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Quattro amici al bar

Si difende dicendo che non è un anticlericale e ci credo. Ho un mucchio di amici anticlericali che si guarderebbero bene dal dire certe cose, soprattutto quando ricoprono ruoli pubblici, dove non rappresentano solo se stessi, ma anche chi li ha eletti. Lo “show” viene da Rufo Spina, non uno qualsiasi, ma il capogruppo e segretario comunale di Forza Italia, un partito che molti cattolici votano. Come fosse al bar, in Consiglio comunale, in un intervento critico sulle politiche dell’immigrazione, dopo aver esposto idee molto umanitarie tipo “ nei respingimenti non c’è nulla di disumano” e “ mettiamoli in una bidonville come fanno i libanesi” e aver definito quella dei profughi un’ “ invasione barbarica”, ha visto opportuno coinvolgere nel suo pensiero il Vescovo e il Papa. “ Se il Vescovo dice di aprire le porte che le apra lui le porte!” e come non bastasse ha battezzato anche il Papa con un: “ il papulista sudamericano apra un campo profughi nella Città del Vaticano”. Il giorno dopo in un comunicato ha spiegato che, al solito, il suo intervento è stato strumentalizzato dalla stampa ponendo le sue “ parole fuori contesto” e poi, di fatto, ribadendo tutti i contenuti del suo intervento e piccandosi di confermare la definizione di papa Francesco “ papulista sudamericano”. Che in certi ambienti montasse un atteggiamento antipapale era già evidente da tempo, soprattutto alimentato dai social, che raccolgono il pattume del pensiero “ alziamo i muri e tutto si risolve”.
Ma che ad esprimerlo e farlo suo, in un dibattito pubblico, fosse il segretario di un partito liberale e moderato, questo ci mancava. Non che papa Francesco abbia bisogno di difese, né la Chiesa riminese, da sempre fortemente impegnata sul fronte dei più poveri, italiani o stranieri.
Forse ne avrebbe invece bisogno il Consiglio comunale, trasformato, con un linguaggio ricco di slogan e povero di idee, troppo spesso in un talk show, in questa specie di campagna elettorale no limits, di cui onestamente siamo molto, ma molto stanchi. Anche perché, caro Rufo Spina, il pensiero del Papa, come del resto il problema dell’emigrazione, è un po’più complesso delle sue battute da circolino leghista. Francesco, di fronte ad un fenomeno che non dipende da lui, è molto più realista di lei. Nel viaggio in Svezia ha affermato che accanto all’apertura del cuore ai migranti, deve esserci sempre “
anche la prudenza dei governanti: devono essere molto aperti a ricevere, ma anche fare il calcolo di come poter sistemarli, perché non solo a un rifugiato lo si deve ricevere, ma lo si deve integrare. Se un migrante o rifugiato non è integrato, c’è il pericolo che si ghettizza, entra nel ghetto…”.

Nessuno gioca e giochi col fuoco.

di Giovanni Tonelli