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Paolo Querzé, il dovere di ricordare

Il diacono Paolo Querzé (foto in basso) è morto improvvisamente il 9 marzo 2011, vittima di un incidente stradale, lasciando alla nostra comunità una testimonianza di servizio e carità vissuta con tenerezza. Così lo ricordava un articolo di giornale, pubblicato dopo il suo funerale: “Generoso, semplice e spontaneo e sempre pronto a fare qualcosa per gli altri. Paolo, diacono permanente dal 2003 e professore di religione all’istituto Molari, è morto mentre stava portando la comunione a due anziani ammalati”.

E su ilPonte, Cesare Giorgetti tracciava questo bel profilo: “Chi incontrava Paolo per la prima volta, aveva l’impressione di una persona fragile e bisognosa: era affetto da ipoacusia bilaterale che gli rendeva difficoltoso ascoltare le persone soprattutto in ambienti affollati e una lieve difficoltà di linguaggio e di deambulazione. Ma frequentandolo ed entrando in relazione con lui, emergeva subito un grande spessore, umano e spirituale. I suoi limiti fisici non gli hanno mai impedito di spendersi per gli altri, a partire dai suoi amati studenti che tante volte lo irridevano ma che gli volevano bene, perché si sentivano sempre e comunque amati. Educava i giovani con passione, bontà e professionalità, facendosi apprezzare da tutti per la sua sensibilità, la dolcezza e la sua profonda umanità”.

Una scelta condivisa

Molto opportunamente, nel Consiglio pastorale parrocchiale, è stata richiamata l’esigenza di non disperdere la sua testimonianza e il ricordo grato della sua persona. Insieme abbiamo deciso di istituire un premio o una borsa di studio alla sua memoria. Così all’inizio dell’anno scolastico ho scritto una lettera alla Dirigente dell’Istituto “Rino Molari”, la dottoressa Maria Rosa Pasini, in cui le dicevo:

“[Come parrocchia] Ci siamo interrogati su come mantenere viva la memoria di Paolo e, come Consiglio Pastorale, abbiamo pensato che il modo più coerente a quello che lui è stato fosse di istituire una Borsa di studio alla sua memoria nell’Istituto dove aveva lavorato. Vorremmo che tale contributo fosse assegnato in base ad una valutazione dei docenti dell’Istituto, non in base ai meriti scolastici, ma valorizzando la testimonianza di una studentessa o uno studente del IV anno che si fosse distinta/o per la sensibilità umana, la capacità di accoglienza della fragilità o di integrazione della diversità nel contesto della scuola. Insomma, vorremo valorizzare chi si presenta come esempio di umanità per onorare la memoria di un uomo vero, servo del Vangelo che, nella sua umiltà e superando la sua fragilità, si è fatto capace di accoglienza e portatore di vita”.

La “santità della porta accanto”

La mattina dell’ultimo giorno di scuola, il 7 giugno, abbiamo vissuto un momento semplice e intenso presso l’aula magna dell’Istituto Molari. Erano stati convocati dalla Dirigente tutti i rappresentanti di classe; qualche docente, che desiderava essere presente, ha portato la sua intera classe.

Ho raccontato ai ragazzi presenti chi fosse il diacono Paolo Querzé. Nessuno di loro lo aveva conosciuto: sono troppo giovani. Ho detto loro della scelta della parrocchia di istituire un premio alla sua memoria e che mi trovavo lì con loro quella mattina, perché i loro docenti mi avevano indicato uno studente della scuola che si era distinto per la sua sensibilità e la sua generosità. Nessuno sapeva chi fosse la persona scelta, neppure colui che era stato selezionato. A quel punto è stato chiamato tra i presenti Matteo Capanni della classe 4A (foto in alto), indicato dai docenti del suo Consiglio di Classe perché nel corso dell’anno si è “distinto nell’accudire, includere nel gruppo classe” il suo compagno Enzo, “nel corso delle attività scolastiche ed extrascolastiche”.

A nome della nostra Parrocchia, ho consegnato a Matteo un assegno di 300 euro, ringraziandolo perché ha accolto la sfida di vincere l’indifferenza e ha vissuto la scuola come un luogo per crescere come uomo e non solo per acquisire delle competenze. Grande la sorpresa di Matteo per questo riconoscimento. I suoi genitori, presenti a sua insaputa perché invitati dai docenti, molto sorpresi oltre che commossi.

Mi ritorna in mente quanto ci diceva il vescovo Francesco, parlando della santità della porta accanto che è semplicemente l’impegno dei cristiani che vivono nella quotidianità il loro dovere, la loro testimonianza e il loro servizio. È bello riconoscere il bene e premiarlo.

Mi piace concludere con le parole che Cesare Giorgetti ci ha consegnato, come fosse un testamento spirituale del diacono Paolo:

“Caro Paolo, ci hai lasciato una bella eredità: sorridete sempre e a tutti, non importa se vi stanno trattando bene o male. Amate e servite tutti e ciascuno, in particolare i piccoli, gli anziani e gli ammalati, senza anteporre mai i vostri piccoli o grandi problemi. A tutti portate il Signore e per quanto sta in voi portate tutti al Signore”.

Caro Paolo, ci stiamo provando.

Grazie Matteo che ci hai creduto e ci provi.

don Andrea Turchini