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Parco eolico, la parola all’azienda

La discussione attorno al progetto del Parco Eolico al largo della costa riminese è ben lontana dalla conclusione (ne sono una prova gli approfondimenti pubblicati negli scorsi numeri de ilPonte).

Per potersi approcciare a un dibattito del genere nel modo più completo possibile, però, non può mancare la voce di chi, questo progetto così sentito, l’ha pensato e lo deve realizzare.

La proposta del Parco Eolico a Rimini arriva da Energia Wind 2020, una società di scopo con sede nel bresciano costituita da due aziende specializzate nel campo delle energie rinnovabili: la foggiana Fortore e 3R Energia, anch’essa bresciana. Grazie alla collaborazione di Riccardo Ducoli, amministratore unico della società, è possibile approfondire tutti i dettagli di questo progetto, rispondendo ad eventuali dubbi o perplessità.

Partiamo dalla prima domanda, che sorge spontanea. Un impianto eolico in mare aperto (offshore) come quello del progetto è un inedito, di queste dimensioni, in Italia. Perché avete scelto proprio questa zona dell’Adriatico?

“La scelta deriva da diversi motivi. Tra i principali segnalo l’analisi dello studio di pianificazione dello spazio marittimo eseguito dalla Regione Emilia-Romagna ‘Tra la terra e il Mare: Analisi e proposte per la pianificazione dello spazio marittimo in Emilia-Romagna’ del 2018, nella quale è individuata un’area denominata ‘WF2’ per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili in mare di fronte alla costa sud-romagnola.

Inoltre, abbiamo avuto la possibilità di posizionare un anemometro digitale laser in mare aperto, per la precisione sulla piattaforma ‘Azalea B’ di proprietà dell’ENI a 15 km dalla costa, grazie al quale abbiamo potuto monitorare velocità, intensità e direzione dei venti per circa due anni, un monitoraggio che ha dato risultati oggettivi e positivi rispetto alla producibilità annua di energia elettrica.

Importante, poi, la disponibilità alla connessione alla Rete di Trasmissione Nazionale di energia elettrica gestita da TERNA, che la stessa TERNA ci ha concesso presso la sua stazione elettrica denominata ‘San Martino in Venti’”.

Ci sono altre zone d’Italia che avete valutato o state considerando?

“Stiamo facendo delle verifiche in altre zone, ma preferiamo non indicare quali al fine di mantenere il vantaggio competitivo nei confronti di potenziali concorrenti. I riscontri sono in fase di raccolta e successiva verifica”.

Centrale il tema dell’impatto sul territorio, sotto diversi punti di vista. Quali valutazioni state compiendo per quanto riguarda l’impatto su fauna marina e avifauna?

“In fase di Valutazione di Impatto Ambientale (che sarà avviata solamente dopo la chiusura dell’istruttoria della Capitaneria di Porto in merito alla domanda di concessione demaniale dell’area) saranno valutate e misurate tutte le interazioni con l’avifauna e la biologia marina e i risultati saranno sottoposti al giudizio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, nonché di tutte le associazioni ambientaliste e degli enti coinvolti, le quali potranno portare il loro contributo e le loro osservazioni. Il fondale in quella zona è di tipo sabbioso-fangoso e non presenta criticità biologiche, naturalistiche o di presenza di patrimonio culturale”.

Impatto visivo e, quindi, sul turismo?

“Il criterio progettuale adottato prevede la disposizione delle turbine lungo linee curve combinate tra loro che mantengono un andamento complessivo pressoché perpendicolare alla linea di costa.

Tutto questo eleva la produttività complessiva dell’impianto e, al tempo stesso, risolve il problema dell’‘effetto selva’ che, a livello visivo, si creerebbe con altre configurazioni. A breve, comunque, presenteremo un rendering dell’impatto visivo del Parco eolico, e in sede di Valutazione di Impatto Ambientale (da ora VIA, ndr) siamo disponibili a prendere in considerazione tutte le osservazioni che venissero portate avanti dal territorio.

In merito al turismo, studi scientifici eseguiti in località in cui sono stati realizzati parchi eolici in mare hanno dato come risultato che il turismo non ha subìto conseguenze negative, ma addirittura positive (uno tra i tanti, lo studio realizzato negli USA nel 2019, Sustainability and tourism: the effect of the United States’ first offshore wind farm on the vacation rental market). Ad oggi non ci risultano studi scientifici che dimostrino il contrario”.

E per quanto riguarda navigazione e pesca?

“Il progetto è stato sviluppato in osmosi con i diversi possibili usi a cui lo spazio marino può essere finalizzato e le possibili interazioni tra loro.

Così com’è stato proposto, il progetto permette: l’attraversamento tra un aerogeneratore e l’altro di imbarcazioni da diporto e da pesca; altri usi sinergici, non da ultimo la pesca, negli specchi d’acqua compresi tra i tre archi in cui saranno disposti gli aerogeneratori, data la notevole distanza tra gli stessi.

È notorio che i parchi eolici offshore diventino sedi naturali per la riproduzione della biologia marina, con oggettivi benefici per il comparto della pesca. In merito alle attività nautiche, inoltre, possiamo dire che l’unico rischio è la collisione con l’aerogeneratore in quanto rappresenta un ‘ostacolo fisso’. Sarà comunque compito della Capitaneria di Porto di Rimini dare le prescrizioni in merito alla sicurezza nell’area interessata dall’impianto”.

Possono esserci problemi per le attività aeree?

“Nel progetto preliminare ci siamo attenuti alle regole ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile).

Rispetto all’aeroporto internazionale Rimini-San Marino tutti gli aerogeneratori sono esterni alla zona di vincolo assoluto per gli impianti eolici, distano dalla stessa minimo 2,54 km e sono in direzione opposta rispetto alle rotte di atterraggio e decollo”.

Siamo ancora in una fase preliminare del progetto. Se approvato, tra quanto potremo vedere realizzato l’impianto?

“Il progetto che abbiamo presentato da un punto di vista tecnico, normativo e burocratico presenta delle significative complessità.

Abbiamo depositato presso il Ministero dei Trasporti il progetto preliminare unitamente alla domanda di ‘Autorizzazione Unica’ per la realizzazione e gestione dell’impianto e alla domanda di concessione dello specchio marittimo interessato.

Ora ci troviamo nella prima fase di istruttoria per verificare la sussistenza delle condizioni per il rilascio della concessione demaniale marittima, di competenza della Capitaneria di Porto di Rimini.

Qualora non fossero riscontrate situazioni ostative, la Capitaneria di Porto ci inviterà a presentare il progetto definitivo per l’avvio della procedura di VIA e, se anche questa avrà giudizio favorevole, la Capitaneria di Porto provvederà alla redazione dell’atto formale della concessione demaniale definitiva e successivamente il Ministero dei Trasporti al rilascio della ‘Autorizzazione Unica’. Si può ipotizzare che, vista la complessità dell’iter e del progetto, la procedura si possa chiudere in un anno e mezzo dalla presentazione dell’istanza (presentata il 30 marzo 2020).

Per la realizzazione e messa in esercizio del Parco eolico, è plausibile prevedere un arco temporale tra i 12 mesi e i 18 mesi.

Nella migliore delle ipotesi, dunque, l’impianto potrebbe entrare in funzione nel 2023”.

Proiettiamoci già in avanti del tempo. Fine vita dell’impianto: ci sono garanzie sul suo smantellamento e ripristino dei luoghi?

“Sì. Ai fini del rilascio dell’Autorizzazione Unica da parte dei Ministeri coinvolti, il concessionario è obbligato a presentare delle fideiussioni bancarie o assicurative a garanzia degli interventi di dismissione e delle opere di messa in pristino. La cauzione è stabilita in favore dell’amministrazione che sarà tenuta ad eseguire le opere di rimessa in pristino, di reinserimento o recupero ambientale in luogo del soggetto inadempiente”.