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La signorina porta il premio di Notte

Rivincita della terza età o enfasi massmediatica della “creatività senile”? Quale sia la risposta, da Pranzo di Ferragosto a Nuvola Nove!, oggi i capelli grigi sono sotto i riflettori. A confermare l’esistenza di una felice stagione di terza giovinezza, si aggiunge ora in ambito letterario Benedetto Benedetti, nato a due passi dalla “buga” di Perticara, ma riminese d’adozione. All’età di 83 anni (che diventeranno 84 il prossimo 1 dicembre, portati con assoluta disinvoltura), Benedetti si è preso il lusso di aggiudicarsi il Premio Frontino 2008 per la Narrativa, con il romanzo La signorina Notte.
Ufficialmente si tratta dell’opera prima di Benedetti, anche se due capitoli erano già apparsi come racconti autonomi per un libretto dell’editore riminese Raffaelli, dal geniale titolo L’invornita. Ma come si può parlare di “opera prima” per un personaggio come Benedetti con un passato da giornalista, commediografo, attore, sceneggiatore e critico musicale?
Benedetti ha un curriculum così eclettico da sembrare costruito apposta per uno scoop. Trovate un uomo la cui sorella minore assomigli vagamente a Juliette Greco e sia andata in sposa al nipote ed erede di Cartier Bresson, e tenga una figlia così inglese (Helena Frith Powell) da aver dedicato al padre un libro il cui titolo è un programma: Ciao bella. In search in My Italian Father.
Le cose si fanno ancora più eclettiche passando dalla sfera personale a quella professionale, nella quale Benedetti ha potuto sfoggiare una cultura a 360 gradi. Nel 1961 si è preso il lusso di vincere un Leone d’Oro a Venezia (e successiva nomination all’Oscar) per il documentario L’uomo in grigio, che ha scritto e diretto. Bronte, cronaca di un massacro (diretto da Florestano Vancini), altra pellicola di notevole impegno civile, faceva pensare ad una certa strada maestra intrapresa, e invece Benedetti con coup de theatre che fa? Firma sceneggiature di spaghetti western come Se sei vivo spara. Lo ritrovi nel 1969 nei panni dell’autore à la page con il film di culto Sai cosa faceva Stalin alle donne? (in coppia con Maurizio Liverani), e ancora scrittore nel film di Tonino Cervi Il Delitto del Diavolo – Le Regine, e un momento dopo su giornali di provincia o pubblicazioni semiclandestine attento ai segni del passaggio napoleonico in Romagna.
Ha conosciuto e frequentato a lungo, i protagonisti, specie romani, di tanta letteratura italiana novecentesca. E per Benedetti, dotato di memoria prodigiosa (al pari della sua altrettanto prodigiosa capacità di scialaquare…) nessuna occasione era inadatta al recupero di un’ottava ariostesca, di un passo del Belli o di Basile, di una frase di Bassani o di Moravia. Fossimo in Francia, con sintesi elegante si direbbe: chapeu.
Ma siamo in Italia e anche qui gli “incontri ravvicinati del terzo tipo” non mancano. Il Pemio Frontino-Montefeltro ad un ottuagenario, autore di un libro edito grazie alla sottoscrizione di un gruppo di amici (venticinque, come i lettori del Manzoni, argutamente ha fatto notare Piero Meldini, che alla combriccola meritoriamente prende parte) ma in numero limitato di copie, non è cosa da tutti i giorni. L’editore Guaraldi coerentemente con le sue scelte ultradecennali, vende il volume solo via internet (www.guaraldi.it (solo eccezionalmente a Rimini si trova anche in in libreria).
La signorina Notte è un libro che non abbisogna di effetti speciali. C’è la storia, quella di Apo, alter ego dell’autore, che mitizza (fin troppo) la sua educazione sentimentale e le sue ossessioni erotiche; e c’è una lingua, che è colore, sapidità, ritmo, suono. Una prosa “ricca e complessa, arcaizzante e modernissima, che accoppia l’eleganza neoclassica di gadda al barocco viscerale di Gadda”, per rubare ancora le parole a Meldini. Benedetti ha ancora cose da dire (anche se non tutte condivisibili) e le sa dire con stile. Che bisogno c’è di tirare in ballo la “creatività senile”?

Tommaso Cevoli