Home Attualita La crisi? Un’opportunità per riflettere. Per tutti

La crisi? Un’opportunità per riflettere. Per tutti

Rimini, la crisi e i “furbetti”. Continua il dibattito sollevato dal nostro settimanale sulla responsabilità sociale degli imprenditori in un periodo particolarmente critico economicamente, come quello che stiamo affrontando. Un valore che, come abbiamo visto nelle puntate precedenti, se i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali dicono sia fuori discussione, i sindacati vedono in maniera decisamente più critica. Dure le parole di Massimo Fossati, segretario generale della nuova Cisl di Romagna, che su queste pagine lo ha definito “una foglia di fico dietro la quale le aziende si nascondono e che, sistematicamente, cade alle prime difficoltà”. Eppure, nel sostenere che questa responsabilità è un’azione scarsamente praticata in provincia di Rimini, Fossati non dimenticava alcuni “capitani coraggiosi” e alcune imprese dove questo valore rimane vivo e concreto. Tra queste citava Italstudio Spa, il Gruppo di prodotti software con sedi a Santarcangelo e Rimini, che lo scorso anno aveva pagato l’Irpef ai propri 160 dipendenti e che, come anticipato su queste pagine, lo scorso Natale, dopo la terza rata dell’Imu ha dato un bonus in più, a testa, di 100-150 euro. Il suo amministratore delegato è Bonfiglio Mariotti.

Mariotti, dica la verità: si sente un po’ una mosca bianca?
“Mi piace pensare che la crisi economica, che ha travolto il mondo, sia un’opportunità per indurci a riflettere e a cambiare stile di vita.
Ormai non siamo più in una crisi, è cambiato il mondo. Oggi dobbiamo far fronte comune davanti a questa nuova fase dell’economia locale e mondiale, imprenditori e dipendenti e forze politiche; per questo non mi sento affatto una mosca bianca ma solo un imprenditore che ha la fortuna di saper comunicare quello che in tanti altri fanno. Poi è anche vero che per alcune aziende, sempre troppe, la responsabilità sociale è solo marketing”.

Quindi concorda con Fossati: la responsabilità sociale d’impresa è una copertura di facciata?
“L’attenzione di un sindacato come la Cisl che non si abbandona al massimalismo ma cerca di ragionare con le imprese distinguendo fra comportamenti dettati da crisi oggettive e azioni opportunistiche, non può non essere ascoltato e condiviso”.

Imprenditori che pur di non perdere la ricchezza accumulata, chiudono baracca e burattini; ricorso spregiudicato alla CIG; interruzione dei pagamenti; ricorso al concordato ecc. Conferma che dietro alla crisi possono celarsi anche molti ”furbetti”?
“Per quanto possa apparire una forzatura, la crisi economica affonda le sue radici in un vuoto etico, in un silenzio che ha permesso al solo profitto di calpestare qualsiasi valore.
Non voglio difendere nessuno per partito preso: alcune imprese imparano fin dalla nascita a rendere limitata la propria responsabilità e appena in difficoltà chiudono senza pagare dipendenti e fornitori.
Allo stesso tempo troppi lavoratori approfittano della legislazione favorevole per lavorare di meno o assentarsi dal lavoro”.

Quindi?
“La difficoltà non è insita tanto nel sistema, ma nella mentalità individualista di chi pensa solo a trovare maggior beneficio per se a danno degli altri. Una mentalità sbagliata non solo in senso etico, ma anche pratico ed economico perché a lungo termine, come si è visto, ha portato alla crisi drammatica che stiamo vivendo”.

Il presidente di Confindustria Maurizio Focchi e il collega di CNA Ioli però si sono mostrati molto in disaccordo. Focchi, in particolare, afferma che dall’editoriale emerge una cultura predominante anti-impresa. È d’accordo?
“Siamo di fronte ad un generale senso di depressione di tutte le classi sociali: i poveri perché vedono allontanarsi la possibilità di migliorare la propria condizione economica e sociale, i ceti medi perché hanno timore di entrare nel tunnel della povertà e i ricchi perché si sentono criminalizzati e hanno timore anche a mostrare i segni del proprio benessere frutto, secondo alcuni, di chissà quali nefandezze.
Sono atteggiamenti connaturati all’animo umano, però la difesa a tutti i costi della propria categoria imprenditoriale, di quei blocchi solidali separati dal resto del Paese e che non ha alcuna intenzione di rinunciare, neppure in piccola parte, ai vantaggi e ai privilegi conquistati non ci porta da nessuna parte, così come non ci porta lontano l’atteggiamento di non riconoscere i veri casi di crisi aziendali”.

Focchi e il presidente di Cna Rimini, Renato Ioli, si meravigliano che la denuncia del nostro editoriale arrivi da un esponente del mondo bancario (la firma è di Pierino Buda, vicepresidente della Federazione regionale BCC). È l’eterno rimpallo tra imprese e banche al quale stiamo assistendo da anni. Come se ne esce?
“Siamo sempre lì. È fin troppo semplicistico dire che il mondo è a questo punto a causa di manovre finanziarie spregiudicate. Ma se pensiamo che le banche possano concedere credito con le stesse modalità di prima non ne veniamo fuori.
Le imprese aspettano i finanziamenti e intanto segnano il passo mentre le banche non potranno continuare a lucrare solo sui titoli di stato, perché se non impiegano i soldi, se non li prestano in cambio di una percentuale non faranno più utili. Ognuno deve mettere la propria parte, gli imprenditori capitalizzando le aziende e le banche accordando maggior fiducia”.

A cura di Alessandra Leardini