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Piccole donne: una rilettura personale

Guarda chi si rivede: Jo, Meg, Beth ed Amy, le “piccole donne” del celebre romanzo di Louisa May Alcott. Ma a cosa può servire una nuova versione cinematografica alle ragazze del nostro tempo, tutte social e internet?

Ce lo suggerisce il film stesso, mirabilmente diretto da Greta Gerwig che ha adattato in modo personale il testo di partenza (pubblicato 150 anni fa), optando per una rivisitazione creativa che dona particolare freschezza e dinamismo alla vicenda, con al centro la tematica di crescita e di acquisto di consapevolezza delle giovani protagoniste, alla ricerca del proprio posto nel mondo e al lavoro per scoprire i propri spazi, in primis le urgenze creative di Jo, la scrittrice che nel romanzo funge da alter-ego della Alcott (che si ispirò a sua volta a Il viaggio del pellegrino di John Bunyan) e che nel film diventa carattere determinante, attorno al quale si snodano tutti gli andirivieni temporali scelti dall’autrice di Lady Bird per raccontare le vicende delle sorelle Marsh.

Le scelte narrative del film sono dunque alquanto indovinate, accompagnate da uno stile volutamente “impressionistico”, il tutto sorretto da un brillante cast con Saoirse Ronan nel ruolo di Jo e poi Emma Watson (Meg), Florence Pugh (Amy) e la giovane Beth (Eliza Scan- len), assieme a mamma Marsh (Laura Dern) e alla austera zia Marsh (Meryl Streep), preoccupata solo di buoni matrimoni per le ragazze e non certo dei loro atteggiamenti “moderni”.

E gli uomini? Ci sono, ci sono, dal bel Laurie (Timothée Chalamet) al giovane professore Bhaer (Louis Garrel), fino al generoso vicino di casa Mr. Laurence (Chris Cooper).

Il film è una piacevolissima visione e una bella occasione per ritornare a pagine che hanno riscaldato i cuori delle lettrici e aiutato più di un maschietto ad avvicinarsi al mondo femminile.