Home Attualita Lavoro stagionale, la caccia a un posto tra paletti e incognite

Lavoro stagionale, la caccia a un posto tra paletti e incognite

Con l’arrivo di giugno e l’apertura delle ultime strutture ricettive, la stagione 2012 è ufficialmente iniziata. A dire il vero è già in moto da diversi mesi la corsa ad un impiego in alberghi, ristoranti e pubblici esercizi, che nel 2011, secondo i dati del Centro per l’Impiego della Provincia, hanno raggiunto i 50mila avviamenti, circa la metà di tutti i rapporti lavorativi avviati sul territorio. E rispetto al 2010 l’aumento è stato del 4,7 per cento, in sintonia con quello registrato per arrivi e presenze. Le speranze si mantengono alte anche per i prossimi mesi. Forse, però, un po’ troppo alte. Negli uffici dei Centri per l’impiego del territorio e negli alberghi in particolare, domande e curriculum da parte di aspiranti cuochi, camerieri e segretarie arrivano a fiumi. Peccato che abbiano ormai superato abbondantemente le offerte. “Nei primi quattro mesi del 2012 abbiamo avuto circa il 9% in meno di richieste da parte delle imprese rispetto allo stesso periodo del 2011 – ha spiegato Iacopo Casadei, psicologo del lavoro del Centro per l’Impiego di Riccione alla puntata sul lavoro stagionale del talk show Tutto Rimini Economia (Icaro Tv) -. Va verificato se si tratta di un problema dell’industria del turismo, che sembra reggere bene al momento di crisi, o del mercato del lavoro che vede molte più persone offrirsi spontaneamente e meno imprese che cercano personale: chi era presente l’anno precedente purtroppo non ha trovato un lavoro annuale e torna anche quest’anno”.
Chi cerca lavoro? “Le candidature arrivano da tutta Italia – risponde Casadei – anche con il rischio di un abbassamento della qualità dell’offerta”. Anche i riminesi sono in aumento.
Dall’altra parte, però, gli ostacoli non mancano. Dall’acuirsi della crisi delle imprese ai nuovi paletti messi dalla riforma del lavoro in discussione in Parlamento. Due gli elementi toccati e da sempre preziosi per le imprese stagionali: i contratti a chiamata, con la riforma sottoposti a maggior controllo e burocrazia, e l’abolizione dell’apprendistato per i minorenni. “In questa fase gli operatori sono molto attenti e cercano di comprendere bene come sarà la stagione e che piega prenderà la riforma – osserva Mirco Pari, direttore provinciale di Confesercenti -. Al momento assistiamo ad un rallentamento delle assunzioni e ad un largo utilizzo del lavoro a chiamata, fondamentale visto che i flussi turistici sono di difficile programmazione”.
È proprio l’ampio successo che questa tipologia contrattuale ha avuto negli ultimi anni (in provincia nel 2011 ha toccato il 24% del totale delle assunzioni) ad aver portato il legislatore ad una maggiore burocratizzazione. “Si sono posti dei paletti ma è stato fatto con una grande rigidità – commenta il presidente dei Consulenti del lavoro della provincia Carlo Dall’Ara -. Con la riforma tutto passa nelle mani della contrattazione collettiva con il rischio di allungare i tempi”.
Gli albergatori non ci stanno. “La chiamata è stata utilizzata in maniera forte negli ultimi anni perché dava l’opportunità di mettere in regola. Forse l’obiettivo non è quello di creare lavoro ma di mettere a disagio le aziende e poi ricorrere a sanzioni” tuona Alessandro Giorgetti di Federalberghi.
Di parere opposto Lora Parmiani, segretaria confederale della Cgil di Rimini: “Esistono molte forme di flessibilità in entrata e la chiamata è quella più deregolamentata visto che il datore, attualmente, può comunicare l’assunzione fino a cinque giorni successivi, cosa che consente di evadere anche a livello contributivo. Oltre tutto va a sostituire i contratti a tempo determinato anche dove ce ne sarebbero le possibilità e non dà nessuna garanzia al lavoratore”.
L’altra spada di Damocle che pende sul lavoro stagionale è l’abolizione dell’apprendistato per i minori. “Era stato previsto un regime transitorio che permetteva di assumere con le vecchie normative e questo aveva permesso di assumere anche i minorenni compresi nella fascia d’età tra i 15 e i 17 anni- spiega Dall’Ara -. La proroga è scaduta il 23 aprile quindi adesso siamo in stand by. Stiamo ricevendo numerose telefonate da parte di genitori preoccupati per i propri figli. È possibile assumere i minorenni al momento, ma non come apprendisti. E se un ragazzino di 15 anni costa come un adulto, chiaro che la scelta alla fine cade sull’adulto…”. Tanti albergatori che fino a ieri hanno voluto e potuto regolarizzare i figli di 15-16 anni con un contratto d’apprendista, al momento navigano a vista. È anche il caso della presidente di Promozione Alberghiera, Marina Lappi, che si è sempre fatta aiutare nella “burrascosa” ora del caffè dal figlio. “Giovanni ha 15 anni e fa la prima liceo. Gli avevo detto che quest’estate si sarebbe guadagnato la paghetta con quell’ora al bar. Lo ritenevo un buon inizio oltre che un modo per capire dall’interno cosa significhi fare l’albergatore, e invece…”. Problema simile a quello di molti altri albergatori.
Il rischio di un eventuale addio, prossimo o remoto, agli apprendisti minorenni, è quello, secondo Dall’Ara, di “avvicinare i giovani al lavoro con la cultura del nero”. E le imprese? Potrebbero assumere senza mettere in regola? secondo Giorgetti no. “Noi come suggerimento ai nostri albergatori diciamo piuttosto di non assumere”.
Non è dello stesso avviso Lora Parmiani secondo cui “nel turismo c’è ancora un po’ troppa allergia ad un’idea di regolamentazione e di rispetto di garanzie minime per i lavoratori.E la deregolamentazione selvaggia alla fine fa sì che la competitività tra le imprese si riduca a chi ha meno costi”.

Alessandra Leardini