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La fede cantata del pop cristiano

La musica e la preghiera. Il pop d’ispirazione cristiana degli ultimi 50 anni raccolto in un volume curato da Fabio Marchignoli. 190 pagine (con cd allegato) di ardua raccolta della discografia di genere, con recensioni dell’autore che si autoproclama collezionista e attento ascoltatore.
Ad anticipare la carrellata d’artisti – di ognuno dei quali è indicata il percorso artistico, i pezzi di successo, foto ed eventualmente copertina del disco di successo – una sorta di mappa orientativa, suddivisa per decenni che introduce dando al lettore – viaggiatore, gli strumenti necessari per capire cosa sia successo nel campo della musica pop d’ispirazione cattolica, dagli anni Sessanta sino a oggi.

Storia di un genere
Gli anni Sessanta, appunto, vengono descritti e rappresentati come uno “spartiacque”. Tra il prima e il dopo, dove nel prima c’erano gli anni ’50 e precedenti, con l’importazione di alcuni registri legati al jazz, ai gospels e agli spirituals americani, per finire nei ritmi africani del Missa Luba. Tutto questo già era nel repertorio di musica religiosa, poi arrivarono gli anni ’60, appunto, e tutto cambiò. Al centro un rinnovamento culturale fondamentale operato grazie al Concilio Ecumenico Vaticano II. Il Bel Paese si guadagna un primato nel campo della nuova musica giovanile. Inizia il pop d’ispirazione cristiana e il beat, che entra di prepotenza nelle celebrazioni liturgiche dando vita alle cosiddette Messe Beat. Di questo felice e fruttuoso periodo, grande rilevanza ebbero i Gen Rossoche fecero da apripista, ma anche Barritas Gli Amici, Gli Alleluia, I Bumpers, I Brains (di alcuni di questi gruppi parleremo dettagliatamente in seguito).
Così tra una messa beat e uno strascico di spirituals, si arrivò agli anni Settanta. Cantare la fede divenne cosa diffusa e si fece massicciamente largo nel decennio ’60-’70, quello che – non solo in Italia – fu attraversato dalle rivoluzioni culturali e generazionali più rilevanti di tutti i tempi.
Agli anni Settanta si approda quindi, con una certa vivacità. “Le coseguenze del Concilio si legge nel testo di Marchignoli – si fanno strada per tutti gli anni ’70 e successivi, caratterizzando radicalmente il costume giovanile. Iniziano i festival all’aperto (sull’esempio di Woodstock) dove il genere proposto diventa sempre più elaborato ed evocativo. Musica non più per muovere il corpo, ma piuttosto musica per muovere la mente e l’ania”.
Spuntano sul mercato gruppi mistici che approdano a ogni forma di spiritualità, anche all’induismo e alle religioni orientali. Basti ricordare Rumi. Tra tutti appaiono anche i complessi cristiani, comunque ispirati al Vangelo. “Appaiono durante i festival pop – si legge ancora nel testo – nomi come I Delirium, Latte e miele, Metamorfosi, Regola Celeste, ecc. Questi ultimi presenti solo in festival a carattere marcatamente religioso”. Ad ogni modo questi sono gli anni nei quali emergono nuove formazioni che puntano sulla comunicazione diretta e che in alcuni casi nascono direttamente come “pop d’ispirazione cristiana”. Il più delle volte sotto c’è l’interesse di qualche sacerdote, pastore o etichetta discografica. È la Lombardia la regione che più di ogni altra mostra segni di vivacità, con il gran numero di complessi e artisti nati in seno ad associazioni cristiane, comunità parrocchiali, con legami con etichette molto importanti come la Rusty, EUN, Eco.
Ma la creatura più bella lasciata in eredità dagli anni ’70 è sicuramente la realtà delle Tende. “Bianchi tendoni già anni prima spuntavano come i funghi, ospitando predicatori e complessi musicali decisi a portare la parola di Dio in ogni piazza d’Italia. Le tende evangeliche saranno anche un mezzo efficace nel divulgare il pop cristiano tra i cittadini distratti. Da quelle modeste strutture usciranno nuove leve di artisti destinati a caratterizzare gran parte della musica cristiana dei tempi a venire”.
E così di tenda in tenda si arriva agli anni Ottanta. In questo decennio si registra in primo luogo, un dissolversi dei complessi di comunità sorti nel lustro precedente. Molte case discografiche si tireranno indietro e di conseguenza diminuirà la produzione dei vinili, con gli artisti che si dovranno organizzare realizzando registrazioni “di fortuna”. “L’album e tutta la sua storia musicale e artistica viene concentrato e inscatolato in modeste cassette. Nei Novanta sarà ancora peggio, con la comparsa dei freddi supporti digitali, fino ad arrivare ai giorni d’oggi a minuscoli file musicali imprigionati in un pc”.
Ma nella produzione “fai da te” non tutto ha valore negativo. In questa nuova forma di vita, produzione e successiva distribuzione, sono nate e circolate tantissime produzioni. “A Sanremo trionfa Giuseppe Cionfoli. Emergono altri cantantautori importanti (…). Ci sono poi le nuove proposte delle Edizioni Paoline e della rinnovata Resty (oggi Rugginetti Editore) che stampano ancora gli ultimi, eroici, lp”.

Angela De Rubeis