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Lattanzio da Rimini e la pittura belliniana

Nella produzione artistica di Giovanni Bellini c’è anche la mano di un autore riminese, Lattanzio da Rimini. Anche se non è sempre facile ricondurre le pennellate a questo o a quello autore. “È comunque realistico ipotizzare che tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento Bellini avesse cominciato ad affidare ai suoi allievi parte di quelle opere a carattere devozionale che gli erano richieste. L’insufficienza della documentazione, però, rende difficile stabilire gli incarichi di ciascun allievo”. Anchise Tempestini (nella foto), storico dell’arte ed esperto conoscitore di Giovanni Bellini, Anchise Tempestini, ha cercato di “comprendere alcuni aspetti dell’attività di pittori romagnoli, in particolare Lattanzio da Rimini, che alla fine del XV secolo è stato attivo a Venezia come allievo e collaboratore di Giovanni Bellini”. E lo ha fatto nel corso del nono appuntamento della rassegna I Maestri e il Tempo. Arte e Pensiero a Rimini, tra l’Europa e l’Oriente, organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, regalando un’immersione nella pittura e nella bellezza delle opere d’arte create tra XIV e XV secolo.
Nella lezione, intitolata “Conversazioni sacre. Lattanzio da Rimini e la pittura belliniana in Romagna”, Tempestini ha cercato di mettere ordine. Non è nota la data di nascita di Lattanzio da Rimini, la cui produzione artistica è attestata per la prima volta nel marzo del 1492, quando è citato come aiuto di Giovanni Bellini nel ciclo di teleri per la sala del Maggior Consiglio in Palazzo ducale a Venezia. Purtroppo, l’intero ciclo, fulcro del percorso dello stesso Giovanni Bellini, è andato perduto nell’incendio che bruciò la Serenissima il 20 dicembre 1577, e quindi il percorso artistico di Lattanzio, come quello degli altri “belliniani” è difficilmente ricostruibile. Tuttavia, tra le oltre cinquanta figure dipinte e incastonate sul soffitto della chiesa di Santa Maria dei Miracoli a Venezia, quasi certamente alcune sono attribuibili a Lattanzio: “Si riconoscono almeno tre mani diverse” prosegue Tempestini, “E verosimilmente almeno una è del pittore riminese, il cui stile è riconoscibile grazie ad alcuni dipinti che eseguì per chiese della provincia lombarda e che recano la sua firma”. Tra queste opere, c’è un polittico destinato alla chiesa parrocchiale di Piazza Brembana a Bergamo, tutt’oggi in situ. L’opera rappresenta, nella scena centrale, l’episodio di San Martino a cavallo che offre al povero metà del suo mantello.
“Ma per chi volesse passare dalla teoria all’esperienza di ammirare dal vivo le opere di Lattanzio, due tra i suoi dipinti sono conservati presso il Museo della Città di Rimini: la Sacra Conservazione e un San Giovanni Battista”. Per quanto riguarda la prima opera, si tratta di una Sacra Conversazione di nome e di fatto, espressione con cui si è soliti indicare una rappresentazione della Madonna in trono circondata da santi o di un colloquio su temi dottrinari e teologici in presenza della Vergine Maria con il Bambino. Nel dipinto di Lattanzio conservato a Rimini, la Madonna è rappresentata tra Giovanni Battista e San Girolamo, e la tavola ha chiare reminiscenze sia dalla Madonna tra quattro santi e un donatore di area belliniana, sia dalla Sacra Conversazione Giovanelli di Giovanni Bellini.
Quella di Rimini non è l’unica Sacra Conversazionedi Lattanzio. Dell’ultimo decennio del Quattrocento, infatti, era una Madonna con il Bambino tra i Santi Giovanni Battista ed Elisabetta, firmata Aluno Latanzio e conservata allo Schlossmuseum di Berlino fino al 1945, anno in cui andò distrutta. Anche in questo caso, come nei precedenti, è evidente come Bellini sia stato un punto di riferimento costante per Lattanzio, le cui opere certe sono disseminate di prestiti dell’artista. Non a caso, il San Giovanni Battista conservato nel Museo della Città di Rimini, riprende in modo evidente lo stesso santo rappresentato nel trittico di San Cristoforo della Pace di Bellini.

Non è certa l’attribuzione a Lattanzio del Cristo morto sorretto da Maria e Giovanni Apostolo, anche se è manifesta la vicinanza stilistica con un’altra opera firmata dal pittore riminese, la Madonna con il Bambino e santi. Tra le altre opere attribuite a Lattanzio, da segnalare la Madonna con il Bambino conservata all’University Art Gallery di Notre Dame, riproduzione quasi fedele della cosiddetta Madonna del Prato di Bellini.
Il catalogo delle opere di Lattanzio da Rimini non è ancora definitivo e ancora oggi sono discusse vecchie e nuove attribuzioni. Di certo, si sa che il pittore riminese rientrò nella sua città e che nel 1509 è annotato tra i membri del Consiglio comunale. Nel 1511 e nel 1524 assistette a due rogiti. Sempre a Rimini, probabilmente, lo colse la morte, di cui però non è nota la data.

Genny Bronzetti