Home Ultimaora “Una natura umana impermeabile alle sofferenza e ai valori della vita”

“Una natura umana impermeabile alle sofferenza e ai valori della vita”

cyberbullismoSul caso della 17enne ubriaca stuprata nel bagno di una discoteca riminese e ripresa dalle amiche in un video inviato poi su WhatsApp, registriamo anche il commento di Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva e direttore dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO).
“I social network, le chat e la Rete in generale sono strumenti che hanno una grande utilità sociale, ma allo stesso tempo possono risultare deleteri per le persone vulnerabili e in situazioni di disagio. Certo – continua lo psicoterapeuta – pensare che sul Web esistano purtroppo dei siti che invitino al suicidio o a seguire dei comportamenti autodistruttivi è un grande problema da affrontare in modo radicale. È inaccettabile”.
I ragazzi stanno sempre peggio, secondo lo psicoterapeuta dell’età evolutiva: “Osservare persone che attaccano e scherzano su altre persone che hanno tentato il suicidio o che si sono tolte la vita mette in risalto una natura umana impermeabile alle sofferenza e ai valori della vita”.
“Non esistono le parole solidarietà, aiuto, amicizia e nemmeno umanità per questo gruppetto di cosiddette ’amiche’. Assistere a un atto di violenza compiuto verso un’amica inconsapevole, in quanto ubriaca, che diventa per loro una specie di spettacolo da filmare – continua il direttore dell’IdO – ci pone davanti a una situazione aberrante. Queste non sono situazioni isolate ma si ripetono spesso nel mondo giovanile e mostrano molti adolescenti restare addirittura impassibili di fronte a tali avvenimenti, come se fosse una cosa che può accadere senza che li debba stupire”.
Le colpe ci sono, ma per Castelbianco vanno rintracciate negli adulti: “Abbiamo sbagliato tanto. Sarebbe opportuno, oltre che prendere provvedimenti per questi casi, trovare delle soluzioni affinché le prossime generazioni non siano peggiori di queste. I video vanno censurati nel più breve tempo possibile ed è opportuno punire coloro che hanno piacere ad inserire nel circuito Web questi video. La punizione non deve essere il carcere ma uno, due o tre anni di servizi sociali pur proseguendo i loro doveri scolastici. L’esperienza di rivedersi in un video Web è estremamente dura e resta un trauma scolpito nella memoria delle vittime – conclude lo psicoterapeuta dell’età evolutiva -, è opportuno che la pena sia di pari rilevanza nella memoria degli aguzzini”. (Redattore Sociale/Dire)