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Il morso della Tigre

Non c’è dubbio. In un periodo storico di grande sensibilità verso il tema dei diritti degli animali, c’è una creatura che mette tutti d’accordo: la zanzara. Tutti (purtroppo) ne conosciamo le caratteristiche, immancabile spina nel fianco di ogni estate rivierasca, di ogni grigliata con gli amici, di ogni notte afosa. Ma se le zanzare, e soprattutto le loro cugine della specie Tigre (Aedes Albopictus, originarie del sud est asiatico e chiamate così per la caratteristica livrea a strisce) ci hanno abituato alla loro presenza, in Emilia-Romagna e soprattutto a Rimini la situazione è un po’ diversa. Secondo gli ultimi rilevamenti delle autorità sanitarie regionali, riportati, lo scorso 16 luglio, nel bollettino ufficiale del portale Zanzaratigreonline.it a cura del Gruppo di Coordinamento Regionale, l’aumento della popolazione di zanzara Tigre nel nostro territorio è molto marcato e sopra la media. E, in questa situazione, Rimini fa registrare il record.

I dati nel dettaglio
Nello specifico, questa la fotografia scattata dagli esperti. “Si stima – si legge nel bollettino – un aumento percentuale di popolazione di zanzara Tigre nella regione Emilia-Romagna nel mese di giugno di +32% rispetto a giugno 2017, e di +63% rispetto al dato medio calcolato negli ultimi 4 anni”. Un +63% che è già un dato importante, ma che scompare di fronte alla situazione di Rimini: nella nostra città l’aumento registrato è addirittura del 89% rispetto a giugno 2017, il dato più alto in Regione, secondo solo a Ferrara (+94%). Sembra essere una vera e propria invasione, che colpisce ancor di più se si considera che in altri territori a noi vicini la situazione è molto diversa: a Bologna il dato rimane stabile rispetto al 2017 (7%) e a Ravenna si registra addirittura un calo del 19%.
La situazione del riminese era anomala già all’inizio dell’estate. Le stesse autorità regionali, attraverso il bollettino del 29 giugno, avevano evidenziato come nel periodo 21 maggio – 3 giugno 2018 nella provincia di Rimini vi fosse un numero medio di uova (somma numero di uova totali/numero di ovitrappole raccolte) di 253,92. Per capire l’entità del dato basti pensare che l’anno scorso, nello stesso periodo, il numero medio di uova era di 105,01. Tradotto: il confronto tra 2017 e 2018 evidenzia un +141,8% di uova di zanzare Tigre nel nostro territorio.

Che sta succedendo?
Quali possono essere le cause di un aumento così significativo? È lo stesso bollettino ufficiale regionale che prova a ipotizzare delle cause, in attesa di ulteriori approfondimenti. “L’aumento di popolazione – si apprende dallo studio – può essere dovuto a diversi fattori: di tipo climatico per l’alternarsi di piogge e giornate con alte temperature e di tipo operativo per la progressiva sostituzione di Diflubenzuron con altri larvicidi meno efficaci, sostituzione resa però necessaria a causa della rilevata resistenza in Culex pipiens (nome scientifico della zanzara comune, non Tigre, ndr)”. Da ciò emerge una questione interessante. Secondo gli esperti regionali, oltre a una possibile causa dovuta al clima, il marcato aumento delle zanzare Tigre sarebbe provocato dalla scelta operativa di sostituire il larvicida utilizzato nelle disinfestazioni. In sostanza: il larvicida Diflubenzuron era ritenuto inefficace contro le zanzare comuni, così ne è stato scelto un altro a cui, però, le zanzare Tigre sono più resistenti. E così si sono diffuse più velocemente.

La questione sicurezza
Le conseguenze di queste scelte, però, portano a dover considerare una questione più seria: la potenziale diffusione di virus che questi insetti possono provocare. E proprio la nostra Regione ne sa qualcosa. Nel 2007, infatti, il nostro territorio ha visto la nascita di un’epidemia di febbre da Chikungunya, malattia esotica portata proprio dalla zanzara Tigre, che ha rappresentato il primo focolaio autoctono verificatosi in Europa. E non solo: a rischio diffusione anche i virus Zika e Dengue, pericolosi e, nei casi peggiori, letali. Proprio per questo a inizio luglio l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e Emilia-Romagna (IZSLER) ha incaricato il Centro Agricoltura e Ambiente di Crevalcore (CAA) di effettuare una serie di “controlli di qualità sui trattamenti larvicidi e adulticidi svolti dai Comuni sulla base del piano regionale arbovirosi 2018, a seguito dei casi importati (sospetti o confermati) di Chikungunya, Dengue e Zika virus”. Che genere di controlli? Accertamenti di efficacia dei trattamenti larvicidi su tombini pubblici e privati e ricerca di arbovirus nelle eventuali femmine di zanzara Tigre catturate, al fine di “verificare e tenere alta la qualità degli interventi svolti intorno a casi importati ed eventualmente introdurre misure correttive”. In attesa dell’esito dei controlli, dunque, non resta che aspettare.
Simone Santini