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Olio d’oliva riminese: poco ma buono

 

L’olio d’oliva riminese è limpido, profumato e gustoso ma la qualità su cui gli esperti “giurano”, non sarà per nulla accompagnata dalla quantità sulle tavole della provincia: gli esperti parlano di una contrazione importante nella produzione.

I numeri raccontano di un rapporto stretto tra Rimini, gli ulivi e il frutto. Rimini orcio della regione quest’anno non potrà regalare la stessa quantità.

Il 70% di tutta la produzione regionale, infatti, è riminese con 2.700-2.800 produttori (su circa 4mila) e 650mila piante che occupano 2.825 ettari di terreno. In regione si stimano un milione di olivi su una superficie approssimativa di 5mila ettari.

Si tratta in larghissima parte di piccoli produttori, il cui olio è destinato all’autoconsumo e ai conoscenti.

Sul territorio insistono ventidue oleifici.

La media produttiva è di 2,5 quintali a produttore su un totale di circa 6-7mila quintali in annate normali. La campagna 2019 potrebbe assestarsi sui 3.500 quintali, cifre ben lontane dalle stagioni migliori e più vicine a quelle disastrose del 2014, quando – a causa della mosca – le produzioni arretrarono almeno del 50%.

Sabrina Paolizzi, responsabile dell’ARPO di Rimini, l’Associazione Regionale tra produttori olivicoli dell’Emilia Romagna a cui fanno capo i singoli produttori d’olio e le forme organizzate di produttori, fa il punto della situazione.

Le previsioni sono davvero così funeree?

“Purtroppo sì. Specie in Valconca e in alcune zone dell’alta Valmarecchia si risente ancora dei danni del freddo del 2012, mentre nel resto della provincia alcune concause danno come risultato una netta diminuzione del prodotto”.

Ha parlato di concause nello scarso raccolto.

“In particolare il clima sfavorevole. Le piogge continue di maggio sono state deleterie. La fioritura non era affatto male, ma il meteo ha impedito alle piante di «legare». A ciò aggiungiamo una presenza importante della «mosca» che ha reso necessario una fase di difesa attenta. Quando l’oliva è poca, poi, il trattamento contro la «mosca» e la raccolta (costi di produzione che restano importanti) diventano poco redditizi e specie tra i piccoli produttori diversi non hanno portato a termine la campagna”.

La quantità dunque è scarsa: e la qualità?

“Consoliamoci con un prodotto davvero notevole. Le rese al momento non sono altissime 13,5% – ma comunque migliori rispetto alla stagione scorsa”.

Quali costi dobbiamo attenderci?

“Un aumento del prodotto al consumo sarebbe auspicabile. Ma in ogni caso non andrebbe a compensare l’aumento dei costi di produzione. Un olio di qualità non dovrebbe comunque costare sotto i 12 euro al lt”.

Rispetto a qualche anno fa, aumentano le varietà di ulivi.

“La varietà Correggiolo è la principale componente del nostro olio: dà già di per sé un olio molto fruttato ed erbaceo. La varietà Leccino (varietà precoce) si è ottimamente comportata. Meno sensibile al freddo, il Leccino non è stato quasi intaccato dalla rogna”.

Com’è l’Olio di Rimini?

“È un olio davvero molto buono. La DOP Colli di Romagna, la seconda DOP della regione insieme a quella di Brisighella, si produce quasi interamente in provincia di Rimini. È un olio dalla lunga tradizione e dal sapore molto marcato. Il colore è verde intenso, con riflessi dorati e il sapore è erbaceo e fresco. L’olio di Rimini avrebbe solo bisogno di essere riconosciuto come merita”.

La raccolta è stata anticipata.

“Attendere ancora significava rischiare di perdere quanto di buono gli ulivi potevano produrre. Regione, Frantoiani, Arpo, organizzazioni professionali e Camera di Commercio hanno costituito un tavolo tecnico per il rilancio della Dop. Oltre a decretare l’anticipo della raccolta al 20 ottobre, il tavolo sancirà anche novità sulla qualità in una prossima modifica del disciplinare prevista l’anno prossimo”.