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Con la voglia di essere protagonisti

GIOVANI-CROCE-IN-PRIMO-PIANO

Le nostre comunità
• Nei giovani c’è un forte desiderio di pienezza, gioia e felicità che trova in Gesù l’unica risposta e completezza.
• Al centro della pastorale giovanile va posto l’ascolto e la relazione personale: ogni giovane è unico e speciale. Occorre cogliere le sue domande di senso e accompagnarlo.
• Piuttosto che aspettare i giovani alle nostre iniziative occorre andare a trovarli dove vivono e crescono.
• I giovani chiedono di essere amati per quello che sono e non essere giudicati pensando al come li vorremmo.
• Non dobbiamo giocare al ribasso, i giovani hanno sete di radicalità e di infinito.
L’educatore sia credibile, attento alla relazione personale, una presenza costante che sappia valorizzare le fragilità come fonte di ricchezza.
• I giovani devono sentirsi parte della comunità più che di un loro singolo gruppo.
• Occorre recuperare il senso della domenica come giorno della comunità in cui anche i giovani si riconoscono.
• In un mondo profondamente frammentato sia a livello sociale sia ecclesiale, le realtà non comunicano, è difficile coordinarle e razionalizzare le forze.
Il linguaggio è fondamentale. Occorre evitare un effetto “cattedra”. La Parola si trasmette all’interno di una relazione personale. La Parola aiuta a leggere la realtà quotidiana.
• La relazione con Dio è complicata, apre ferite che spesso i giovani preferiscono lasciar chiuse.
La Parolarimane il riferimento imprescindibile di un cammino di fede. Il suo naturale sviluppo è l’Eucarestia.
• I ragazzi che frequentano poco la Liturgia sentono Gesù presente, ma faticano a tradurre concretamente nella loro vita ciò che sta chiedendo loro.
• I giovani vorrebbero essere maggiormente protagonisti nella realtà ecclesiale.
• C’è uno sguardo di sfiducia nei giovani che mina la speranza. Un giovane che perde audacia non punta in alto. Non dobbiamo cedere alla rassegnazione.
• I giovani nella comunità cristiana risultano, erroneamente, quasi solo <+nero>destinatari di proposte<+testo_band> e non responsabili di esse…
• Esigenza di servire i poveri insieme ad adulti che non esitino a “sporcarsi le mani” coi giovani. È importante misurarsi con realtà complicate.

Risorse e strumenti
• Le convivenze, l’evangelizzazione di strada e il contatto personale portano ad un coinvolgimento che sorprende…
• I luoghi informali della parrocchia in cui incontrarsi possono diventare luoghi aperti al dialogo e al confronto.
• Il rinnovamento delle nostre comunità passa per il coinvolgimento dei giovani che sanno rompere gli schemi.
• È importante scoprire e valorizzare i social come occasione di comunicazione e contatto costante.
• Lectio su Whatsapp per portare la Parola nella vita in un confronto quotidiano.
• I giovani lontani non vanno cercati “da zero”, sono già conosciuti da quelli che frequentano la realtà ecclesiale.
• La comunità deve avere cura del cammino di fede degli educatori che corrono il rischio di vivere relazioni funzionali invece che coinvolgersi con la vita dei ragazzi.
• L’incoerenza dei cristiani adulti mette in crisi la ricerca di fede dei giovani.

Scelte possibili
• Creare un’equipe “in uscita” che possa studiare luoghi, ambienti e rete di relazioni dei giovani per un’evangelizzazione a tu per tu.
• L’equipe “in uscita”, parrocchiale o di zona, dovrebbe valutare come mettersi in ascolto dei giovani.
• Proporre esperienze di servizio e impegno verso i poveri e gli emarginati.
• Favorire la cooperazione con realtà extraecclesiali anche attraverso l’utilizzo delle strutture parrocchiali.
• Mettiamo al centro la fascia giovani-adulti (20/30 anni) anche con processi di accompagnamento vocazionale valorizzando esperienze esistenti.
• Abbinare pastorale giovanile e della famiglia per favorire una collaborazione tra educatori e genitori.
• Potenziare la vita comunitaria proponendo: ascolto della Parola, esperienze di servizio e momenti di fraternità (le convivenze hanno un grande valore).
• Valorizzare le esperienze innovative di approccio alla Parola (metodo narrativo, role-playing, parola attualizzata).
• Andrebbe convocato un Sinodo diocesano e parrocchiale dei giovani, anche non credenti, in cui possano esprimere esigenze ed elaborare proposte.
• Condividere la vita in canonica con una famiglia o alcuni giovani a turno per sperimentare la vita cristiana in parrocchia.
• Inserire alcuni educatori nel percorso di catechismo per creare un legame col percorso successivo.
• Creare in ogni parrocchia una consulta educatori in cui confrontarsi, progettare, pregare insieme.
• Affidare ad alcuni giovani un servizio importante nella parrocchia e valutare con loro possibili nuovi servizi necessari (es. gestione bar Acli, attività Caritas,…).
• Offrire loro un ambiente che possano abitare e destinare a finalità da loro pensate e gestite.
• Inserire nel sito della Diocesi le iniziative parrocchiali per i giovani.
• Creare un servizio di pastorale giovanile nella zona pastorale.
• Inviare i giovani in famiglie della parrocchia per favorire la creazione di relazioni di amicizia e così renderli evangelizzatori a loro modo.
• Itinerari formativi (vedi documento preparatorio del Sinodo, 4) per educatori che tengano la Parola al centro, riconoscano le differenze generazionali e aiutino a mettersi in ascolto dei giovani.
• Servono presenze fisse e obbligatorie dei giovani nei consigli pastorali parrocchiali affinchè partecipino alle fasi di discernimento, ideazione e realizzazione di percorsi.
• Si propone un consiglio annuale dedicato ai giovani.

Si auspica già da ora un momento di verifica tra un anno, un anno e mezzo per:
— valutare l’effettiva realizzazione dei processi da attivare;
— valutare la bontà delle proposte attivate;
— considerare ulteriori rilanci e spunti.