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Meeting, ovvero per il bene di tutti

Giù il sipario. Il Meeting ha chiuso i battenti della sua trentanovesima edizione. Fare bilanci è sempre difficile, ma parlare di un evento non è impossibile. L’edizione 2018 si chiude nel segno di Veronica Cantero Burroni, la giovane scrittrice argentina: “Essere felici è essere abbracciati”. Un giovane visitatore ha detto: “Il Meeting? Per me era il male assoluto. Oggi che l’ho visitato ho capito quanto sono stato stupido a non esserci mai stato. Il Meeting è un’esperienza, va vissuto, di qualsiasi pensiero, nazionalità, religione voi siate”.

Sandro Ricci, direttore del Meeting, si ritrova in questo affresco?
“La vita cambia continuamente, è in movimento come la persona stessa, che non è un libro o un quadro ma un essere libero e dinamico e Meeting respira di questa dinamicità e apertura”.

Guardandoci attorno vediamo però persone sempre più scontente. L’indignazione sembra essere l’unica parola d’ordine, e i politici i nuovi “sacerdoti” di questa religione dello sbuffare.
“Quello che manca alla classe politica attuale è il gusto del sacrificio per il bene di tutti, armonizzare tutte le posizioni per il bene comune, anche quelle dell’altro diverso da me. È il succo del discorso fatto da papa Francesco in piazza del Popolo a Cesena.
È un problema culturale”.

Ogni anno i media vi setacciano per vedere quale politica fa il Meeting. È un dato che nell’edizione 2018 ci sia stato poco esecutivo e poche 5 stelle.
“La politica è sempre una parte importante della kermesse, perché è parte importante della vita dell’uomo. Ma la lettura politica del Meeting che ne danno i media spesso non è… attendibile. Un esempio? Quest’anno su 528 relatori, solo 10 sono stati i politici. Se non vengono politici, la politica si è ritirata dal Meeting, se vengono, il Meeting dà troppo spazio alla politica e fa l’occhiolino al governo.
Solitamente al Meeting intervengono sei, sette ministri, quest’anno sono tre. Sottosegretario in più. È un rapporto, bisogna conoscersi e frequentarsi, implica un lavoro comune. Eletti molto tardi, non è stato possibile nemmeno fisicamente certe conoscenze. Moavero era già venuto tre volte, Bussetti veniva per conto suo con la famiglia, Giorgetti idem. Spero ci sia rapporto e non preclusione netta. Il dialogo va coltivato, sempre”.

Si è ritornati a fare eventi in città, alla Piazzetta sull’acqua. Ma Rimini ha capito cos’è il Meeting?
“In città sempre presenti ma Fiera è una location grande e il suo utilizzo molto impegnativo. Nel frattempo Rimini ha restaurato tanti contenitori e altri stanno per entrare in funzione, come il Galli. L’invaso del ponte di Tiberio è un luogo gradevole: siamo contenti di aver proposto in questo luogo l’evento inaugurale dell’edizione 2018.
Cultura non è solo proposta ma anche la valorizzazione del luogo in cui avviene. È accaduto in passato con Antigone, Assassinio nella cattedrale, Miguel Manara.
Rimini ha capito il Meeting ma a volte lo dà per scontato. C’è da 39 anni, e da 39 anni gli alberghi in questo periodo si riempiono… Però tanti riminesi che incrociamo sono contenti di vivere il Meeting come volontari o tra il pubblico, e di vivere anche la fiera senza pagare biglietto d’ingresso o parcheggio”.

Mai tentato di gettare la spugna?
“Una volta l’ho gettata veramente, durante lo smontaggio ero arrivato alla frutta, ed era una fase complicata. Diedi le dimissioni, ma non furono accettate e la mattina dopo ritornai a lavorare. Il Meeting è un’avventura troppo bella, alla mia età devo pensare al momento dell’addio, ma ancora mi piace. È un evento rischioso, obbliga ad assumersi responsabilità importanti ma al di là delle preoccupazioni e delle naturali tensioni che comporta è un gesto che va ben al di là delle mie capacità. Le persone ci ringraziano per quel che vedono, e ciò copre tutte le fatiche e le difficoltà”.

Non è evento clericale ma si parla e si ascolta tanto di Dio. Ma allora non è vero che l’uomo contemporaneo non ne vuole sapere?
“Negli ultimi secoli l’uomo ha pensato di poter vivere senza Dio. L’illuminismo ha ringraziato il cristianesimo per i valori che ha portato, ma era convinto di poter farne a meno. In realtà, il desiderio di infinito è sempre vivo, magari coperto, ma continuamente riemerge. Il fatto che si sia stati fatti da qualcuno, il rapporto col Mistero riaffiora in qualsiasi angolo della vita. Lo vediamo anche nei personaggi che vengono al Meeting, anche da altri lidi. Massimo Caprara, ad esempio: l’ex segretario di Togliatti ammise che quel che cercava da anni nella vita, il desiderio di bellezza, di verità, di pienezza, l’aveva visto al Meeting. La kermesse nel suo «piccolo» è un’occasione per ridestare questo desiderio che è nel Dna dell’uomo.
Questo tempo irto di contraddizioni mette anche in luce, e in maniera meno formale che in altri periodi, il desiderio di senso e di eternità, Dio. Non con le ideologie”.

Ricci, cosa si aspettava da questa edizione?
“Il successo, i numeri, sono importanti ma in funzione di ciò che conta veramente nella vita. Mi piacerebbe che il Meeting 2018 sia l’inizio di un cammino per tante persone”.

Paolo Guiducci