Home Attualita L’unione fa anche la spiaggia. E l’innovazione

L’unione fa anche la spiaggia. E l’innovazione

spiaggia di rimini

Il nodo Bolkestein, i consorzi di operatori, il Parco del Mare, i parchi acquatici e le aperture serali e invernali della spiaggia. Per la Riviera si profila una stagione di grandi cambiamenti e innovazioni, che potrebbero modificare per sempre il volto della spiaggia e la sua fruizione. Il presidente della cooperativa bagnini di Rimini sud, Mauro Vanni, svela le sue carte. “Le crisi servono a dare impulso positivo ai cambiamenti. Lo attesta anche la storia della balneazione riminese. Per restare in tempi recenti nel 1972, il Demanio decise di non affidare più le concessioni spiaggia ai Comuni ma direttamente ai concessionari: nacque così la Cooperativa bagnini per la gestione comune delle spiagge, una forma cooperativistica contro il tipico istinto individualista riminese. Successe la stessa cosa nel 1997 quando il Demanio compì una inversione a 360 gradi, negando le concessioni alle organizzazioni di categoria a favore dei singoli concessionari.
Nel frattempo la reddittività economica si è abbassata: incassi più bassi e costi sempre più alti e tutta la categoria si è impoverita”.

Il singolo bagnino si adoperava per l’innovazione, ma l’intero territorio non teneva lo stesso passo dei più lungimiranti.
“Gli operatori di spiaggia han compreso il pericolo e sono passati al contrattacco, spinti anche dalle associazioni di categoria che hanno incoraggiato società di gestione per aree omogenee e dal punto di vista commerciale.
La prima a scendere in campo è stato il Rivazzurra Village, ma quella sorta nel 2015 è la più importante e complessa. Le Spiagge srl può contare su 14 stabilimenti balneari, 3.000 ombrelloni, 8.000 lettini”.

Un’unione meramente commerciale?
“Alla divisione e alla competizione sfrenata si è sostituita la collaborazione e il dialogo. Questo nuovo atteggiamento porta con sé un risultato immediatamente commerciale: i costi di gestione vengono abbattuti, la concorrenza sleale è acqua passata. Ma il frutto più importante di questa unione è il rapporto creatosi tra i soci: collaboriamo, siamo diventati amici ed è nato una sorta di welfare sociale. Il gestore di una spiaggia oggi può persino prendersi il lusso di ammalarsi, i soci lo aiutano”.

Il lodo Bolkstein, il Parco del mare, la competizione italiana e straniera. Vi aspetta un futuro ricco di sfide, anche delicate.
“Per competere serviranno grandi investimenti, spalmati su più stagioni. Le Spiagge srl, ad esempio, al suo secondo anno di vita ha messo in mare il BoaBay, con un investimento da 600.000 euro, uno sforzo economico impensabile se non fosse stato effettuato in società.
Le sfide economiche e strutturali che ci aspettano sono sempre più impegnative: pensiamo alla pubblicità e alla vendita del prodotto on line. Emergere nel mercato globale è impensabile per un singolo operatore”.

Un tentativo in questo senso è stato fatto. Quale giudizio dà del Consorzio?
“Spiaggia Rimini è una realtà importante, capace di aggregare 150 bagnini, 80 ristobar per promuovere non più uno stabilimento ma un intero territorio. Il Consorzio è così in grado di collaborare con Apt, associazioni di categoria, commercianti, organizzatori di eventi, albergatori, non più visti come rivali ma in quanto partner nella promozione e valorizzazione di un territorio”.

Parlando di società e unione, le brillano gli occhi.
“Le società di gestione, i consorzi sono una risposta al mercato – nascono da imprenditori – e da una esigenza dell’umano. Siamo fatti per stare insieme, per fare comunità, per sognare assieme. In quanto operatore pastorale poi (Mauro Vanni è diacono della Chiesa riminese dal 2013, in servizio presso la parrocchia dell’Alba di Riccione e incaricato al Servizio Diocesano per la pastorale del Turismo, ndr) questa è una esperienza forte di Vangelo incarnato: non solo il singolo ma la comunità, la relazione. Questo stile permette di aggregare, inoltre, altri soggetti fino ad oggi impensabili”.

Si parla di spiaggia aperta notte e giorno, e pure nei mesi invernali.
“È una evidenza che questo territorio sterminato è sfruttato in maniera assai ridotta durante la giornata e per pochi mesi all’anno. Così facendo si lascia spazio ad un utilizzo non sano della spiaggia.
L’idea è di allungare la vita della spiaggia, anche nelle ore serali o comunque non consuete, con proposte alternative perché riminesi e turisti possano riappropriarsi del territorio e in piena sicurezza”.

La spiaggia di notte diventerà dunque una immensa discoteca all’aperto, un interrotto chiringuito?
“Vivere la spiaggia nelle ore serali e notturne non significa solo ascoltare musica, ballare o sorseggiare un drink in compagnia.
Si può godere la vista delle stelle e della luna, camminare scalzi sulla sabbia fresca, passeggiare in riva al mare, cantare attorno ad una chitarra. Spiaggia di notte non equivale a discoteca ma è molto di più.
Esistono, certo, imprenditori disposti ad abbracciare chiringuiti, alcol, e decibel per il solo profitto. Ma regole chiare, precise e strumenti per farle rispettare, possono impedire qualsiasi stravolgimento di una idea positiva”.

Paolo Guiducci