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La piccola Lourdes

Due capi di Governo hanno dimostrato un grande interesse per gli Appennini tosco/romagnoli: Benito Mussolini, durante il Ventennio fascista che palesò il suo amore per la sorgente del Tevere di Balze; e il democristiano Amintore Fanfani, innamorato del rimboschimento e promotore di nuove strade sugli Appennini per avvicinarli alle città della Toscana e della Romagna.
Nessun riferimento religioso salvo la valorizzazione di Camaldoli attraverso la realizzazione di un centro studi sociali realizzato assieme ai professorini della “Cattolica” nell’immediato dopo guerra. Camaldoli preferita alla francescana Verna per la vicinanza alla Romagna e la ricchezza dei suoi libri. Due luoghi diversi, vicini al messaggio cristiano per un richiamo alla giustizia sociale.

I monti
e gli eremiti

I monti sono stati e lo sono ancora rifugio di eremiti in prossimità delle sorgenti e sono noti al mondo cristiano come l’eremo di sant’Alberico ristrutturato dall’indimenticabile Don Quintino Sicuro, partigiano storico militare della Guardia di Finanza e eremita e sacerdote in causa di Beatificazione. Non ci sono mai state prese di posizione invece per promuovere un miracolo straordinario a ricordo dell’apparizione della Madonna a Balze.
È inspiegabile lo scarso interesse per un episodio che ha le stesse caratteristiche del miracolo di Lourdes. I monti mariani per eccellenza sono configurati solo nei Pirenei con i suoi pastorelli. Così sono in pochi a sapere che la nostra Balze può vantare di essere stata la prima località ad avere il privilegio di un’apparizione mariana in aiuto di due pastorelle a custodia del gregge di pecore della famiglia. Per secoli la pastorizia è stata l’unica ricchezza dei montanari, senza mai sfuggire alla gratitudine alla Madonna da parte dei pastori. Un aspetto sempre rilevato dagli artisti che ci presentano spesso Maria, Madre del Redentore, con il suo splendore di donna e di mamma. C’è da ritenere che la Madonna abbia nel proprio cuore una nicchia speciale riservata ai pastori a ricordo della stalla di Bethlhem: la reggia del Salvatore del Mondo. Di fatto i pastori, erano stati gli unici ad accogliere la famiglia in affanno per il Bimbino smanioso di uscire dal pancione della mamma desideroso di luce.

Il racconto di Balze
Il racconto di Balze è la prova di amore di questo rapporto tra la mamma di Gesù e il mondo dei pastori. Per secoli i montanari sono stati lasciati all’abbandono e alla loro solitudine, ma non all’attenzione del cielo ed alla sua provvidenza. Nei racconti delle veglie invernali tra i monti, il miracolo di Balze fa ancora parte delle sue belle pagine nell’antologia orale del tempo. Si narra che le due pastorelle di Balze avessero entrambe dei problemi fisici, cieca la più grande, sordomuta la piccolina, tagliate fuori dalla possibilità di lavorare nelle case padronali. Escluse, quindi, dallo scenario della vita costrette a vivere sempre dietro le quinte. Lo storiografo di Balze, Adelfo Babini spaccalegna e carbonaio da ragazzo, racconta che in occasione di uno scavo era stata trovata una capanna sepolta dalle intemperie. Avrebbe potuto appartenere alla famigliola che era solita risalire dal Savio o da Capanne o dalla sottostante Colorio nel periodo estivo per il pascolo. Del miracolo non ci sono tracce d’archivio ma la tradizione orale e una devozione particolarmente seguita in tutta l’Alta valle del Tevere e in Val Marecchia ha forato sei secoli. I grandi ceramisti Della Robbia, entrati nella storia dell’arte sempre attenti a tramandarci la straordinarietà degli eventi nel 1530 hanno raccontato il miracolo in una formella: sono i notai di questo episodio. Questo il racconto.

Sul calar del sole di quel 17 Luglio del 1494, una bella signora chiese alle due bimbe un agnellino in regalo: sorprese e stupite per la richiesta sono corse a raccontarlo alla mamma, trasecolata nel vederle guarite capì subito chi poteva essere la “bella signora”. Corse con le bambine sul greppo per ringraziare, ma era già scomparsa. La madre, allora, diede fuoco ad una fascina di frasche, il fumo avrebbe richiamato a casa il marito che era nel bosco a spaccare la legna. Ritornato di corsa trova la moglie avvinghiata alle bambine e insieme abbracciano papà. Ogni anno la sera del 17 Luglio è grande festa a Balze con una processione partecipata da tutti. Lo storico Babini, 90 anni, commenta: “C’erano anche le tracce dei piedi ma per ripristinare il punto dell’Apparizione quegli strullini distrattamente le hanno cancellate”. Le tracce rimangono invece nel cuore dei balzerani, molto legati alla festa mariana. L’attuale parroco è un romagnolo, entusiasta e assai impegnato nel promuovere la Madonnina dell’Apparizione. Sono i miracoli i migliori testimoni, i cronisti della storia. Per il popolo cristiano è un momento difficile come se ci trovassimo in un secondo esodo attraversando il deserto: la Madonna è la colonna di Luce del Nuovo testamento. Affidiamoci al suo sorriso, alla sua dolcezza di Mamma e alla sua tenerezza di donna per riscoprire il grande valore della famiglia. Se abbiamo bisogno di una grazia particolare sarà felice di ascoltarci: non dimentichiamoci che è soprattutto mamma.

Fiorello Paci