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Le super regionali

Domenica 26 gennaio dunque si vota. Dovremmo semplicemente decidere chi mandare a governarci per cinque anni a Bologna, ma qualcuno ha deciso che il nostro voto sarà decisivo per l’Italia e forse per l’Europa. Non allarghiamoci troppo, perché al resto del mondo non interessa davvero, tanto né Italia, né Europa, in questo momento, contano nulla. Accade così che se chiedi all’elettore comune di (centro)destra chi sarà il nuovo presidente di regione ti dice Salvini, ma anche quello di (centro)sinistra non avrà proprio le idee chiare.

Il fatto è che i due contendenti (uno per il governo nazionale, l’altro per quello regionale) per oltre un mese sono rimbalzati dalla grande città al borgo storico, da un mercatino ad una cena romagnola, con contorno di parmigiani e prosciutti, tanto da far temere un sovraccarico di colesterolo. Ho scritto di due, ma in realtà i candidati alla Presidenza sono sette (nomi e appartenenze le trovate all’interno).

Per uno di loro voteremo. Ed è un nostro diritto. Se non lo eserciteremo, potremo dire quel che vogliamo, ma saranno comunque loro a governare. Per cui è meglio scegliere chi più ci può rappresentare.

I Vescovi della Regione hanno reso pubblico un documento (qui l’articolo uscito su ilPonte 3/2020), che propone un lungo elenco di “attenzioni” rivolto a chi governerà: situazioni di povertà e disagio; mancanza e precarietà del lavoro; sussidiarietà e sinergie fra pubblico e privato; accesso alla casa, alla scuola al lavoro, alla salute; tutela della vita in ogni sua espressione; cura dei beni culturali e ambientali, ricchezza della nostra Regione… Un pacchetto di “attenzioni” concrete, soprattutto alle fasce più deboli, secondo uno stile che ha come criterio e chiave di lettura la Dottrina Sociale della Chiesa.

Le ultime esortazioni del documento sono relative allo “stile” della campagna elettorale e forse arrivano un po’ in ritardo, quando molte parole – e grida modello manzoniane – sono già volate fra i diversi schieramenti. Speriamo almeno negli ultimi giorni che il “linguaggio sia libero da offese e falsità, concreto nelle proposte, rispettoso delle persone e delle diverse idee politiche”.

Ci si saremmo attesi, perlatro, qualche parola in più per un riequilibrio delle politiche in favore della Romagna. Gli ultimi due speciali che ilPonte ha pubblicato in TuttoRomagnaEconomia hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, che le differenze fra Emilia e Romagna sono il vero vulnus delle politiche regionali attuali. Ed è strano che neppure il Capitano ne abbia mai accennato, preso com’era da Bibbiano ed immigrati. Del resto alzi la mano chi, in questi mesi, ha sentito parlare di programmi.