Home Sport Lunardini, un riminese tra i grandi

Lunardini, un riminese tra i grandi

Domenica 30 agosto 2009. Ore 22.04. Stadio “Tardini”, Parma. Francesco Guidolin chiama Diego Bortoluzzi. Un conciliabolo veloce e poi gli occhi del suo secondo scorrono la panchina ducale finchè si fermano: «Luna, tocca a te». Il cuore inizia a battere a mille, l’angoscia è mista all’euforia. Giusto il tempo di fare un po’ di stretching e il cartello del quarto uomo si alza. «Il Parma sostituisce il numero 9 Davide Lanzafame con il numero 8 Francesco Lunardini». Il sogno diventa realtà. Il classico “5” e via in campo. Tra i grandi.
Francesco, complimenti per il tuo esordio in serie A.
“Grazie davvero, ancora faccio fatica a crederci. È stata un’emozione molto intensa, difficile da poter descrivere a parole, posso solo dire che quando sono entrato in campo ho provato un brivido e allo stesso una grande serenità perché ho capito che tutti i sacrifici che ho fatto per arrivare a quel momento, erano valsi la pena. Ringrazio il Signore per avermi fatto coronare questo sogno che cullavo fin da quando ho iniziato a giocare nel Torre Pedrera e per farmelo continuare a vivere”.
Ti riferisce al fatto che sei rimasto a Parma?
“Sì. È dall’inizio dell’estate che tutti i giorni i giornali e le tv mi davano sicuro partente e non posso dire che certe voci non mi dispiacessero, non tanto per la partenza in sè, quanto per quel magnifico sogno che avevo e che desideravo realizzare. Però sono andato avanti come ho sempre fatto: lavorando sodo e cercando di dare il massimo di me stesso con la consapevolezza di avere la fiducia del mister che per un giocatore è la cosa fondamentale”.
A proposito di Guidolin, gli hai mai chiesto se veramente ti abbia scoperto quella sera a Pisa?
“Sinceramente no, ma i miei compagni mi hanno svelato un retroscena che ancora oggi mi fanno pagare prendendomi in giro”.
Ossia?
“Durante Salernitana-Rimini stavano guardando la partita insieme a Guidolin. Ad un certo punto il mister si è girato e ha detto «guardate bene Lunardini, fate attenzione alle sue giocate difensive, sono molto diligenti». Diciamo che mi ha scoperto quella sera, poi, a Pisa, mi vide dal vivo e chiese all’allora direttore sportivo di fare un sondaggio per potermi portare a Parma”.
Torniamo al tuo esordio. Cosa hai provato dal momento in cui Bortoluzzi ti ha chiamato al tuo ingresso in campo?
“Di tutto, sono stati due minuti interminabili, sembravano non finire mai. Avevo paura che potesse accadere qualcosa a un mio compagno, che il mister cambiasse idea, invece è andato tutto a buon fine. Non nascondo che quando ho fatto gli ultimi esercizi di riscaldamento, avevo le gambe che mi tremavano dall’emozione, poi, però, quando sono entrato in campo tutto è passato perchè il campo è sempre lo stesso, sia che giochi in C sia che giochi in A. Cambia il fattore tecnico, diciamo che qui, quando sbagli, ti puniscono, ma per il resto si è in 22, c’è un arbitro, due guardalinee e un pallone”.
Ma è vero che Guidolin ti ha chiesto di marcare Ricchiuti?
“Verissimo. Il mio compito era di limitare Adrian e Mascara. Non è stato facile ma ho dato il massimo”.
Strana la vita, tu e Ricchiuti, l’uno contro l’altro, all’esordio in A.
“Ne parlavamo a inizio gara quando abbiamo fatto anche un po’ di nostalgico amarcord. Con una differenza, lui era certo di giocare, io no. Poi sono entrato e a quel punto non abbiamo avuto molto tempo per scambiar battute. Comunque non è la prima volta che io e Adrian ci scontriamo”.
Già! Lo scorso anno te lo ritrovasti di fronte alla tua “prima” con il Parma.
“In realtà la prima volta è ancora più lontana. Era un giorno di gennaio, eravamo al campo della Cocif. Lui era al suo primo allenamento da riminese, a vederlo c’erano il compianto Bellavista e tanti tifosi. Io ero con gli Allievi, arriva una palla, Adrian la stoppa e io gli faccio un’entrataccia sulla tibia”.
Insomma, gli hai dato il benvenuto.
“Sì, sì (ride). Mi ricordo che Bellavista e i tifosi me ne dissero di tutti i colori, per fortuna si rialzò subito. Poi la seconda volta ci siamo incontrati lo scorso anno, a Rimini”.
Hai parlato dei tifosi, domenica sera hai pensato a quelli che a Rimini ti fischiavano?
“Assolutamente no! Ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni. Però, se posso, vorrei dire una cosa a tutti i tifosi del Rimini tra i quali mi ci metto anche io: sostenete i miei ex compagni perché ne hanno bisogno, in campo il calore del pubblico si sente e può davvero dare quella marcia in più. Per il resto spero tanto che questo campionato continui a regalare soddisfazioni al sottoscritto e ai biancorossi”.

Francesco Barone