Home Attualita “Abbiamo l’ok per un bimbo, ma l’Italia ci ha abbandonato”

“Abbiamo l’ok per un bimbo, ma l’Italia ci ha abbandonato”

La loro storia inizia nove anni fa. È il 2010 quando Bianca e Paolo cominciano a pensare all’adozione.
“Ci siamo resi conto che per noi il Signore aveva in mente un disegno speciale. E così ci siamo incamminati lungo questa strada che abbiamo percorso sempre con grande speranza”.
I primi incontri con l’Ausl, la domanda al Tribunale Minorile, l’udienza, l’inserimento nelle liste di attesa, la scelta dell’ente e poi ecco Ephrata, un concentrato di amore e vivacità.
“Per una serie di circostanze ho sempre saputo che nostra figlia o nostro figlio sarebbe arrivato dall’Africa. Ed è lì che ci siamo rivolti grazie all’incontro con il Centro Aiuto per l’Etiopia grazie al quale ci è stata donata Ephrata. Non posso che piangere ripensando a quando ci venne comunicato che era stato fatto l’abbinamento. Quel nome ci sembrò impronunciabile, ma solo dopo qualche ora divenne ciò di più dolce le mie orecchie avessero mai sentito. Poi siamo andati in Etiopia. Il primo viaggio è stato di tre giorni, finalizzato a conoscere quel figlio abbinato da lontano e mai visto neanche in foto. Il secondo viaggio, ad Areka, è durato circa 10 giorni. Il 24 dicembre del 2013 ci venne data la piccola”.

Un’emozione fortissima, un’avventura che con l’andar del tempo spinge Bianca e Paolo a iniziare nuovamente il percorso per adottare un altro bambino.
“Abbiamo predisposto tutti i documenti necessari, ci siamo sottoposti ad esami medici, legalizzando e asseverando quanto necessario, sempre nel pieno rispetto della normativa vigente, così ottenendo, prima dell’approvazione della nuova legge etiope che ha abolito l’adozione internazionale, il visto sui nostri documenti. Il fascicolo è attualmente depositato in Etiopia, corredato da tutti i documenti richiesti dalla normativa all’epoca vigente. È da un anno che ci ritroviamo in questa situazione di limbo, con la consapevolezza di avere tutta la documentazione a posto, ma di non poter accogliere nostro figlio. E come noi ci sono tante altre famiglie nella stessa situazione. E questa è la cosa che ci fa più male. Per fortuna c’è Ephrata che nei momenti più difficili riesce sempre a tirarci su il morale”.