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Prendersi cura di chi si prende cura

La Caritas è l’organismo pastorale che ha il compito di animare, coordinare e promuovere la testimonianza della carità nella comunità cristiana, con particolare attenzione ai poveri e con prevalente funzione pedagogica. Una funzione educativa che sempre più deve essere in grado di leggere gli avvenimenti della vita e della storia dell’uomo alla luce della Parola di Dio per cogliere i segni della sua presenza, i suoi appelli.

Per svolgere questo compito, è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche. Bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, le sue attese, le sue aspirazioni e il suo carattere spesso drammatico” . (GS, 4).

E’ molto chiaro il richiamo di Papa Francesco: “Nel mondo di oggi, complesso e interconnesso, la vostra misericordia sia attenta e informata; concreta e competente, capace di analisi, ricerche, studi e riflessioni; personale, ma anche comunitaria; credibile in forza di una coerenza che è testimonianza evangelica, e, allo stesso tempo, organizzata e formata, per fornire servizi sempre più precisi e mirati; responsabile, coordinata, capace di alleanze e di innovazione; delicata e accogliente, piena di relazioni significative; aperta a tutti, premurosa nell’invitare i piccoli e i poveri del mondo a prendere parte attiva nella comunità, che ha il suo momento culminante nell’eucaristia domenicale. Perché i poveri sono la proposta forte che Dio fa alla nostra Chiesa affinché essa cresca nell’amore e nella fedeltà”.

Il corso di formazione Prendersi cura di chi si prende cura, che la Caritas diocesana organizza per volontari e responsabili delle Caritas parrocchiali, vuole aiutare a operare partendo dalla lettura delle situazioni sempre più complesse nelle quali oggi ci troviamo. L’auspicio è quello di accompagnare chi opera nell’ambito della carità in un cammino che oggi richiede due passaggi fondamentali.

Il primo è: passare dall’assistenzialismo alla solidarietà. che implica intendere il concetto di solidarietà come restituzione. Far emergere, nella relazione di aiuto e nell’ascolto, sia quello fatto nel c.d.a che in quello personale, i talenti, le competenze, le possibilità di restituzione, portando un proprio contributo a favore di tutta la comunità e di altri poveri.

Saper idividuare ambiti, settori, lavori nei quali chi chiede aiuto si può impegnare. Importante è il ruolo educativo della Caritas per la comunità: il coinvolgimento del consiglio pastorale, la mappa delle povertà in parrocchia, la rete di vicinanza da famiglia a famiglia.

Passare dall’assistenzialismo alla solidarietà, dallo spreco alla condivisione, da uno stile di vita personale a comunitario.

Il secondo: Accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro. Avvicinare i poveri e gli immigrati accompagnandoli in un cammino di fede e offrendo loro il pane del Vangelo.

Individuare modi concreti attraverso i quali i poveri possano partecipare alla vita pastorale e sociale della comunità a partire dalla liturgia e dalla catechesi. Lasciarsi evangelizzare dai poveri. Sviluppare una riflessione personale e comunitaria sui valori di cui i poveri sono portatori, come interpellano il nostro stile di vita personale e comunitario. Sapere essere voce dei poveri, ma anche dare voce ai poveri.

Cesare Giorgetti