, non uno spettacolo, solo qualcosa al quartiere, e non sempre”. E non parlate del traffico perché a quel punto la sollevazione del Bar Sport è unanime. “È una vergogna. Da anni stiamo denunciando una situazione insopportabile, al di là dello smog qui si piangono tanti morti: la via Emilia è pericolosissima”. Qualche tavolo più avanti Giuseppe, 78 anni ben portati, autista in pensione, fa sì con la testa e rilancia: “Ci vorrebbe anche più sorveglianza, nel parco i cani girano liberi e di sera c’è caos, alcuni ragazzi hanno persino demolito la fontana”. Usciamo dal bar, oggi è giorno di mercato, e la cosa bella della periferia è che quasi tutti si conoscono. Incontriamo Guerrino che ci parla del Centro Anziani. “Sabato scorso eravamo in tanti, ma il sabato prima solo una ventina. Molti anziani sono morti e quelli che hanno ancora 50 o 60 anni non vengono al Centro”. Figurarsi i giovani. “Di loro non c’è neppure l’ombra, vanno tutti a Rimini o Santarcangelo. Almeno fino a qualche anno fa, quando frequentavano il catechismo erano tutti qui” dice nostalgicamente Dario, commerciante di 50 anni. Cosa che conferma anche don Giuseppe, parroco della chiesa che si affaccia proprio sulla via Emilia. “I giovani sono pochi anche perché nascono sempre meno bambini. Venti anni fa avevamo classi di catechismo con 40 ragazzini, ora ogni classe ne conta dagli otto ai dieci”.

Orsoleto, un quartiere con i capelli bianchi. Gli anziani muoiono, i bambini sono pochi e le persone di mezza età lavorano. Cosi le periferie rischiano di diventare dormitori.
A Orsoleto, frazione di Rimini, le cose non vanno meglio, anzi. Qui il nostro punto di riferimento è il Panificio Savini, dove incontriamo Sandro, 43 anni. “Qui qualsiasi cosa chiedi, la risposta è non c’è: una farmacia? Non c’è. Un bancomat? Non c’è. Un bar? Non c’è”. Ma i problemi non sono solo questi. “Ci vorrebbe anche un autovelox perchè quando ci sono fiere le auto sfreciano veloci per raggiungere l’entrata dell’autostrada. Anche per questo occorre un semaforo pedonale davanti alla scuola elementare”. A Orsoleto lo scenario è davvero particolare, tipico delle frazioni di campagna. Anche bello, nella nebbia mattutina, coi campi ghiacciati, qualche villetta o semplice casolare a spezzare la monotonia.
Si vede qualche anziano a fare acquisti nei pochi negozi: “Ci vorrebbero più controlli, soprattutto nei parchi, almeno per salvaguardare i bambini che li frequentano”. Essendo “fuori”, se uno non ha l’auto, per spostarsi serve un mezzo. “L’autobus passa solo ogni ora e se ci vogliamo spostare c’è questa strada che è molto stretta e la sera con il ghiaccio più di una macchina si è infilata nel fosso”.
Insomma, le periferie chiedono alla città tanta più attenzione.

Silvia Ambrosini