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Quando il lavoro sale in sella

La sua passione è riprodurre biciclette degli antichi mestieri, in primo luogo quelle usate dai pompieri all’inizio del ’900. Delfo Aldini di Savignano, 60 anni, dipendente Enel in pensione, da una ventina d’anni coltiva l’hobby di riprodurre fedelmente le antiche biciclette di mestieri ormai scomparsi: arrotino, lattaio, calzolaio, scrivano, fotografo, pescivendola, gelataio, carbonaio. Uomini che nella prima metà del ’900 e fino agli anni ’60 giravano su due ruote attrezzate per fare i lavori o le visite a domicilio nelle varie case di paese e di campagna.
Come è nato questo hobby?
“Sono ricordi da bambino e da ragazzo.– afferma Delfo Aldini – Sono sempre stato affascinato dalle biciclette dei mestieri. L’idea mi venne a Rimini: in corso D’Augusto osservai una bicicletta dell’anziano che nel periodo invernale vendeva caldarroste in cartocci di carta gialla. Così ho pensato di mettere in pratica la mia passione per la meccanica realizzando queste biciclette, iniziando a documentarmi con giornali e libri d’epoca”.
Che materiale utilizza?
“Vado per mercatini in tutt’Italia, acquistando tutto quello che trovo inerente alle biciclette d’epoca. Porto a casa di tutto e poi comincio ad assemblare e a ricostruire fedelmente. Se faccio una bici degli anni ’30 tutta la componentistica del materiale deve essere di quel periodo”.
Quante ne ha costruite?
“Circa 120 biciclette dei vari mestieri e 10 dei pompieri. Si trovano in tutti i musei d’Italia e due dei pompieri sono ospitate in un museo francese e in uno inglese”.
Il modello più richiesto?
“Quello dei pompieri, senza dubbio. Riprodurlo fedelmente richiede almeno sei mesi di tempo, lavorandoci diverse ore al giorno. Il problema è reperire il materiale: se ne trova sempre di meno sui mercatini”.
E l’ultima che ha realizzato?
“L’ho terminata per un ex pompiere di Potenza che, nostalgico del suo lavoro, me l’ha ordinata per metterla come oggetto decorativo nel salone di casa sua”.
Come si ordinano queste bici storiche?
“È una sorta di passaparola. Gli ordini arrivano anche dai musei che ormai conoscono questa originale produzione; magari le hanno viste esposte, chiedono informazioni e poi mi contattano».
Ha mai pensato di metterle in mostra?
“Vorrei farla: sono sicuro che avrebbe un grande successo. Ma non ho un elenco esatto dei luoghi dove sono esposte le 130 biciclette che ho costruito, soprattutto quelle finite in collezioni e case private”.
Di quanti mestieri realizza le due ruote relative?
“Circa trenta anche se oggi ormai sono bici non più in produzione industriale. L’ultima bicicletta dei mestieri a scomparire è stata quella di Tarzan, un famoso «strazzer» di Gambettola”.

Ermanno Pasolini