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La nuova vita di James

Ci eravamo lasciati, ne ilPonte (n.3 del 3 maggio 2015), raccontandovi la prima parte della storia di James Anterbridge, giovane militare caduto il 1 maggio 1943, ucciso a Rimini, da prigioniero mentre tentava di scappare. Purtroppo nessuno era riuscito a dirmi qualcosa su questo militare, e nessuno si era mostrato davvero interessato alla questione. Ma io non mi sono arreso, mi sono rivolto all’amico Enzo Lanconelli di Bagnacavallo, che con la collaborazione dei fratelli Andrea e Fabrizio Raccagni, ha scritto il libro Aerei Perduti – Romagna 1942-1945, nel quale hanno censito la maggior parte degli aerei militari, di ogni nazionalità caduti in Romagna durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ho telefonato. Enzo mi ha detto: “Secondo me ci potrebbe essere un errore nel nome, se mi dai qualche giorno, ti saprò dire”. Com’era possibile che lui si fosse accorto di un possibile errore? Quel nome, in teoria, non doveva averlo mai sentito prima di allora, mica poteva conoscere il nome di tutti i militari delle forze armate che avevano operato durante la II Guerra Mondiale in Italia. “Vai a leggere l’elenco degli aviatori presenti a pagina 238 del mio libro, nel settore relativo al cimitero di Ravenna. Lì è presente il nome di James Outerbridge, che secondo me dovrebbe essere quello corretto”. Nel cimitero di Ravenna era presente la tomba di James Outerbridge, di nazionalità britannica, del 458 Squadron R.A.A.F. (Royal Australian Air Force), deceduto il 1 Maggio 1943. La data della morte coincideva ed il cognome era molto simile.
Dunque se le cose erano andate così, nel registro del cimitero di Rimini era riportato un nome errato e non era stata riportata l’annotazione della traslazione di quella salma nel cimitero di Ravenna. Ad Enzo ho inviato la fotografia del registro cimiteriale, lui invece mi ha mandato la foto della tomba di James. Da questo momento in poi il nostro militare cambierà nome.

L’altra storia
di James

Ora sapevo che James era un pilota di un bombardiere modello Wellington MkVIII. Da quanto riportato nei documenti ufficiali, James era il secondo pilota del Wellington e il velivolo ebbe un problema ai motori. Le notizie riportate nel verbale provengono dalle dichiarazioni rese da alcuni militari alleati rientrati dalla prigionia, che erano stati testimoni dell’uccisione di James. Da questo documento, è stato possibile individuare il nome di chi era ritenuto responsabile della sua uccisione e i dettagli su come si svolsero le cose quel giorno: James si era arreso ed era stato ucciso ugualmente.

Dall’Italia
alle Bermuda

Dall’Italia seguendo le tracce lasciate da James, arrivo fino alle Bermuda, luogo di cui era originario l’aviatore. Dopo alcuni giorni e altre ricerche ho avuto finalmente delle risposte: c’è una targa commemorativa di James Outerbridge nella chiesa di St Mark’s in Smith’s Parish, Bermuda, la chiesa di famiglia. Qualche giorno più tardi nella casella di posta trovo un messaggio dal reporter Jonathan Bell, della Royal Gazette, che mi informa di aver saputo della mia ricerca, e che gli sarebbe piaciuto aiutarmi a contattare un membro della famiglia di James. Ecco il contatto giusto che mi poteva aiutare nella mia ricerca. Bell mi ha chiesto il numero telefonico non immaginando che io non conosco l’inglese, quindi ho dovuto metterlo al corrente che i nostri contatti sarebbero dovuti avvenire unicamente attraverso internet. Come richiesto da Jonathan ho subito collazionato le notizie in mio possesso attinenti lo stato di servizio di James, ed il racconto di Muratori e le ho inviate. Grazie al contatto con lui mi si sono aperti nuovi orizzonti.

La svolta
nelle ricerche

Jonathan ha pubblicato due articoli sul The Royal Gazette, il giornale più diffuso alle Bermuda, per cercare qualcuno che potesse aiutarmi nelle ricerche. Una miniera di dettagli sono stati spediti al Royal Gazette sulla vita di James Outerbridge. Così si è trovato il suo pronipote, Bill Outerbridge che vive nelle Bermuda, che ha visitato, insieme alla moglie Carol, la tomba di “Jimmy” a Ravenna. In quella visita, come gesto commemorativo, lasciò sulla tomba un vaso di peperoni delle Bermuda, una bottiglia di Rum e una bandiera delle Bermuda.
Anche Colin Pomeroy Woolsery (Devon, Inghilterra – autore di Le Barche volanti di Bermuda) ha inviato il risultato delle sue ricerche su James e per finire ha risposto all’appello di Jonathan anche il sindaco della capitale delle Bermuda. Jonathan mi ha inoltrato tutti i messaggi ricevuti con tanto di indirizzi di posta elettronica dandomi la possibilità di aprire un dialogo con queste persone. Grazie a questo importantissimo collegamento ho appreso ulteriori notizie su James. Grazie alla collaborazione di molte persone, al di qua e al di la dell’Oceano Atlantico mi è stato possibile acquisire nuove informazioni, che in cuor mio speravo di trovare. Avevo solo un rammarico: sino ad allora non avevo ancora potuto vedere il volto di James. Per me scrivere una storia su una persona e non poterne fare vedere le sembianze è come avere svolto un lavoro incompleto.

La famiglia di Jimmy
A quel punto la cosa più importante per me era trovare suo fratello, John. Era ancora in vita? Mi è arrivata una mail da Jo Ellen Outerbridge De Marco dalla Florida, in cui la donna mi informava che James non aveva fratelli, ma John era bensì suo cugino, come lei stessa. La signora Jo Ellen è sposata con un uomo italoamericano, da lì il cognome De Marco. Un po’ di tempo dopo ho ricevuto da Jo Ellen, due file con la foto di un quadro ad olio di James bambino, datato 1934, e la foto di una pagina di un libro spedito da James alla madre, datata marzo 1941. “<+cors>Questo è un libro che descrive e narra i disastri che abbiamo sopportato e le battaglie vinte, e anche se per un certo periodo i nostri disastri hanno superato le nostre vittorie, ricorda il motto Royal Air Force: <+testo_band>Per ardua ad astra<+testo_band> (attraverso le difficoltà alle stelle)<+testo_band>”.
Questi due nuovi importantissimi elementi spediti da Jo Ellen, le erano stati forniti da Stephen Caton, un altro suo cugino che viveva alle Bermuda. Da Carol, la moglie di Bill, in un’altra mail ho saputo che la madre di James, dopo il divorzio aveva ripreso il cognome Outerbridge mentre il padre di James, di cui il nome probabilmente era Ed Schorb, si era risposato e aveva avuto un altro figlio. La zia di Bill, Barbara e suo fratello Giovanni sono ancora vivi, sono cugini di primo grado di Jimmy. Barbara vive in Florida. Lei ha 92 o 93 anni quindi ha la stessa età di Jimmy e sono cresciuti insieme.

Finalmente
il suo volto

Dopo qualche giorno ricevo da Carol, la mail che aspettavo da tempo. Finalmente potevo vedere il volto di quel ragazzo. Nell’immagine si vede James davanti a quella che sicuramente era la sua tenda, con sfondo il deserto ed alcune tende più grandi. Probabilmente era stata scattata in Egitto dove il suo reparto di volo era stato dislocato per l’addestramento prima di iniziare il periodo operativo. Carol mi aveva inoltrato la fotografia con la stessa mail con la quale l’aveva ricevuta da Elena Strong, curatore del National Museum of Bermuda, alla quale l’aveva richiesta prima di partire per il suo viaggio in Italia nel 2013, per poterne lasciare una copia sulla tomba di James. Si tratta dell’unica copia presente nel museo. Sembra proprio che James abbia lasciato poche tracce di se, lungo il suo breve viaggio su questa terra. Osservando la foto di James che mi ha inviato Carol, ho notato che il volto del ragazzo è un po’ sfocato, la foto è di scarsa definizione. Purtroppo era l’unica in suo possesso. Quella fotografia le era stata inviata dal Museo Nazionale delle Bermuda e se loro avevano una foto originale e non solo un file, si poteva provare a chiedere di avere una scansione con maggior dettaglio. Quindi ho chiesto a Carol se avesse voglia di fare questa richiesta nella speranza che quella fotografia originale esistesse. Alcuni giorni dopo mi è giunto il file di un quadro di James in divisa da pilota della R.A.F. Ora potevo finalmente vedere bene James Outerbridge e dare un volto al protagonista di quella storia che tanto mi aveva appassionato!

Daniele Celli