Home Cultura Le “idi di marzo” del ’68 riminese

Le “idi di marzo” del ’68 riminese

Il Sessantotto a Rimini comincia nel 1967. L’appello alla mobilitazione parte dall’Istituto Tecnico Industriale di Forlì. Gli studenti rivendicano l’orario unico, senza rientri pomeridiani. Del resto su 1.300 studenti, almeno un migliaio viene dalla provincia. Stessa situazione a Rimini, dove c’era l’ITI ma molti studenti venivano dall’entroterra. Evidentemente sotto la cenere, covava del gran fuoco se il 28 ottobre in tanti aderiscono alla manifestazione degli studenti medi promossa dall’ITI. E il 30 ottobre un lungo corteo di studenti di vari istituti (oltre 4mila sui 6.500 delle superiori) sfila per il centro di Rimini per confluire in un’assemblea nella sala delle Mostre del Teatro Comunale. Alla solidarietà con l’ITI si aggiungono altre rivendicazioni, fra cui l’insofferenza per la divisa (con giacca e cravatta gli uomini e il grembiule nero e i capelli legati per le donne). Dopo una settimana, il Provveditore di Forlì capitola e autorizza l’orario unico antimeridiano di sei ore di lezione. Sempre ad ottobre, dibattito pubblico a Rimini nella sala delle Colonne su Lettera ad una professoressa di don Lorenzo Milani. Il libri di un prete contro il classismo della scuola presentato da due circoli laici: l’Astrolabio e l’agenzia antiH. Singolare ‘segno dei tempi’.

TUTTO COMINCIA COSÌ
È la ‘storia di un inizio’ come recita il sottotitolo di A Rimini il ‘68 degli studenti, il libro curato da Fabio Bruschi ed edito da Panozzo (320 pag., euro 16) promosso dall’Istituto per la Storia della Resistenza di Rimini. Il ‘68 riminese comincia dunque con una vittoria degli studenti che, a quel punto, si danno un nuovo obiettivo: propongono i Comitati d’Istituto. E come era facile prevedere i più votati sono gli studenti che si erano messi in luce nelle precedenti mobilitazioni. Ma chi erano i protagonisti del ‘68 riminese? Soprattutto i giovani di GS – Gioventù Studentesca e i giovani comunisti della Fgci. GS – preesistente in Azione Cattolica con il Circolo Studentesco Riminese e il periodico “Rimini Studenti” – era nata nell’estate del 1962 alla Casa della Gioventù Studiosa di Maria Massani, al n. 69 di via Cairoli (oggi, fra l’altro, sede de ilPonte) dove i giessini di Milano in vacanza a Rimini e quelli di Forlì, al seguito, tenevano il ‘raggio estivo’, la meditazione condivisa del giovedì. Un terreno reso fertile da due sacerdoti carismatici come don Francesco Ricci a Forlì e don Giancarlo Ugolini a Rimini, insegnante di religione al Valturio poi al Classico. Un terreno vivificato dalle “tre giorni” di Cattolica (antesignane dell’attuale Meeting). A Rimini la roccaforte di GS era al Classico, frequentato da alcuni dei fondatori come Sandro Bianchi, Bruno Sacchini, Marina Valmaggi, Emilia Guarnieri. Qualche anno in più aveva Alberto Melucci, studente di Filosofia alla Cattolica e primo presidente di GS. La Fgci dichiarava oltre 2.000 iscritti ma erano soprattutto giovani lavoratori e operai. Nell’impegno studentesco si distingue da subito il vicesegretario della Fgci Nando Piccari, eletto presidente del Comitato di Istituto delle Magistrali.

DA MOUNIER A MARCUSE
Ma è a marzo che riesplode la protesta. E se a novembre ancora si cita il cattolico Emmanuel Mounier, presto si passa al francofortese e californiano Herbert Marcuse, ben accolto anche dal cattolicesimo postconciliare. A Milano si agitano la ‘Cattolica’, il ‘Parini’ e il ‘Berchet’, culle e roccaforti di GS. A Rimini parte la “settimana delle assemblee” con il passaggio dei poteri dai Comitati Studenteschi alle Assemblee. Messi in discussione anche strutture, didattica e contenuti. Su un tazebao dietro il podio della Sala Mostre della pallacanestro (la sala della ‘Pallacorda’ del ‘68 riminese) dell’ennesima assemblea, campeggia la scritta “Qui non si protesta per cambiare la scuola ma per capovolgere il sistema”. Segnali che il clima sta cambiando in fretta. Lunedì 25 marzo vengono occupate alcune aule del Valturio, Classico e Magistrali. Sabato 23 marzo alla Casa della Gioventù Studiosa, dopo aver condannato la lettera alle famiglie inviata dal preside Balducci, si conferma la decisione di occupare. Al Classico, le file degli occupanti, con il passare delle ore si assottigliano, restano solo Giuseppe Pianori, detto ‘Cecco’ giessino di terza A, ed Eros Gobbi di terza B, mentre l’angustiato preside Balducci porta premurosamente delle coperte per la notte e soprattutto non avvisa la polizia che si presenta invece al ‘Valturio’ quando ancora stazionano una dozzina di studenti. Assemblea di tutti gli istituti all’Arengo quindi manifestazione davanti al ‘Resto del Carlino’, ‘colpevole’ di aver omesso il ruolo della polizia. Alla convegno sulla scuola di GS, dal titolo “La scuola di tutti” presieduto dal professor Piergiorgio Grassi, insegnante alle Magistrali e presidente ‘conciliare’ dell’Azione Cattolica, 800 persone osservano un minuto di silenzio per Martin Luther King, ucciso a Memphis. Quindi il resoconto delle assemblee e degli scioperi con il passaggio alla ‘democrazia diretta’. È l’ultima ‘prova di forza’ di GS. Le volenterose attività di auto-riforma non vengono raccolte dal Ministero: come le richieste degli studenti del Classico che chiedono insegnamenti sulle Scienze Umane.

NASCE IL MOVIMENTO STUDENTESCO RIMINESE
Fra aprile e maggio comincia un’altra stagione che si istituzionalizza il 6 giugno al cinema Italia con la nascita del Movimento Studentesco Riminese che elegge un comitato permanente con funzioni organizzative ed al quale aderisce la maggior parte dei leader di GS. Prende sede al circolo Astrolabio, un’ex scuola di via Brighenti dove ci sono anche i cenciaioli di Emmaus dell’Abbè Pierre, mentre un ruolo sempre maggiore assumono i trentenni ‘esterni’ Gianfranco ‘Lele’ Biagi e Gianfranco Segantini: entrambi legati al gruppo pisano dei ‘Il Potere Operaio’, il cui leader è Adriano Sofri. Da lì nascerà, nel ‘69, Lotta Continua. Poi arrivano Ennio Balsamini e più tardi Elio Ghelfi, leader dei marxisti leninisti di Rimini. Nascono i primi contatti con le sedi universitarie ed il Movimento Riminese partecipa allo ‘spirito del tempo’ ed alle iniziative di protesta da Urbino a Pisa. Sconsolata la testimonianza di Stefano Perugini: “Alla fine di settembre alla “Tre giorni” di GS da 3-400 che eravamo, ci siamo trovati in trenta. Di questi ne sono rimasti meno della metà”. Alle stesse analisi e conclusioni giunge la “Due giorni” della Fuci. E la smobilitazione generale è formalmente decretata da un incontro delle presidenze unificate della Fuci e di GS. Intanto a Torello, in Valmarecchia, don Giussani, invitato da Marina Valmaggi, costituisce uno dei primi nuclei di Comunione e Liberazione…

GS-FGCI: FINE DI UN’INTESA?
E qui si chiude anche il racconto di Fabio Bruschi, suffragato da montagne di citazioni, rimandi, documenti, articoli fra cui, scrive l’autore, le carte di don Aldo Amati allora assistente ecclesiastico di GS a Rimini che “meriterebbero una pubblicazione a parte”. Bruschi azzarda inoltre un paio di tesi che richiederebbero maggior approfondimento: “il patto d’azione tra GS e FGCI era stato l’asse principale della fase di massa del movimento: non solo nell’autunno degli scioperi per ITI e i Comitati ma anche nel marzo delle assemblee e delle occupazioni. La progressiva erosione del patto inizia già a maggio, con i primi contatti ed iniziative con ‘gli esterni’ ai quali la componente (non ancora ex) giessina si accosta progressivamente”.
In sostanza, mentre la Fgci riesce ad assumere un comportamento ‘identitario e difensivo’, la componente cattolica si scioglie, letteralmente, in modo ‘gregario’ accogliendo un gruppo pisano-urbinate che i comunisti consideravano ‘intrusi’.

GLI ANNI DEL CINEFORUM
Sul successo di GS a Rimini, Bruschi parla di ‘americanizzazione’. È vero che a Bologna gli intellettuali cattolici in quegli anni pubblicavano tanti autori americani: famosa la battuta del riminese Renato Zangheri ai professori del Mulino: “Voi sapete tutto dei puritani del Massachusetts e nulla delle mondine di Molinella”, ma mancano riscontri su una reale assimilazione nel riminese. Certo, siamo negli anni della ‘nuova frontiera’ dell’assassinio di John e Bob Kennedy. C’è un interesse per le scienze sociali, documentato anche dalle ricerche e dagli studi prodotti dagli stessi studenti. C’è il sapore di novità, di modernità e “non da ultimo di efficienza”. Ma c’è soprattutto Rimini, città che nel 1968 raggiunge “il primo posto nella spesa pro-capite per spettacoli fra i grandi comuni italiani” (Gianfranco Miro Gori) e dove c’è il Cineforum di Isidoro Lanari che porta in Riviera film introvabili nelle sale e registi di ogni tipo. Ricorda Giuseppe Chicchi (che per distinguersi dai fratelli, uno dirigente Fuci, l’altro della Fgci, si definiva tardo-azionista): “Al Cineforum prese timidamente forma la mia passione per il cinema ed anche un pezzo della mia formazione politica”. E come ha scritto su ilPonte il preside Carlo Alberto Balducci: “È stata una rivoluzione autentica, a Rimini, forse più che altrove, per una propensione della nostra città a recepire prontamente il nuovo quando abbia una sua carica dirompente, in una città che spesso è stata di frontiera”.

Giorgio Tonelli