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Non è solo un lavoro…

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Quando si parla di cura familiare e di badanti non si può cadere in stereotipi e facili semplificazioni. Ci troviamo, infatti, davanti a un mondo che coinvolge da una parte delle persone fragili che hanno bisogno di cura e dall’altra dei lavoratori, principalmente stranieri, alle prese con contratti e condizioni occupazionali particolari.
Rimini non differisce dalle altre città italiane e si allinea alla situazione di crescente richiesta d’aiuto da parte delle famiglie.
Proprio per dare risposta ad un bisogno crescente sono sorti sul territorio diversi servizi di mediazione tra domanda e offerta, anche perché non stiamo parlando di un lavoro come gli altri ma di un’occupazione che mette al centro una persona “debole”.
Sono molte le riserve dei familiari, soprattutto se a proporsi come badanti sono persone straniere oppure uomini. Storicamente sono state le donne dell’Est Europa a prendersi cura dei nostri anziani e malati: moldave, ucraine e rumene. “Oggi entrano in questo mercato anche le cubane, le senegalesi, le camerunensi. – spiega la Dottoressa Annamaria Semprini, Professional Counselor Biosistemico, alla guida del servizio sportello badanti dalle Acli Provinciali – Si tratta spesso di donne molto giovani che magari si sono trovate qui a fare la stagione e poi vorrebbero improvvisarsi badanti. Io che sostengo con loro dei colloqui individuali provo a spiegare che questa non è un’occupazione da prendere con leggerezza. Si tratta di un lavoro duro fisicamente e psicologicamente che deve essere affrontato con la giusta professionalità. Ed è per questo motivo che appena mi trovo in queste situazioni le indirizzo verso la formazione. Ma non posso sapere se poi i miei consigli vengono ascoltati”.

Viola Carando, è una delle operatrici de L’Assistente in Famiglia, lo sportello del Comune di Rimini che supporta la persona non autosufficiente, o parzialmente non autosufficiente e la sua famiglia nella scelta di ricevere assistenza al proprio domicilio individuando una persona competente e referenziata. Contemporaneamente si offre un servizio di collocamento mirato e di sostegno alle assistenti familiari con l’obiettivo di qualificare il  lavoro di cura e avviare un percorso di progressiva integrazione del loro lavoro nella rete dei servizi socio-sanitari.

Dottoressa Carando, quante persone si rivolgono a voi?
“Sono 119 le famiglie che tra l’1 maggio e il 31 luglio 2016 si sono rivolte per la prima volta allo sportello segnando un aumento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente che ne aveva registrate 81. Complessivamente sono oltre 800 le famiglie iscrittesi al servizio negli ultimi 5 anni (248 il totale del 2015; 218 il parziale del 2016, ndr). Si tratta di un numero significativo che conferma il costante incremento della richiesta di assistenza domiciliare qualificata da parte delle famiglie del territorio, interessate a confrontarsi con operatori esperti sui numerosi aspetti e problematiche ad essa correlate”.
E dall’altra parte?
“Dall’altra parte in questi tre mesi di attività sono stati 42 i rapporti di lavoro andati a buon fine e formalizzati con l’applicazione del CCNL di riferimento”.
Di che tipo di mercato stiamo parlando?
“Ad oggi posso dire che c’è più domanda di lavoro che offerta. In controtendenza rispetto alla generica difficoltà di collocamento, quella di assistenza con vincolo di convivenza è un impiego molto richiesto a cui purtroppo non corrisponde una effettiva disponibilità da parte di lavoratori con esperienza e preparazione. Mi riferisco alla difficoltà di individuare persone in grado di svolgere con professionalità quella che è una mansione delicata e certamente molto impegnativa. Nell’ultimo trimestre sono stati 119 i nuovi iscritti, un numero leggermente inferiore allo stesso periodo del 2015, quando a iscriversi furono 123 persone. Ma la vera difficoltà sta nell’individuare personale referenziato, competente e in un’età lavorativa consona: diciamo dai 20 ai 55 anni al massimo, disponibile all’assistenza con vincolo di convivenza”.

I dati del periodo maggio-luglio, infatti, parlano di 101 richieste di assistente familiare a tempo pieno contro le 44 richieste di personale “a ore”; le 19 per il “solo giorno”; le 7 per la “sola notte” e le 26 per sostituzione temporanea di un altro assistente familiare.
Del problema legato al vincolo di convivenza ci ha parlato anche Annamaria Semprini annoverandola tra le esigenze espresse dalle famiglie che si rivolgono alle Acli. Le famiglie “sono più propense ad avere delle donne italiane nelle case dei loro cari. E non ne fanno una questione di discriminazione ma di cultura affine. Per esempio emerge molto la questione del cibo, della lingua, di un diverso modo di fare le cose, etc.. Di contro, le italiane non riescono a soddisfare tutte le loro esigenze. La prima, quella più importante, è la non possibilità per le italiane di fare la convivenza. Le italiane, nel maggior numero dei casi, hanno famiglia, figli da accudire e non sono disposte a fare dei veri e propri trasferimenti. Magari fanno anche il tempo pieno ma non la convivenza. E questo è un problema non da poco”.

E poi ci sono gli uomini…
“Quelli con esperienza provata e capacità sono molto ricercati – commenta la Carando – poiché in grado di gestire con minor difficoltà carichi pesanti (persone non autosufficienti) e in grado di interagire con  anziani caratterialmente difficili, sia uomini che donne. In base alla nostra esperienza, il collocamento di un assistente familiare uomo in molti casi è risolutivo di situazioni complesse sia da un punto di vista fisico che psicologico. Dopo un impasse di diffidenza e perplessità da parte della famiglia dovuto ad un retaggio culturale o a questioni di pudore destinate ad esaurirsi con l’abitudine, ci si rende conto che l’inserimento di una figura maschile può realmente alleggerire il carico dei familiari e favorire un certo equilibrio nelle complesse dinamiche familiari. Allo sportello Acli, invece, accade l’opposto: “Gli uomini non li vuole nessuno”, conclude la Semprini.
Per chi voglia aggiornare le proprie competenze o affacciarsi per la prima volta a questo importante settore professionale, il Comune di Rimini organizza in autunno diversi corsi gratuiti rivolti alle persone iscritte allo sportello L’Assistente in Famiglia.

Angela De Rubeis