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La signora della pasta fatta a mano

Da 60 stagioni passa la sua vita in cucina tra fornelli e tagliere. Elisabetta Bartoletti, 70 anni, titolare con il marito Rino Migliori del ristorante Ponte Rosso sito nell’omonima frazione di Sogliano, è conosciuta da tutti con il soprannome di battaglia, Bettina, e famosa per i suoi “cappelletti”.
Nata a Montetiffi di Sogliano il 17 settembre 1937, Bettina dopo aver frequentato le scuole elementari dalle Maestre Pie a Rimini, allo studio ha preferito il lavoro. Così mamma Maria, che col marito Romeo aveva costruito nel 1942 osteria, negozio di alimentari e balera, la mette in cucina a soli 11 anni. I primi segreti culinari svelati si chiamano sfoglia, piadina, sugo e cappelletti fatti a mano. Nel 1954 Bettina (a soli 16 anni) si sposa con Rino Migliori. Dalla loro unione nascono quattro figli: Dorina, Giampiero, Cinzia e Daniela.
Sono tempi duri. Per arrivare alla casa ristorante-negozio-balera della Bettina bisogna lasciare i mezzi a 1 km di distanza, c’è solo una mulattiera che passa davanti casa sua. Bettina e Rino con il passare degli anni ampliano il ristorante, a metà degli anni ’80 cessano l’attività di generi alimentari mentre spopola la balera. Si ricordano i famosi veglioni e orchestre come Secondo Casadei, Borghesi e Baiardi, e gruppi come i Nomadi, l’Equipe 84, i Collage, i Ribelli, i Dik Dik, Henghel Gualdi. A mezzanotte non pochi smettevano le danze per scendere al ristorante per un piatto di cappelletti in brodo e bollito. 15 anni fa la crisi del liscio convince Rino e Bettina a trasformare tutto in ristorante. Oggi Bettina è sempre in cucina, coadiuvata dalla figlia Daniela, mentre Rino da mezzo secolo è l’addetto alla cottura della carne, sul fuoco a legna.
“Mi piace troppo la cucina e ci sto anche quando sono stanca e non mi reggo in piedi. – assicura la Bettina – Amo fare i cappelletti, tutti a mano, ma anche ravioli e strozzapreti e pure le tagliatelle, sempre a mano e con il mattarello”.
La ricetta dei suoi famosi cappelletti?
“Serve una gallina di campagna per il brodo. L’impasto racchiuso nel cappelletto è formato da carne scelta e Parmigiano Reggiano. Il resto sta nell’abilità delle mani quando si chiude il quadratino della sfoglia”.
Tanti personaggi si sono seduti nel suo ristorante. C’è qualcuno che ha apprezzato i cappelletti in modo particolare?
“Ho fatto mangiare i cappelletti in brodo anche a chi non li apprezzava. Secondo Casadei ne mangiava sempre ma voleva anche assaggiare tagliolini e quadrettini che gli ricordavano quelli della mamma e della moglie”.
Ermanno Pasolini