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Purché sia fango

Non conoscevo personalmente Maurizio Zanfanti, ai più noto col nome di battaglia di “Zanza”. Di certo conosco don Raffaele e come me lo conoscono migliaia di riminesi, che potrebbero giurare che, se certo ha sbagliato nel valutare il clamore mediatico che proprio voleva evitare, mai si sarebbe sognato, per il suo carattere, per le sue scelte, anche per il modo di essere prete, di rifiutare il funerale a Maurizio per la sua “condotta morale”, come arbitrariamente certi media hanno fatto dire a lui e, di rimbalzo, a tutta la Chiesa, annunciando con titoli, poi ripresi con la solita faciloneria da tutti i media italiani, che “la Chiesa riminese rifiutava il funerale a Zanza”.

Ogni prete sa, quando accompagna qualcuno nel suo ultimo viaggio, che Dio è più grande di noi, dei nostri ragionamenti, delle nostre valutazioni, Lui è la Misericordia. Tante volte don Raffaele ha raccontato ai suoi ragazzi del padre misericordioso che accoglie il figlio che ha sciupato tutto della sua vita, lo abbraccia e fa festa con lui. Poi in questi giorni molti hanno testimoniato, al di là del “personaggio”, quanto Maurizio fosse dolce e generoso con le persone. Don Raffaele avrebbe saputo benissimo raccogliere quel bene, non per una esaltazione fuori luogo, ma per affermare, come verrà fatto per ciascuno di noi quel giorno, che per tanti errori abbiamo commesso, tanti “bicchieri d’acqua” abbiamo distribuito, senza attenderci l’applauso di nessuno. E il Signore forse guarda più a quelli che a tanto altro.

Se don Raffaele ha sbagliato nelle sue valutazioni certamente non merita quella montagna di fango e rifiuti che gli è stata riversata addosso. Certi media, forti del desiderio di infangare la Chiesa, dimenticano spesso che anche i preti sono persone e che non è giusto, come ha anche scritto Sofia, la nipote di Maurizio, su FB: “Ho capito che ce l’avete con lui… ce l’avevo anch’io poi si è spiegato e ho capito… lasciatelo stare che lui comunque è sempre una persona” …

Il giorno in cui è stato sepolto Maurizio è morta all’ospedale Rosanna Semprini Cesari, moglie di Walter Bollini, fra i fondatori del Centro Zavatta a Rimini. Era stata travolta qualche giorno prima da un’auto mentre attraversava la strada. Rosanna, 86 anni, per tanto tempo è stata accanto al marito, animatrice di tante iniziative sociali e fino all’ultimo impegnata nel volontariato attraverso i corsi di alfabetizzazione degli stranieri. Dopo il messaggio del Sindaco di Rimini per la morte di Maurizio, sarebbe stato lecito attendersi qualche riga (anche su FB) pure su di lei. Ma forse lei non era un ”pezzo di Rimini”.