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La Regione lascia a piedi il Caar?

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In via Aldo Moro stanno preparando un pacco da rispedire al mittente. Dentro ci sono le quote di proprietà della Regione Emilia Romagna del Centro Agro-Alimentare Riminese, il Caar insomma. Si tratta di un pacco dal peso specifico non indifferente: qualcosa in più dell’11% del capitale sociale della Spa riminese, per un valore totale di 1,3 milioni. Mica noccioline.
La decisione è arrivata poco prima di Natale, e porta la firma della Giunta. La delibera del 21 dicembre scorso, mette nero su bianco la volontà della Regione di riordinare le partecipazioni societarie in varie società. Per la verità non si tratta di un fulmine a ciel sereno. “L’intenzione della Regione di procedere ad un riordino delle sue quote di proprietà in varie società è nota da tempo” rileva l’assessore al Bilancio del Comune di Rimini Gianluca Brasini. Lo ha fatto anche l’amministrazione comunale adriatica e – a suo tempo e non senza suscitare qualche mugugno – anche la Provincia di Rimini, presidente Stefano Vitali. La legge Madia, poi, ha accelerato certe decisioni, permettendo al socio pubblico di una società di uscire dalla stessa con un bando pubblico per la vendita delle quote e un anno dopo, anche se l’alienazione non dovesse andare a buon fine, potersi presentare dagli altri soci a reclamare il rimborso delle quote. “Si creerebbe una situazione paradossale: – avverte Mirco Pari, presidente del Caar – dovremmo indebitarci – perchè non disponiamo di tale liquidità – per pagare la Regione”.
Il suo piano di riordino (non si parla mai di razionalizzare) la Regione l’ha confezionato nell’aprile 2016. Ora arrivano i passi formali. “In autunno ho avuto diversi contatti – fa sapere l’assessore Brasini – e non ho alcuna certezza della recessione della Regione dal Caar”. In quanto socio pubblico di maggioranza con il 59,31% di quote, il Comune di Rimini qualche problemino dall’eventuale “marcia indietro” della Regione lo avrebbe, insieme con i soci Camera di Commercio (15%, pari a 1.800.000 euro); e Provincia di Rimini con il 2,6% (circa 320.000 euro). Brasini dunque non vede nero.Non è pessimista neppure Valter Vannucci, in relazione però all’andamento del Caar. Se nel 2010 il bilancio del Centro Agro-Alimentare faceva segnare -500.000 euro, il lavoro delle ultime stagioni a portato i suoi frutti. Il bilancio 2015 si è chiuso con una perdita di 149.773 (a fronte di un fatturato di 2.575.202), il 2016 fa segnare un + 100.000 euro (un piccolo aiutino è venuto dalla vendita di un terreno) su un fatturato di 2.800.000 euro. “E anche il bilancio di previsione 2017 prevede un sostanziale pareggio (-10.000 euro, cautelativo, ndr) – annota il direttore generale del Caar, Vannucci – Il buon andamento della Spa non è un caso isolato, relativo ad un’annualità felice ma il frutto di un lavoro serio che ridotto le spese, aumentato i ricavi e razionalizzato gli spazi”. Dei 47 box presenti nel Centro di via Emilia vecchia, a due passi dal casello Rimini nord, 46 sono affittati. E lo spazio ittico (con i pescatori che non hanno mai inteso trasferirsi) è stato riadattato. “Nelle assemble di bilancio i soci – aggiunge Vannucci – hanno espresso nelle ultime stagioni commenti positivi per l’andamento societario del Centro”. Compresa la Regione che ora vuole uscirne.

Paolo Guiducci