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Mai dire mall

Sulla liberalizzazione degli orari dei negozi ho provato a riflettere in termini economici, culturali, sindacali, etici, turistici e futuristici. Ma mi veniva sempre in mente una puntata di South Park, l’irriverente cartone americano al cui confronto i Simpson sembrano i Barbapapà. Nell’episodio in questione si racconta dell’apertura di un “mall” (gli enormi centri commerciali Usa) 24 ore su 24 nella cittadina in Colorado degli sferoidali protagonisti. La frenesia da iper-acquisto colpisce subito tutti causando la chiusura dei piccoli negozi del centro. Uno dei personaggi, alle prese con una crisi di astinenza, lotta con la tentazione di far compere in piena notte col pretesto di qualsiasi cosa manchi in casa. Alla fine cede ed esce di soppiatto per poi trovare il mall pieno di concittadini felici con pigiama, pantofole e carrelli pieni. Finché un giorno i southparkiani capiscono che fuori dal mall la loro è diventata una città fantasma e, con lacrime di coccodrillo, chiedono alla dirigenza del centro di fare un passo indietro. La puntata è del 2004, a Rimini gli iper ancora non c’erano. Ma i temi del dibattito, seppur parodiati all’eccesso, ci sono tutti. Per fortuna da noi rispetto a South Park c’è del buon senso in più. Già alla loro apertura, nei nostri centri commerciali si parlò di sperimentare aperture serali prolungate, poi la chiusura fu addirittura anticipata per il limitato appeal della spesa dopo cena. Ma vista la corsa sfrenata alla liberalizzazione, non si sa mai: meglio tenere a portata di mano un paio di pantofole ben imbottite e un pigiama con la “bascozza” per il portafoglio.