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Mafie “Rinnovabili”

La green economy pare essere l’unico settore del paese che cresce nonostante la crisi economica. Non è un caso, dunque, che il malaffare si sia insinuato velocemente nell’economia della produzione energetica pulita. È l’eolico ad essere in cima ai desideri criminali. Sarà un caso ma è la Sicilia la prima regione italiana per produzione eolica installata. Cui segue la Campania e la Calabria. “Ma non bisogna farsi ingannare” ha dichiarato Enrico Fontana, giornalista e redattore dell’osservatorio Ecomafie di Legambiente, a Rimini, all’ultima edizione di Ecomondo nel convegno Dialogo su ambiente, impresa e legalità, le basi per ricostruire un modello produttivo sostenibile.

L’inganno cui Fontana ha fatto riferimento deriva dall’idea che i reati legati all’ambiente e in particolare alla produzione di energia pulita si sviluppino solo al sud e per mano delle criminalità organizzate. “Molto spesso – sostiene Fontana – si tratta di semplici criminali che hanno visto in questo, l’affare del secolo”. Ecco che da indagini e inchieste sono venuti fuori reati legati alla tutela del paesaggio, truffe e frodi alla Comunità Europea, in merito ai fondi erogati per sostenere e produrre energia pulita, non commessi da mafiosi ma da semplici imprenditori che hanno nasato un affare.

L’Italia su questo fronte è partita con il piede giusto e sbagliato nello stesso tempo. Il nostro paese, infatti, ha offerto sin da subito (2005) incentivi che non hanno avuto, e non hanno ancora oggi, eguali negli altri paesi europei.
La questione non è legata solo alla produzione di energia ma anche a tutto quello che gli gira intorno, come la compravendita di terreni e lo smaltimento di pannelli fotovoltaici in disuso. Necessario, poi, il controllo del territorio. Basti pensare che per ottenere dei permessi per impiantare pale o pannelli fotovoltaici si devono seguire trafile burocratiche lunghissime. Trafile che vengono decisamente sfoltite se si ha il controllo del territorio.
Ma è forse questo uno dei soliti affari delle criminalità organizzate, sempre a caccia di nuove lavanderie per ripulire i soldi che arrivano da affari illeciti?
Un po’ sì e un po’ no. Infatti, se è vero che un affare è pur sempre un modo per pulire denaro è anche vero che questi sono affari dove i capitali non vanno perduti perché l’Europa impone obiettivi e scadenze sulle fonti pulite, il che dà certezze sull’investimento.
E la legge? La legge, dopo anni di latitanza pare darsi una regolata. Partiti nel 2005 (con il primo Conto Energia, incentivando la produzione di energia con il privato che limita il capitale investito grazie ad un finanziamento in conto esercizio), solo nel 2010 arrivano le linee guide per la gestione dell’eolico, per esempio. Fontana lo chiama un “Far West, nel quale si sono mossi un po’ tutti, criminalità comprese”. Ci sono poi, alcuni svarioni legislativi, come la regolamentazione della messa a terra dei pannelli fotovoltaici su terreni agricoli nel 2010 e la successiva abolizione degli stessi nel 2012. E l’imprenditore che aveva investito nel 2010? Cosa se ne fa adesso, a due anni di distanzan di terreni piantati a pannelli?
Questi sono i soliti meccanismi che favoriscono le aziende criminali a scapito degli imprenditori sani che davanti ad un’assurdità come questa possono anche arrivare al fallimento.

Angela De Rubeis