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Non siamo in crisi, siamo presi in trappola

Comprendere il mondo globale… e noi dove siamo? Un incontro con il prof. Roberto Mancini, ordinario di filosofia teoretica all’Università di Macerata, è il modo scelto per ricordare don Luigi Tiberti e le sua battaglie di giustizia, nel 9° anniversario della sua morte. L’incontro che si svolge al Crocifisso venerdì 22 febbraio alle ore 20,45 è stato organizzato da Gioc, CML, cooperativa Solidarietà in collaborazione con Caritas Diocesana, Azione Cattolica, Agesci e Ufficio Pastorale Sociale.

Prof. Mancini, la situazione del mondo risulta molto ambivalente, giacché appare insieme disperata e piena di promesse. Quali le promesse?
“Le promesse vengono dalla crescita della coscienza dell’interdipendenza tra i popoli e tra l’umanità e la natura. Vengono anche dall’azione dei movimenti che operano per cercare un altro modo di fare società e di risolvere i problemi collettivi: un modo che sia espressione non della logica del potere bensì della logica della giustizia che risana le situazioni e riconosce la dignità di ognuno. Vengono infine della testimonianza di Papa Francesco, che sostituisce alla logica del potere e del denaro lo sguardo evangelico sulla realtà, sull’umanità e sul creato, schiudendo l’orizzonte di una speranza universale”.

E quali invece i motivi di disperazione?
“La disperazione viene direttamente dal grido dei poveri, perseguitati e sfruttati, e dal grido della stessa terra, offesa in ogni suo equilibrio. Questo stato di cose, come ha sottolineato papa Francesco, richiama tutti al dovere di una trasformazione radicale della nostra situazione storica. Il delirio di voler conformare l’umanità e il pianeta entro il meccanismo di un mercato globale a egemonia finanziaria sta mostrando tutta la sua distruttività”.

Occorre dunque una riforma seria del sistema…
“Questo sistema non può essere riformato, dev’essere superato in un processo di liberazione e trasfigurazione della vita comune. Non siamo affatto in una crisi, ma siamo presi in una trappola. Quello attuale è un dispositivo globale che invece di ridurli e invertirli accelera i processi di distruzione delle energie della natura e della società. In una situazione del genere è evidente che non si tratta di fare qualcosa per i poveri e per la terra, bensì di fare strada insieme e di liberare le forze creative di tutti coloro che in qualsiasi modo sono oppressi e mortificati. La società finanziarizzata globale è l’estrema conseguenza di un sistema di separazione che ha radici molto antiche e che però si riproduce generazione dopo generazione”.

Dove è iniziato questo sistema di separazione?
“È la radice della «psicosi bellica» (Pacem in terris, n. 40) che mette tutti gli uni contro gli altri. Ogni persona crede di essere un individuo, del tutto separato dalle presenze costitutive delle sue relazioni vitali: si spezzano così le relazioni dell’io con se stesso, con gli altri, con la natura, con Dio. In tale prospettiva la cosa che più conta diventa il potere. Abbiamo così assolutizzato il potere del denaro e costruito su questo fondamento la civiltà globalizzata”.

Come rispondere a questa logica?
“Il camino educativo, spirituale, etico, politico ed economico di ciascuno e delle comunità di vita quotidiana è decisivo per interiorizzare una mappa affettivo e cognitiva che sia invece fondata sulla comunione. L’evento della comunione, infatti, è la vera svolta di nuova nascita delle persone e delle comunità. Tale dinamismo comporta un autentico apprendimento dell’etica intesa non tanto come una serie di regole, quanto come l’esperienza del valore delle persone e delle relazioni e come l’apprendimento dell’adesione al bene comune”.

In una situazione del genere, dove possono iniziare il risanamento e la rinascita della società?
“I punti di svolta sono due: una coscienza desta e un pensiero non istupidito dal liberismo. La questione del risveglio della coscienza chiama in causa le famiglie che, comunque composte, sono di fatto il luogo in cui la coscienza stessa viene nutrita e sviluppata, oppure spenta. Questo è il confine della formazione di persone integre, capaci di porsi generosamente al servizio del bene comune. Persone che non solo siano preparate alla cittadinanza attiva, ma che esercitino anche il dovere di capire: capire il valore del bene comune, quello della democrazia, quello della responsabilità morale e civile.

Una coscienza desta in un mondo dove non si legge, si parla per schemi e schieramenti?
“Ognuno ha il compito di combattere in se stesso la pigrizia, l’ignoranza morale, la volgarità, la credulità. La «buonafede» non è una virtù. E non giustifica nessuno. Ecco allora il secondo decisivo punto di svolta: pensare e agire secondo logiche nuove, alternative alle mitologie del potere e del denaro. I soggetti di questa svolta devono essere quei movimenti che puntano sulla democrazia come ordinamento pubblico della società fondato sulla dignità delle persone e della natura. La loro azione convergente potrà sprigionare l’energia dei fattori essenziali per la trasformazione del presente: un diffuso sentimento di rivolta nonviolenta e democratica. L’azione congiunta di movimenti, città e territori impegnati a dare corso a una visione equa e solidale della società e un programma di liberazione”.

Ma con questi partiti di oggi?
“Se tali fattori si unificano nell’azione di un movimento di questo tipo, allora alcuni partiti e le istituzioni nel loro insieme dovranno cambiare prospettiva. Il primo fattore deve maturare di più: non basta accontentarsi della riduzione dei costi della politica; bisogna capire che la mentalità e il sistema del capitalismo, anche in Italia, sono una trappola mortale. Il secondo fattore è già piuttosto delineato, ma deve rafforzarsi e giungere a un più alto grado di coesione. I movimenti – tutti i movimenti (quelli di economia solidale, quelli per la tutela della natura, quello delle donne, quelli per i diritti civili, quelli pacifisti e della nonviolenza, le associazioni come «Libera» o come il Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza, i gruppi e le comunità religiose, i coordinamenti di insegnanti e lavoratori della ricerca e le stesse associazioni educative quali Agesci) -, le molte città e i territori attivi nella democratizzazione e anche i sindacati fedeli ai lavoratori e ai disoccupati devono unificare i loro sforzi. E assumere come unica e comune priorità un preciso Programma di liberazione”.

Quali i punti immediati di questo progetto?
“Direi 5 punti di pari importanza: 1) politica economica di tutela delle persone, della società e della natura (tasse su patrimoni, rendite, transazioni speculative; netta riduzione delle tasse per famiglie e imprese, bilanciata da una sistematica lotta all’evasione fiscale, agli sprechi e ai privilegi e da una fortissima riduzione delle spese militari; reddito minimo di cittadinanza; nazionalizzazione di alcuni istituti di credito; pieno ripristino dello Statuto dei Lavoratori; promozione delle nostre peculiarità economiche: cura per la natura e l’arte, rilancio di agricoltura e turismo; incentivi alle industrie socialmente responsabili; investimento sulle energie rinnovabili e tutela del territorio); 2) politica estera orientata non all’uscita dall’Europa, ma all’uscita del liberismo dall’Europa e alla costruzione di un quadro mondiale di regole democratiche che portino l’economia al servizio dell’umanità; 3) rigenerazione della scuola e dell’università, affinché sappiano educare le persone e prepararle a contribuire al bene comune; 4) politica di attuazione sistematica dei diritti civili, partendo da quanti sono discriminati o costretti a disumane condizioni di vita (come i detenuti), e di Welfare integrato avanzato (dove organismi internazionali, Stato, enti locali e associazioni coordinino la loro azione e dove siano rilanciati servizi sociali e sanità pubblica); 5) piano di sviluppo della democrazia (legge per la formazione obbligatoria gratuita per chi vuole ricoprire cariche istituzionali; legge per introdurre il bilancio partecipato negli enti locali; legge per la democrazia interna nei partiti; legge contro il conflitto di interessi; legge contro la corruzione; riconoscimento dello ius soli e della rappresentanza per le persone straniere residenti in Italia; legge di tutela del pluralismo nei media; impegno per la democratizzazione dell’Unione Europea).