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Quaranta volte Meeting

E’ un Meeting appassionato per lo sguardo dell’altro e sull’altro. La quarantesima edizione della kermesse ciellina (in programma negli spazi della Fiera di Rimini fino a sabato 24 agosto), affida il suo messaggio al verso di una poesia di San Giovanni Paolo II, “Nacque il tuo nome da ciò che fissavi” (K. Wojtyla, “III. Il nome” in Id. Tutte le opere letterarie, Milano 2001). Il verso si riferisce alla Veronica, che si fa largo tra la folla per asciugare il volto di Gesù sulla via del Calvario. Asciugando il volto di Gesù, la Veronica, una donna tra le tante, riceve il suo nome, come se prima non avesse mai avuto un nome. Lo spiega bene don Luigi Giussani, il padre di CL che ha lasciato il testimone allo spagnolo don Julian Carròn, nel commento a tale verso poetico nel testo la Convivenza Umana della fede: “Immaginiamoci la folla, Cristo che passa con la croce, e lei che fissa Cristo e si apre un varco nella folla guardandolo. Tutti la guardano. Lei che non aveva volto, era una donna come le altre, ha acquistato nome, cioè volto, personalità nella storia, per cui la stiamo ancora ricordando, per ciò che fissava”.

Nell’incontro con l’Altro, con il Tu che ci vuole bene e ci ama, ancor prima che ognuno di noi nascesse, viene alla luce un uomo nuovo, che acquisisce un nome. Dallo sguardo intenso e appassionato che ogni persona sperimenta su di sé si genera una persona nuova che acquista una sua dignità in quanto rapporto con Dio e con il mistero della sua incarnazione e resurrezione. E il Meeting per l’Amicizia tra i popoli è un’esperienza reale e concreta di come l’intensità dello sguardo permetta ad ogni persona di acquisire la sua dignità e il suo valore inestimabile. A spiegarlo a chiare lettere è il presidente della Fondazione Meeting, Emilia Guarnieri, nel tradizionale incontro che sviscera il titolo della manifestazione: “Il punto distintivo di questi giorni di Meeting è lo struggimento per l’incontro, per i dialoghi, per i rapporti, per la relazione. Il titolo indica un rapporto. Il nome nasce da un rapporto carico di affetto, non da un guardare, un vedere, ma da una intensità”.

179 incontri previsti dal programma ufficiale, 25 spettacoli, 20 mostre, 35 manifestazioni sportive animano la tradizionale kermesse estiva di Comunione e Liberazione in quanto generati dal desiderio di incontrare l’altro, il diverso da sé nella sua peculiare e distintiva originalità. Il nome è ciò che ci è stato dato dalla nascita. “Sono i genitori che pensano un nome per loro figlio. Ci hanno chiamato per nome sin da quando eravamo piccoli. – precisa Arbona Abascal Guadalupe, docente di Letteratura Comparata e Coordinatrice del Master in Scrittura Creativa all’Università Computense di Madrid – In Veronica il nome si è generato dall’incontro. Non sappiamo come prima si chiamasse la Veronica. Fu segnata da colui che l’aveva accudita. E così Veronica tornò a nascere. Il verso di Wojtyla arriva al cuore del nostro tempo”.

In un tempo in cui l’uomo è chiamato a fronteggiare mille sfide, dalla tutela dell’ambiente al problema dei migranti, dalla crisi politica a quella economica, il Meeting lancia una sfida: fissare lo sguardo su quegli uomini e donne che affrontano tutti gli aspetti della realtà con coraggio e spirito religioso. Lo precisa anche il messaggio di Papa Francesco, firmato dal Segretario di Stato Vaticano, card. Pietro Parolin e indirizzato al Vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi.“Come l’uomo può ritrovare sé stesso e la speranza?” scrive Bergoglio. “Non può farlo solo attraverso un ragionamento o una strategia. Ecco allora il segreto della vita, quello che ci fa uscire dall’anonimato: fissare lo sguardo sul volto di Gesù e acquistare familiarità con Lui. Guardare Gesù purifica la vista e ci prepara a guardare tutto con occhi nuovi”.

Per il Papa esisitiamo perché siamo in relazione. “È un’epoca dove le persone sono spesso senza volto, figure anonime perché non hanno nessuno su cui posare gli occhi. Ma c’è qualcosa che rende il cristiano una presenza nel mondo diversa da tutte le altre: il portare l’annuncio di cui, senza saperlo, più hanno sete gli uomini e le donne del nostro tempo: è tra noi colui che è la speranza della nostra vita. Saremo originali se il nostro volto sarà lo specchio del volto di Cristo risorto”.

Sara Castellani