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La comunità contro la violenza

Quando le forze dell’ordine fanno irruzione nel covo del boss di Cosa Nostra Pietro Aglieri, uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio, trovano una piccola cappella privata. Aglieri è uno dei più noti esempi di un rapporto complesso e drammatico tra mafia e fede. Sul tema mafia per tanti anni la chiesa siciliana è stata la chiesa del silenzio; poi nel 1982, nell’omelia per i funerali di Carlo Alberto Dalla Chiesa, il cardinale Salvatore Pappalardo lancia un grido disperato per Palermo, assediata dalla mafia; nel 1993, dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio, c’è il dies irae di Giovanni Paolo II ad Agrigento si rivolge duramente ai mafiosi e li invita a convertirsi. L’omelia di Papa Francesco sulla “spianata di Sibari” (21 giugno 2014) è una pietra miliare della spiritualità cristiana. L’anatema lanciato da Francesco “agli operatori del male”, è una scomunica a tutti coloro i quali producono qualsiasi forma di male. Una rivoluzione pronunciata nella regione simbolo della ‘ndrangheta. Un crescendo che nasce da una coscienza sempre più forte che la lotta alle mafie è certamente anche una questione ecclesiale. Il cambiamento? È in quella via che associa storia e profezia, fede e giustizia. La Chiesa ha compreso che l’impegno contro le mafie e la mentalità mafiosa nasce anzitutto dalla capacità di vivere il Vangelo come concreta presenza nel territorio. Perché la violenza mafiosa si vince solo con la forza della comunità. Don Puglisi e don Diana erano parroci, impegnati soprattutto nell’educazione dei giovani, nel creare una coscienza diversa. Don Ciotti li ha ricordati a Locri denunciando il rischio di ridurli a “santini”. “Don Puglisi – ha detto – non si è chinato di fronte a nessuno al di là di tutte quelle etichette che ci appiccicano, come prete antimafia, prete antidroga e che impoveriscono la complessità di una vita e la normalità di un’azione pastorale”.
“Tutti coloro che, in qualsiasi modo deliberatamente, fanno parte della mafia o ad essa aderiscono o pongono atti di connivenza con essa, sono e vivono in insanabile opposizione al Vangelo di Gesù Cristo”. A rimarcare il concetto sono stati i vescovi della Conferenza Episcopale Siciliana nel giorno in cui Papa Francesco inviava un messaggio ai familiari delle vittime innocenti delle mafie radunati a Locri per la Giornata della memoria e dell’impegno di Libera (e che ha vissuto a Rimini il suo appuntamento regionale). Il Pontefice ha esortato senza mezzi termini “la comunità cristiana e civile ad impegnarsi sempre più nella costruzione di una società giusta, libera dai condizionamenti malavitosi e pacifica dove siano tutelati dagli organi competenti le persone oneste e il bene comune”.

Giovanni  Tonelli