Home Ultimaora Elio Verdinelli – Per il “papà” del Centro Zavatta gli ultimi erano...

Elio Verdinelli – Per il “papà” del Centro Zavatta gli ultimi erano i primi

elio-verdinelli

L’uomo, amico e collega, Elio Verdinelli, lunedì 31 ottobre è tornato alla casa del Padre, in silenzio, quel silenzio attivo e operoso che aveva improntato la sua vita negli ultimi tempi. Ricordarlo a chi l’ha conosciuto e alle migliaia di allievi che sono passati attraverso il Centro Zavatta da lui diretto, che oggi sono una parte importante della nostra società civile e produttiva, è un piccolo segno di gratitudine a lui e alla sua famiglia.

Lo incontrai la prima volta nel luglio del 1960 e mi accolse come se mi avesse sempre conosciuto, mettendomi a mio agio e coinvolgendomi nell’avventura di raccolta fondi e materiali, per tirare su capannoni donati dalla famiglia Zavatta, la base dell’attuale Centro. Con una lettera del vescovo Biancheri di presentazione, ci recavamo nelle aziende della Provincia, per chiedere un aiuto economico in denaro o in materiali da costruzione, e la cosa che mi stupì era che tutti qualcosa davano, nessuno ci mandava via a mani vuote ed in poco tempo, con l’aiuto di tanti volontari e della Caritas dell’epoca, si costruì la prima sede del Centro Zavatta.
Scoprì che fra le Acli, il Centro Zavatta, il Patronato Acli c’era una unica identità saldamente ancorata nella Chiesa di Rimini, nelle istituzioni e nella società civile. Elio sapeva muoversi in questo mondo e trasformare i nostri giovani da contadini in operai, artigiani, commercianti e operatori turistici.
Era la persona che sapeva trasferire le idee che maturavano nel Movimento delle ACLI e nella Chiesa in opere di formazione con l’obiettivo di una  professionalità necessaria all’ inserimento nel mondo del lavoro. Negli anni nascono, col suo impulso la formazione di base, la formazione specifica per disabili, iniziata nelle strutture di cura del Sol et Salus e del Savina Petrilli (e poi trasferita nelle sedi attuali), il Centro agricolo di Santa Aquilina, il reparto ceramisti con la mostra annuale della ceramica (che proprio l’11 novembre si apre alla città di Rimini nella sua 55esima edizione), inizia e tutt’ora continua la collaborazione con la scuola pubblica, con l’università. Realizza il progetto di alfabetizzazione informatica per le scuole pubbliche, e porta la tecnologia del controllo numerico e della meccatronica nella formazione e di conseguenza nelle aziende del territorio. Gli rimase solo il sogno irrealizzato di creare l’associazione ex allievi. Questo solo per citare in maniera riassuntiva, l’opera creativa realizzata da Elio per il nostro territorio.

Un aspetto che ha sempre guidato la vita di Elio è stato la sua fede, vissuta nella sua Parrocchia ma, soprattutto con le diocesi di Rimini e del Montefeltro in un rapporto particolare, che ha saputo far crescere, con i Vescovi che si sono succeduti nel tempo e che hanno sempre seguito in maniera diretta quest’opera, il “Centro Zavatta”. Sapeva formare i giovani e accompagnarli nel mondo del lavoro, non solo nella fase iniziale, ma anche nel prosieguo della loro carriera accompagnandoli con i corsi di aggiornamento, e per chi era già adulto, e aveva bisogno di formazione, con i corsi serali. Un segnale importante e coerente con la sua visione formativa, fu quello da lui voluto, in accordo col Vescovo, di realizzare il Presepe sotto l’Arco di Augusto, per una testimonianza di fede e per una dimostrazione pratica, di quanto anche chi nella vita era provato dalla disabilità, sapeva e poteva fare.
Nei confronti dei coniugi Zavatta, che con la loro donazione e l’esperienza di imprenditori pionieri per l’industria del nostro territorio, diedero un contributo determinante alla crescita del Centro, si comportò come un figlio per tutta la loro vita, accompagnandoli con un amore unico fino alla partenza per la casa del Padre.
Ebbe sempre un rapporto particolare con i parroci della diocesi di Rimini e del Montefeltro, che si concretizzava non solo in incontri per spiegare come insegnare il mestiere ai giovani, ma anche in una collaborazione per la ricerca del lavoro a quelli che avevano difficoltà a trovarlo. Tutti gli anni una persona del Centro visitava almeno una volta le parrocchie, portando materiale che illustrava le opportunità di formazione e di lavoro per i giovani e anche per gli adulti.
Con don Ferruccio Zamagni, parroco di campagna, a Sant’Andrea in Besanigo, che è stato un precursore della Caritas e che come lui sapeva realizzare le idee, ci fu una collaborazione attiva per  trovare delle risorse alla  costruzione della prima sede del Centro Zavatta, e per aiutare le persone già adulte, che perdevano il lavoro a trovarne  uno nuovo.

Il suo silenzio operoso, che si era dato da quando era andato in pensione, non è stato meno importante della sua opera, che qui è stata tratteggiata solo in minima parte, perché ha saputo sostenere i dirigenti, gli insegnanti, ex allievi, con il suo esempio, la sua preghiera, l’offerta a Dio delle sofferenze, che la salute gli stava dando.
Credo che tutti, me per primo, gli dobbiamo un grande grazie.

Mario Gentilini