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Oltre lo scandalo della divisione

pag 2 in alto dichiarazione congiuntaNella vita ordinaria di molte comunità ecclesiali l’ecumenismo rischia di essere l’ultima delle preoccupazioni pastorali, una sorta di optional da evocare occasionalmente, o accidentalmente, magari nel corso della celebrazione della Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani, ma generalmente estraneo al vissuto della sua azione evangelizzatrice. Eppure l’ecumenismo, quale movimento a favore dell’unità dei cristiani, non è una qualche “appendice”, che si aggiunge all’attività tradizionale della Chiesa ma, al contrario, esso appartiene organicamente alla sua vita e alla sua azione e dovrebbe permeare questo insieme. Il Concilio Vaticano II aveva posto la questione ecumenica tra le sue priorità, al punto tale da caratterizzare e ispirare trasversalmente l’intero magistero conciliare, riservando ad essa uno specifico Decreto (Unitatis redintegratio) che costituisce un punto di maturazione e di svolta fondamentale nell’evoluzione storica e dottrinale del dialogo della Chiesa cattolica con le altre confessioni cristiane non cattoliche (ortodosse e protestanti).

Dopo le dolorose lacerazioni e le violente contrapposizioni avvenute nel corso del II millennio, la Chiesa cattolica, superando non poche resistenze interne, avverte lucidamente come la divisione tra i cristiani «contraddica apertamente alla volontà di Cristo, ed è di scandalo al mondo e danneggia la santissima causa della predicazione del Vangelo a ogni creatura» (UR,1).
A partire da questa rinnovata consapevolezza della divisione tra i cristiani percepita come “scandalo” e “peccato”, una divisione diventata per secoli quasi “naturale”, al punto tale da subirla senza inquietudine, la Chiesa ha colto nel movimento ecumenico l’azione dello Spirito Santo e un dono della Grazia di Dio.

Il magistero dei diversi pontefici (da Papa Giovanni XXIII a Papa Francesco), sia pure con accentuazioni diverse, ha poi considerato l’ecumenismo, quale perfetta unità di comunione in Cristo tra tutti i battezzati nel Suo nome, un cammino irreversibile verso una rinnovata sapienza evangelica.
Ma «l’ecumenismo vero non c’è senza interiore conversione» (UR, 7) e questo costringe la Chiesa (e ogni cristiano) a un duro esame di coscienza, a una perenne riforma, a un interiore ravvedimento, a una vera e propria “conversione”, a un profondo cambiamento di mentalità, a un sincero bisogno di penitenza. Nel suo discorso al concistoro straordinario, un anno prima della sua enciclica sull’ecumenismo (Ut unum sint), Giovanni Paolo II aveva colto molto lucidamente la decisività storica di questa sfida: «Non possiamo presentarci davanti a Cristo, Signore della storia, così divisi come ci siamo purtroppo ritrovati nel corso del II millennio. Queste divisioni debbono cedere il passo al riavvicinamento e alla concordia: debbono essere rimarginate le ferite sul cammino dell’unità dei cristiani».

Raccogliendo questa eredità, consapevole della necessità di guarire queste ferite di fronte al radicale cambiamento d’epoca che stiamo attraversando, Papa Francesco ha impresso un ulteriore impulso al dialogo e al cammino ecumenico ripartendo dalle tante cose che ci uniscono e dal riconoscimento dei tanti frutti di testimonianza evangelica e di santità che maturano anche al di fuori dei confini visibili delle proprie chiese. Il questa prospettiva ciò che egli ha messo in opera solo in quest’ultimo anno è di una rilevanza storica, dottrinale e spirituale senza precedenti. Dall’incontro del febbraio scorso con il Patriarca Kirill (con relativa sottoscrizione della Dichiarazione comune) fino alla

Commemorazione comune dei 500 anni dalla Riforma a Lund, in Svezia (con relativa Dichiarazione congiunta firmata insieme al presidente della Federazione luterana mondiale) abbiamo assistito a un susseguirsi di eventi ecumenici di straordinaria rilevanza, incentrati anzitutto sulla qualità delle relazioni personali, la carità fraterna, l’unione nella preghiera, la comprensione dello sguardo dell’altro su Cristo e il superamento della logica di contrapposizione.
Tutto ciò merita una più attenta considerazione, soprattutto all’interno delle nostre comunità ecclesiali, nel tentativo di cogliere la reale portata della pastorale ecumenica nel quadro di «una comune missione di evangelizzazione e di servizio» (papa Francesco), mostrando come l’ecumenismo autentico sia sempre una grazia di verità e di carità.

Così, come già avviene da diverso tempo, anche quest’anno l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli” (promosso e sostenuto dalle diocesi di Rimini e San Marino-Montefeltro) propone durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani alcuni momenti di confronto e approfondimento storico, teologico e spirituale. Considerando la particolare circostanza storica, l’attenzione sarà concentrata sulla ricorrenza del V centenario dall’affissione delle tesi di Lutero a Wittenberg, che diede avvio alla Riforma, un evento che determinò dolorose ferite e un profondo mutamento in seno alla Chiesa d’Occidente.

Dopo un secolo di ecumenismo e 50 anni di dialoghi tra cattolici e luterani quali sono oggi i criteri interpretativi per ripensare alla figura di Lutero e alla tante chiese nate dalla Riforma? Quali sono stati gli effetti della Riforma sulla cultura moderna e contemporanea? Quali i frutti dei dialoghi ecumenici tra cattolici e luterani? Quali sono gli aspetti teologici e culturali ancora più controversi verso l’unità e una piena comunione? A queste e ad altre domande cruciali tenteranno di corrispondere due momenti di studio e confronto ecumenico, distinti e complementari, prendendo coscienza dei profondi cambiamenti in atto: «Cattolici e luterani si rendono conto che appartengono allo stesso corpo di Cristo. In essi sta germogliando la consapevolezza che il conflitto del XVI secolo è finito. Le ragioni per condannare reciprocamente la fede gli uni degli altri sono tramontate» (Dal conflitto alla comunione, documento della Commissione luterana-cattolica sulla commemorazione comune della Riforma del 2017).

Natalino Valentini
(direttore Issr. “A. Marvelli”)