Home Cultura L’omerico FF che si domanda sempre

L’omerico FF che si domanda sempre

Raccontata anche con tratti ironici, spregiudicati, stravaganti e persino caustici, insomma alla sua maniera, la religione è molto presente nei film di Federico Fellini. Una continua ricerca e attenzione al trascendente di questo genio della macchina da presa che è facilmente rinvenibile in tanti fotogrammi dei ventitrè film e mezzo che rappresentano la sua produzione.

Si pensi alla sfilata ecclesiastica in Roma o al rapporto tra peccato e grazia che vive Peppino De Filippo nell’episodio “Le tentazioni del dottor Antonio” del Boccaccio 70. In alcune sequenze de L’Intervista, dove Mastroianni e la Ekberg rileggono La dolce vita 30 anni dopo, padre Virginio Fantuzzi rinviene “un aspetto di spiritualità nella carnalità”.

“Il sentimento religioso ci dice che l’uscita è verso l’alto” amava ripetere spesso FF, citando Carl Gustav Jung. E questa strada il regista ha provato ad imboccarla lungo tutta la vita e in tante pellicole. Fellini regista cattolico? Le etichette mai come in questo caso non servono a nulla, anzi rischiano davvero di far scadere il “prodotto”.

“Come avrei potuto, nascendo in Italia, – aveva affermato il regista – scegliere un’altra religione che non sia quella cattolica?”. È una delle tante affermazioni di Fellini che fanno riflettere e aiutano a incamminarsi verso quella tensione spirituale che “Fellini e il sacro” indaga nelle sue 300 pagine.

Nato convegno e “trasformatosi” (per ora) in volume, il libro degli Atti è cibo sostanzioso per la mente e per il cuore. Oltre all’Università Pontificia Salesiana e alla Facoltà di scienze e comunicazione sociale, i promotori dell’iniziativa sono l’Istituto di scienze religiose “Alberto Marvelli” e il Centro Culturale Paolo VI di Rimini.

E una nutrita schiera di studiosi riminesi che a vario titolo hanno affrontato il tema del sacro in FF.

La presentazione del Vescovo di Rimini parte subito sottolineando un importante debito del mondo cattolico nei confronti di Fellini.

“Ricercando nelle pieghe più profonde dell’animo umano, il grande regista – ha scritto mons. Francesco Lambiasi – ha sempre svelato come esso sia sempre inevitabilmente segnato da un mistero trascendente”.

Che si guardino le sfumature poetiche dei suoi film o le critiche – anche pungenti – al mondo clericale, FF ha sempre manifestato “una forte attenzione – oserei dire filiale nel senso più profondo – alla dimensione credente, specie nei suoi aspetti popolari, umani, evangelici”. Nei richiami fortissimi in film come La Strada, Le notti di Cabiria, Il bidone, ma anche nei film successivi, Fellini avrebbe avuto un ruolo teo-logico.

Esagerazione? L’intenzione di Lambiasi non è certo quella di arruolare Fellini in una qualsiasi squadra cattolica. Ma non può non rilevare la profonda domanda di senso indotta dalla sua filmografia, “aiutando lo spettatore a levare lo sguardo in alto, e a tendere l’orecchio verso voci altre rispetto al chiasso usuale”.

Amarcord. Mentre tutti attendono il passaggio del Rex, il padre di Titta guarda il cielo e dice: «Ma guarda quante ce ne sono, milioni e milioni di milioni di stelle… io mi domando come cavolo fa a reggersi tutta sta baracca». La risposta del cieco suonatore di fisarmonica: «Com’è? Com’è? Com’è?…», appare come quella di una figura omerica.

Non è una risposta definitiva, ma neppure elude la domanda. “Anzi si sente spinto a porla e riproporla”.