Home Attualita Ma che bello andare a Rimini con il Maggiolino

Ma che bello andare a Rimini con il Maggiolino

L’estate sembra volgere ormai definitivamente al termine, ma per fortuna, il territorio riminese, per la gioia dei nostri amministratori, è ormai completamente ’destagionalizzato’, perlomeno sui mezzi di comunicazione del resto del mondo, che continuano a sfornare una mole notevole di articoli che parlano della provincia riminese, con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti.

Rimini in bella… mostra. È così che, chi lo avrebbe mai detto, foto scattate più di 30 anni fa, fanno finire Rimini sulle pagine del New York Times. A fare conquistare alla città l’onore di una menzione sul popolare quotidiano statunitense, uno dei più importanti del mondo, è una serie di scatti del fotografo emiliano, Luigi Ghirri esposti in occasione della mostra “La Carte d’Après Nature”, ospitata dalla Matthew Marks Gallery di Chelsea. Le immagini, scattate nel 1977 dal fotografo durante una visita all’Italia in Miniatura, suscitano, infatti, l’ammirazione del critico del Times Karen Rosenberg: “In queste foto Ghirri sfiora allegramente il sublime, mostrando dei turisti mentre vagano tra le finte montagne del parco tematico”.

Location per la tv polacca. Chissà se arrivano da territori di montagna, veri questa volta, i turisti polacchi protagonisti della nuova serie televisiva in onda, in Polonia, tutti i sabati e le domeniche di ottobre sull’emittente Polsat. In ogni episodio del programma, chiamato “Diari delle Vacanze”, i telespettatori potranno conoscere meglio alcune città dell’Europa meridionale, seguendo le storie di due gruppi di amici che vi trascorrono le vacanze. Rimini, per fortuna, è presente tra i luoghi usati per girare una puntata della serie, il che francamente, non guasta mai: è tutta pubblicità.

Con il Maggiolino in Riviera. È sempre di villeggiatura a Rimini, intese questa volta invece come primo simbolo del ritrovato benessere, che parla l’articolo apparso sullo Spiegel, uno dei principali periodici tedeschi. L’articolo, in realtà, non è dedicato proprio alla città del Ponte di Tiberio, quanto a quelle particolari automobili tedesche capaci di simboleggiare un’epoca. Di una di queste, il Maggiolino di Volkswagen, il settimanale teutonico scrive: “Il Maggiolino rappresentava l’ottimismo degli anni Cinquanta e Sessanta più di qualsiasi altra automobile. Anche se piuttosto economico, rappresentava la nuova ricchezza ed il sogno della fuga dai confini del salotto di famiglia per vivere la propria prima estate a Rimini”. Con la crisi che c’è di questi tempi, un altro “Maggiolino” farebbe davvero comodo.

In carrozza verso Gerusalemme. Un altro mezzo di trasporto, anche se meno convenzionale, è quello scelto dai viaggiatori olandesi Erik van Bronswijk-Kniest e Leo Peters per attraversare mezza Europa con l’obiettivo di recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme e, forse, tentare di raggiungere anche La Mecca. Della originale coppia di amici, dà notizia il quotidiano tedesco Neckar-Chronik che racconta di come i due abbiano visitato varie città europee, negli ultimi quattro anni, servendosi da una carrozza mossa solo da un cavallo delle Ardenne di 10 anni, chiamato, con uno spiccato senso dell’umorismo, Partout (Dappertutto). Che c’entra Rimini? Bhe, è qua che i due viaggiatori sono venuti a trascorrere un paio di giorni di vacanze, cavallo compreso, prima di partire alla volta di Campobasso e imbarcarsi per Efeso, in Turchia, da cui proseguire poi il proprio pellegrinaggio verso la Terra Santa.

Un treno pieno di ritardo. Sono invece cavalli a vapore, quelli utilizzati dallo scrittore ed uomo di spettacolo tedesco Ekkes Frank per percorrere il tragitto che da Senigallia, nelle Marche, lo separa da Bologna, città in cui lo aspetta il volo che lo riporterà a casa, a Colonia. Tutto il viaggio, con i mille contrattempi incontrati, è raccontato, non senza dovizia di particolari e un pizzico di ironia, in un bell’articolo apparso sulla Neue Rheinische Zeitung, quotidiano della città di Colonia. Spunto per il racconto, il ritardo subito dall’Intercity che lo avrebbe dovuto portare nel capoluogo emiliano:“325 minuti. Non 3,25, non 32,5. No: avete letto bene. 325 minuti”. A causa di tale contrattempo, lo scrittore è stato obbligato a salire su di un regionale “treno regionale suona molto meglio che treno lento, non trovate?”) e fare tappa nelle stazioni di molte città della provincia. È così che descrive, dunque, Cattolica, “dove la vista del mare è più lontana che a Pesaro, e si intravedono piuttosto, mischiati tra loro, alberghi di lusso alberghi e pensioni da ristrutturare” e Rimini, “dove il treno arriva con 10 minuti di ritardo e una marea di persone con zaini pesanti e cuffie degli iPod nelle orecchie si affolla nei vagoni, senza aria condizionata e con poche finestre aperte”. Al di là dell’umano moto di empatia nei confronti di un turista finito preda dei mezzi di trasporto italici, dite che sarebbe troppo privo di tatto fare sapere allo scrittore teutonico che a Colonia poteva arrivarci anche dall’aeroporto di Miramare? A volte scrivere un bel reportage di viaggio costa tanta fatica e sudore.Letteralmente.

Fabio Parri