Home Attualita La Fondazione Cassa di Risparmio del futuro si fa in quattro

La Fondazione Cassa di Risparmio del futuro si fa in quattro

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La salute di Banca Carim, lo sviluppo dell’Università, la gestione di Castel Sismondo, gli stanziamenti ridotti dell’ente di palazzo Buonadrata. Per la Fondazione Cassa di Risparmio, polmone indispensabile per Rimini e il suo sviluppo, è un periodo turbolento, condito persino da voci su possibili dimissioni del presidente Linda Gemmani (in carica dallo scorso maggio). La “signora Scm” rimanda al mittente gli spifferi. “Siamo al dunque di tante vicende e questo è il periodo più difficile per la Fondazione ma a me piacciono le sfide. Le presunte dimissioni? Non ne ho alcuna intenzione”, taglia corto il presidente della Fondazione ai microfoni della trasmissione di Radio Icaro “Tempo Reale”.
Le voci delle possibili dimissioni erano nate dopo il via libera da parte della maggioranza dei soci al documento nel quale la Fondazione prende le distanze dall’azione di responsabilità avviata dalla Banca contro gli ex amministratori ora a processo. “Le scelte difficili portano a posizioni contrastanti – spiega – <+cors>ma a prevalere deve essere la difesa del patrimonio di tutti i cittadini che hanno investito nella banca. In questo frangente, ciò non si sposa con gli interessi personali di qualcuno”. Il futuro della Fondazione, spiega la Gemmani, sarà quello di favorire lo sviluppo di relazioni avvicinando i soggetti in grado di mettere sul piatto i capitali ai progetti. Uno su tutti l’Università: la Fondazione ha giocato un ruolo fondamentale nella nascita e nello sviluppo del polo riminese ma ora serve che scendano in campo altri soggetti. Il destino della Fondazione è comunque direttamente legato a quello della Banca (Cassa di Risparmio di Rimini, di cui la Fondazione Carim detiene la partecipazione di controllo) che entro fine anno dovrebbe conoscere l’esito dell’ispezione effettuata nei mesi scorsi da Bankitalia: entro primavera si dovrebbe conoscere il destino di Carim.
Per finanziare le proprie attività sociali nel 2017 la Fondazione ha deliberato uno stanziamento di 660.000 euro, somma assai inferiore rispetto agli esercizi precedenti (2 milioni 900 mila euro nel 2012), ma coerente con la volontà di adottare una linea di marcata prudenza in un momento da un lato di turbolenza dei mercati, dall’altro di ridefinizione degli assetti patrimoniali dell’ente.

Come viene ripartita nei quattro ambiti di intervento, la somma investita da Fondazione Carim per il 2017?
“Sono state privilegiate due macro aree: quella dell’educazione e quella del sociale, in coerenza con la percezione che la Fondazione risponde a dei bisogni e delle ‘emergenze’ oggi prevalenti sul territorio riminese. Sostenere l’insediamento universitario, ad esempio, significa promuovere una leva essenziale per la crescita culturale delle nostre comunità locali, che diventa poi anche crescita civile ed economica. Aiutare le organizzazioni della solidarietà e del volontariato vuol dire contrastare le tante nuove forme di povertà che la crisi di questi ultimi anni ci ha lasciato in eredità”.

La Fondazione Carim è stato sempre il principale sostenitore (economico) dell’Università a Rimini, attraverso Uni.Rimini.
“Confermiamo la nostra prioritaria attenzione per l’Università, che rappresenta un’infrastruttura formativa e culturale essenziale per l’area riminese. Crediamo anche che si debba lavorare, con il concorso di tutti, per ampliare l’arco dei soggetti disponibili in futuro a sostenere, attraverso Uni.Rimini, l’attività e la presenza del Campus”.

Come proseguirà la gestione di Castel Sismondo, stante questa situazione socio-economica?
“Gli ingenti investimenti della Fondazione (diversi milioni dal 1999 ad oggi) hanno restituito Castel Sismondo alla città, ai riminesi, ai turisti. In questi anni il Castello è diventato un eccellente contenitore di iniziative culturali, conosciuto in tutt’Italia grazie anche agli eventi, talora di grande spessore, che ha ospitato. Una ricerca commissionata dalla Fondazione al Campus universitario di Rimini ha misurato l’effetto prodotto dalle grandi mostre del periodo 2009/2012, valutandolo, riguardo all’ultima di queste rassegne, in un indotto di quasi 7 milioni di euro. Castel Sismondo ha anche permesso la valorizzazione della storia e dell’arte del territorio, fornendo a questi un palcoscenico ed una fruizione altrimenti difficili da ottenere. In questo percorso s’innesta ora il progetto dell’Amministrazione Comunale teso a legare il Castello, di cui è proprietario, al Museo, al Galli e al Fulgor, con un’offerta complessiva di grande pregio. È la possibilità di un ulteriore passo avanti che può aprire per il Castello una nuova importante stagione nel suo rapporto con la città”.

Il piano previsionale ufficializza il ritorno di Castel Sismondo al Comune di Rimini, nonostante la convenzione trentennale. Anche il sindaco Gnassi ha annunciato il “rientro”.
“Stiamo ragionando con l’Amministrazione comunale. Puntiamo alla massima valorizzazione del Castello. La Fondazione 18 anni fa lo ha recuperato e attrezzato, ne ha fatto un contenitore culturale di grande prestigio, vi ha svolto iniziative di alto livello. Ora si tratta di capire come la Rocca possa sviluppare ancor più le sue notevoli potenzialità a beneficio della città. Il progetto felliniano può rappresentare una significativa opportunità”.

Il rinnovamento di piazza Malatesta sta muovendo i primi passi. Che giudizio ne dà?
“Un giudizio positivo. Il lavoro avviato è ambizioso e volto a trasformare una parte importante del centro storico della città. Già nei primi anni del duemila la Fondazione aveva proposto un progetto per la sistemazione delle parti esterne anteriori e posteriori di Castel Sismondo. Ora questo disegno, almeno per la parte di piazza Malatesta, è avviato a realizzarsi. Mi auguro che arrivi in porto nei tempi stabiliti: ne trarrà vantaggio tutta la città”.

Cosa auspica per il futuro di Banca Carim?
“Partiamo da un presupposto: la banca è un bene importante per il sistema Rimini, che ha sempre trovato nella Cassa un interlocutore primario per l’assistenza a famiglie, giovani, imprese. Per questo la Fondazione, che ne è il principale azionista, ha sempre cercato, anche a costo di sacrifici, di salvaguardarne l’autonomia e la territorialità. Oggi ci troviamo in un contesto non solo economico e finanziario, ma anche regolamentare, profondamente mutato rispetto ad alcuni anni fa, e non si può che prenderne atto. L’auspicio è che si possa individuare a breve una soluzione che porti la Cassa a completare il suo percorso di risanamento e rilancio; l’istituto continua a dimostrare di avere fondamenta solide e le carte in regola per continuare a svolgere un ruolo centrale nella finanza locale”.

La normativa sulle Fondazioni Bancarie prevede che la Fondazione debba attendere a braccia conserte l’eventuale nuovo acquirente della Banca (le insistenze su CariParma sono sempre maggiori) per non eventualmente “inquinare” le operazioni. Come valuta tale norma?
“La disciplina vigente stabilisce precisi confini tra Fondazioni e Banche. La Fondazione è ovviamente attenta alla tutela del proprio capitale investito in Banca Carim e, al pari degli altri azionisti, si avvale delle proprie legittime prerogative rispettando pienamente quelle della Cassa”.

I cugini forlivesi una decina di anni fa vendettero le quote bancarie della loro Carim e oggi ne godono grandi benefici. Col senno del poi…
“… ma le scelte sono sempre storiche, cioè fatte in un preciso momento. E rispetto a 10-12 anni fa è letteralmente ‘cambiato il mondo’, anche in maniera imprevedibile a chiunque…”<+testo>.

Paolo Guiducci