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Pulzetti, un riminese da serie A

Giocare in una piazza calda con un presidente che di certo non sgrava la squadra da pressioni, non deve essere semplice. Se poi, nonostante tutto, a fine stagione arriva anche una promozione nella massima serie, dopo aver giocato un campionato da protagonista, allora la gioia non può che essere incontenibile. Lo sa bene Nico Pulzetti, 25enne di Miramare, che grazie alla vittoria nei play-off, ha raggiunto l’altro esiguo numero di riminesi che la prossima stagione, calciomercato permettendo, calcheranno i campi della serie A. In realtà, il centrocampista, in A c’è già stato un paio di anni fa e segnò anche un grande gol al Milan: penetrazione in area dalla destra, stop e tiro ad effetto sotto l’incrocio.
Come è iniziata la carriera di Pulzetti?
“Ho iniziato a tirar calci al pallone all’età di 6 anni nel Miramare sotto la guida di Rediero Bucci. Mi sono avvicinato al calcio seguendo gli altri miei compagni di classe che avevano già iniziato. Poi pian piano è diventata una passione che mi ha preso sempre di più”.
Fino alla chiamata del Cesena.
“Sì, quando avevo 10 anni i bianconeri mi hanno comprato e i miei genitori hanno assecondato la mia passione per il calcio cogliendo l’occasione di mandarmi in una squadra nota per il suo ottimo settore giovanile. Il Rimini quella volta non si è fatto vivo. Il settore giovanile del Cesena è da prendere come esempio: ogni anno manda in prima squadra 3 o 4 giocatori che costano poco e che rendono tanto. Poi magari vengono ceduti e fruttano diversi soldi”.
Nel corso della sua carriera è stato anche al Castelnuovo, al Verona e ora al Livorno. Quale città le è piaciuta di più?
“Castelnuovo è un paesino di 5mila abitanti mentre Livorno è una città molto particolare. Verona, invece, è splendida sotto tutti i punti di vista”.
Cosa le manca di Rimini?
“I miei genitori e le mie sorelle. Dopo due ore che vado via da casa sento già la loro mancanza. Poi la lontananza dagli amici è sempre molto spiacevole. Quando sono a Rimini esco sempre cercando di non trascurare nessuno, anche se ho solo una giornata libera nella quale devo fare tutto. Purtroppo non è sempre facile”.
Qual è stato il momento più bello e quello più brutto della sua carriera?
“Il più bello senza dubbio la vittoria dei play off di quest’anno che cancella la delusione sportiva della retrocessione in serie B della stagione precedente. I momenti più brutti risalgono a due retrocessioni: quella prima citata con gli amaranto e quella col Verona in C1”.
Quest’anno lei è stato uno dei giocatori più importanti del Livorno, col quale ha ottenuto una fantastica promozione che a un certo punto sembrava tutt’altro che a portata di mano. Cosa è cambiato col nuovo allenatore?
“Fondamentalmente non è cambiato niente, sia sotto l’aspetto umano sia a livello tattico. L’esonero di Acori e l’arrivo di Ruotolo ha dato una scossa alla piazza e alla squadra che molto probabilmente ha dato una carica decisiva per la vittoria nei play off”.
Quindi dopo la prima esperienza in serie A tornerà a giocare nella massima serie. Quali sono i suoi obiettivi per il nuovo campionato?
“Spero di ripetere un’annata come quella della prima stagione e di raggiungere una salvezza tranquilla”.
Il calciomercato è nel vivo: si parla di lei come possibile nuovo giocatore della Lazio.
“Ora sono un giocatore del Livorno e il presidente, se vuole cedermi, ha tempo fino al 31 agosto. Per ora penso solo alla maglia amaranto”.
Ha seguito la stagione del Rimini? Quali pensa che siano le cause della retrocessione?
“Sono molto dispiaciuto per la retrocessione. Il loro girone di andata è stato buono ma poi quando giocava in casa e doveva fare la partita e chiuderla, non ci riusciva. Nella gara di play out con l’Ancona sono stati schiacciati perché giocavano con la paura nonostante bastasse un pareggio per salvarsi. Durante il resto del campionato hanno fatto vedere delle belle cose: contro di noi, ad esempio, se Tavano non segnava non avremmo mai fatto gol e quindi pareggiato. La retrocessione è sempre brutta: segna una squadra, la società, i tifosi, una città”.
Le piacerebbe un giorno vestire la maglia del Rimini?
“Ne ho parlato diverse volte con la mia famiglia. Il mio sogno è proprio quello di giocare a Rimini a fine carriera, se non prima, chi lo sa. Magari con una fascia da capitano attorno al braccio”.

Matteo Petrucci